In genere tutto comincia con l'inizio della scuola media. Fino a ieri vostro figlio era un angelo (ok, più o meno) dolce e coccolone, oggi è una creatura umorale e ingestibile, a tratti completamente imprevedibile. Doveva succedere: la rivoluzione che sta sconquassandolo - anzi: che sta sconquassando tutta la famiglia, senza eccezioni - si chiama preadolescenza. Una cura vera non c'è ma certamente esistono alcuni "segreti" per stare meglio tutti, genitori e figli: ce li spiegano Alberto Pellai e Barbara Tamborini nel loro prezioso L'età dello tsunami - come sopravvivere a un figlio pre-adolescente (De Agostini). Ecco 10 consigli tratti dal libro.
1. La pazienza serve (ma non basta)
Il cervello emotivo spinge i preadolescenti a dire (e a fare) cose che in realtà non pensano, e noi a entrare in territori che non vorremmo mai esplorare con lui, come l'ostilità e la rabbia. Ci sentiamo inadeguati perché magari durante un litigio nostro figlio ci apostrofa con parole che non aveva mai usato (e osato) prima. La preadolescenza è un concetto moderno, ma anche un passaggio fondamentale in cui si compie la prima transizione importante dalla totale dipendenza (dagli adulti) alla semiautonomia: a quest'età noi "grandi" abbiamo un ruolo fondamentale e possiamo fare la differenza. Ecco perché è cruciale non sentirti solo travolti (e stravolti), ma informarsi e acquisire strumenti per aiutare i nostri figli ad andare nella direzione giusta.
2. Ogni preadolescente è unico
Dimmi che bambino sei stato e ti dirò che adolescente diventerai: la preadolescenza è il frutto dell'esperienza vissuta da bambini. Educare un preadolescente non è una sfida che parte da zero: madri, padri e figli hanno già costruito nell'infanzia consuetudini e modelli. Il consiglio è partire da una riflessione: qual è stata l'ultima volta che avete affidato a vostro figlio un compito nuovo, che per lui rappresentava una sfida? Come se l'è cavata? In questa delicata fase il figlio si trasforma: da cucciolo da proteggere a ragazzo sempre più autonomo.
3. Fare una mappa delle emozioni
Lo sviluppo mentale dei preadolescenti è in piena fase evolutiva: ma l'arte di pensare è una pratica da allenare e da sviluppare! La scuola stimola le abilità cognitive e di ragionamento, ma a casa tocca ai genitori pensare all'educazione emotiva dei figli. Da preadolescenti iniziano a crearsi una mappa non solo delle emozioni che provano, ma anche dei comportamenti leciti e di quelli da evitare, e a costruire il proprio senso etico.
4. Un cervello in crescita
Durante la preadolescenza (e anche l'adolescenza) la corteccia prefrontale, legata alla valutazione del rischio e alla gestione e regolazione degli impulsi aggressivi, non è ancora del tutto matura: la parte emotiva è iperattiva, in cerca di emozioni ed eccitazione, mentre quella cognitiva non è ancora sviluppata al punto di porle un freno. Il solo fatto di sapere che lo strano comportamento di un figlio ha una solida base neurologica può essere di conforto a un genitore stressato...
5. A loro rischio e pericolo
Non sempre i ragazzi sono inconsapevoli dei pericoli che corrono, ma possono decidere ugualmente di compiere un'azione perché la gratificazione che ne deriva è superiore al rischio stesso. Colpa della dopamina, che si impenna quando il ragazzo prova sensazioni forti, e regala piacere, vitalità e benessere. Il preadolescente è impulsivo, a rischio dipendenze (da alcol e droghe), in deficit di razionalità: l'adulto può aiutarlo a coltivare uno schema di pensiero capace di perseguire i valori positivi prima e più della gratificazione immediata.
6. Aspettare? Non basta
Il vecchio detto "basta aspettare, poi passerà" è assieme vero e non vero. Durante la preadolescenza il cervello dei ragazzi è estremamente sensibile all'allenamento e al rinforzo dei circuiti neuronali che integrano parte emotiva e cognitiva. No ad atteggiamenti educativi lassisti, discontinui o troppo permissivi: li convincerebbero che nella vita hanno diritto a tutto, senza subire conseguenze. In questo momento la plasticità cerebrale è altissima e risponde molto bene agli stimoli proposti dagli adulti. Anche se non sembra...
7. Ormai è grande?
Alcuni genitori trattano i preadolescenti come piccoli adulti. È giusto che sperimentino ma a noi "grandi" tocca vegliare ancora a lungo sulla loro crescita, per impedire all'autonomia di trasformarsi in autogol. Stabilire regole chiare e farle rispettare è fondamentale: no al consumo di alcol e tabacco, orari precisi per il rientro a casa... prima di poter dire "sa decidere da solo" bisogna aspettare ancora un po'.
8. Litigare è normale
Noi genitori non dovremmo farci sfiancare dalle discussioni, ma coglierle come un'occasione... per un preadolescente litigare è il modo più semplice per dirci che la pensa diversamente da noi su qualcosa. Essere in conflitto è per lui la prova concreta che può mettersi all'altro capo della fune e cominciare a tirare in una direzione opposta a quella di mamma e papà: alla sua età è fondamentale non avere sempre le stesse opinioni degli adulti.
9. La rabbia esplode spesso (ma poi passa presto)
La rabbia in preadolescenza è di tipo esplosivo: una vera eruzione che invade il cervello emotivo e per un po', come abbiamo visto, gli impedisce di connettersi con il cervello cognitivo. La buona notizia è che molto spesso passa in fretta, e il buonumore torna con la stessa velocità con cui si è innescata la reazione aggressiva. Predicozzi e spiegazioni nella fase di eruzione non portano a nulla, anzi rischiano di peggiorare le cose.
10. Con il sorriso
Anche se a volte vorremmo schiacciare il tasto "rewind" e riportare il nostro preadolescente indietro di un paio d'anni, cercare di affrontare con il sorriso le sue esplosioni è il miglior modo per spingere anche lui a usare l'ironia al posto di quella dell'aggressività: provare per credere. E poi, è bello vedere un bambino tentare di trasformarsi in giovane comico; possiamo riscoprire anche noi la voglia di divertire e divertirci, che in realtà dovremmo tener viva... per l'intera esistenza.