«Papà, che ci fa quel bambino disteso sulla spiaggia?».

«Non guardare, ti prego, è agghiacciante».

«Ma se fa caldo».

«Agghiacciante è un aggettivo per dire che è una cosa terribile. Non significa: fa freddo».

«Io l'avevo già vista, quella foto, sul tablet di mamma».

«Purtroppo è ovunque ed ogni volta che la guardo mi sento morire».

«Se è brutta perché la fanno vedere?».

«Si spera che le persone si sveglino, che si scuotano per aiutare bambini come Aylan: lui è annegato sulla spiaggia di Bodrum mentre con i suoi genitori cercava un posto migliore dove vivere».

«Papà, ma la faccia, nell'acqua, non si ghiaccia?».

«No, si ghiaccia il cuore».

Quando ho visto la foto del bambino senza vita, ho pensato a cosa può provare un genitore quando perde un figlio, specie in situazioni drammatiche. Davanti ad una scena del genere si rischia la paralisi per l'incapacità di porvi rimedio. Le cose terribili, quando non ci coinvolgono, devono servire a scuoterci per fare in modo che non accadano ad altri. Nel nostro piccolo forse non si potrà risolvere il problema dei profughi, ma ci sono tante altre scene agghiaccianti di fronte alle quali non si può e non si deve restare gelati: un vicino che picchia la moglie, un genitore che abusa di un figlio, un bambino senza nessuno che ha bisogno di amore o anche soltanto di qualcuno che gli faccia vedere i compiti.

Se si continua a non guardare, se si gira lo sguardo altrove per paura, se non si sostiene la vista di qualcosa di terribile, c'è il rischio che il nostro cuore diventi di ghiaccio, a quel punto la morte è imminente.

«Papà, un odore può provocare un senso di sconforto o di disperazione?».

«Beh, mi sembra eccessivo che un odore possa essere agghiacciante, nel senso in cui te l'ho spiegato prima».

«Senti questa puzzetta e poi mi dici».