Il passare del tempo lo scandiscono, meglio di ogni altra cosa, i sentimenti che accompagnano i mesi di giugno (ovvero alf une delle scuole) e settembre (meraviglioso back to school da trionfo di campane e banda al completo). Perché se un tempo il ticchettio che scandiva la primavera agli sgoccioli e l'estate in arrivo era sinonimo di sfrenata felicità, oggi quel momento dell'anno si sovrappone con crudeltà alle facce beate delle educatrici che ti salutano sorridenti mentre ti riconsegnano per l'ultima volta la prole, mormorando dentro di loro "e mò sono fattacci tuoi". E se sono fattacci di tutte, lo sono un filo di più per le madri partita Iva, che intorno a metà o a fine del mese di giugno (a seconda dell'età dei suddetti figli) hanno solitamente tutta una serie di sintomi che vanno dai tremori al pallore estremo che fanno ogni volta temere il peggio. Perché "the summer is magic", sì, ma fino a che non ti riproduci, perché poi diventa che al disagio di lavorare con l'89% di umidità percepita, si aggiunge il panico del "dove diamine piazzo i bambini nei giorni (mesi) in cui non siamo in vacanza insieme?".

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E se a luglio qualche soluzione, assai dispendiosa, c'è, ad agosto si piange. Perché quasi tutte le strutture, che siano nidi o materne, permettono ai genitori di mandare i pargoli al così detto "asilo estivo", che raccoglie in una manciata di strutture comunali bambini provenienti da tutta la città, mischiati per età (anche se si tende, quantomeno, a raggruppare insieme quelli provenienti dalla stessa classe, per attutire un po' il colpo di ritrovarsi circondati da facce sconosciute con le quali passare dalle 2 alle 4 settimane per 8 ore al giorno), stanchi e sudati e piuttosto disperati. Chi scrive ha tentato questa soluzione per due estati di fila, mandando una più che socievole primogenita a passo spedito "all'estivo" per poi, e non sono una che molla facilmente, ritrovarsi a inseguirla nella sterpaglia, in fuga dall'odiata classe, più odiata ancora che i cespugli di rovi. Due volte su due l'ho ritirata, ma non senza aver pagato una salatissima rata, che si sa, l'estivo costa molto più del già caro asilo normale. Vero è che, sempre a luglio, si può optare per altre soluzioni, magari più gradevoli: si può, per esempio, offre dei soldi ai propri genitori perché se ne vadano in vacanza con i nipoti, oppure si possono cercare delle attività corrispettive moderne delle fu "colonie" estive, ovvero i campus estivi.

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Se i vostri figli sono sufficientemente grandi, questa può essere un'ottima soluzione, e l'offerta, da nord a sud, non manca. Gazzetta dello Sport, per esempio, organizza per bambini dai 6 fino a ragazzi di 19 anni dei Camp multisport, con istruttori specializzati in oltre 35 discipline sportive diverse, Camp tecnici di alta qualificazione, per approfondire l’aspetto tecnico e tattico di una singola disciplina, Camp tematici, dedicati all’approfondimento di una lingua straniera a scelta tra Inglese e Tedesco o di una passione in particolare (fotografia, deejay, danza, scacchi, canto, scrittura, teatro, musica, droni, social media ecc.) e Soggiorni all’estero e vacanze studio (info: www.gazzettasummercamp.it), ma l'elenco è davvero lunghissimo e se volete raccogliere informazioni per il prossimo anno vi consigliamo di leggere con attenzione qui. Se, tuttavia, il vostro tasto dolente rimane il mese di agosto, perché siete tra quelli o saggi o fortunati che possono fare le ferie fuori stagione, sappiate che c'è una luce in fondo al tunnel. La speranza di cambiamento, infatti, arriva da un piccolo paese della provincia di Parma, che si chiama Collecchio (ed è noto a qualcuno per essere sede della Parmalat) e che ha deciso che i suoi 2 asili comunali rimarranno aperti 365 giorni all'anno.

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Mike Kemp//Getty Images

Grazie all'operazione Nido 365, le strutture potranno infatti rimanere aperte tutto l'anno, senza interruzioni nel periodo estivo, per la fascia di età 0/3 anni, così da poter andare concretamente incontro alle esigenze della famiglie, alle prese con lavori sempre più flessibili e precari. Aperti sempre, dunque, a eccezione delle festività nazionali e con il limite per i genitori di scegliere quattro settimane estive di assenza obbligatoria, di cui almeno tre consecutive. In tutto questo ben di dio, il servizio non avrà inoltre, costi aggiuntivi rispetto alla retta pagata dalle famiglie l'anno precedente. Dal cuore, sempre sul pezzo a livello di welfare, dell'Emilia Romagna un primo passo è stato mosso, vediamo se altri seguiranno l'esempio, così da farci tornare ad amare l'estate, e non a guardare con velata commozione le prime foglie ingiallite che ne annunciano la fine.