Chernobyl: dall'incidente all'exploit delle rinnovabili
Trent'anni fa Chernobyl segnò l'incidente peggiore di sempre ma da allora energie rinnovabili e tutela dell'ambiente sono diventati un impegno condiviso: ecco 5 belle storie
Chernobyl. Fino al 26 aprile 1986 pochissimi avrebbero saputo, di fronte a un atlante, indovinare la posizione della città dell'Ucraina, allora Repubblica Socialista Sovietica. Da quel giorno, il mondo intero imparò a localizzarla. Il merito fu di un incidente al reattore numero 4 della centrale nucleare di Pripyat, il paese più vicino all'impianto (e a una decina di chilometri dalla città). Era in corso un test di simulazione di guasto del sistema di raffreddamento del reattore, che invece si guastò davvero avviando la fusione del nucleo. Seguirono due esplosioni, duecento volte più potenti delle bombe di Hiroshima e Nagasaki; il tetto della centrale saltò come il tappo di uno champagne. Quanto ne uscì fu molto meno gustoso: una nube di tonnellate di materiale radioattivo, che per giorni salì in cielo per ricadere su un'area grande come un continente.
La nube tagliò l'Europa, portando il fallout (la ricaduta delle particelle) fino in Svezia. E in parte dell'Italia: chi c'era ricorda gli appelli a non mangiare alimenti potenzialmente contaminati come insalata o latte. Fu un incubo, come si conviene a quello che resta tuttora il più grave disastro ambientale di tutti i tempi. Fu però anche un punto di partenza: ciò che possiamo definire «coscienza ambientalista» smise di essere la preoccupazione di pochi studiosi e si trasformò in un tema popolare.
Da Chernobyl sono trascorsi 30 anni esatti. In questo arco di tempo non ci siamo fatti mancare altri disastri: la petroliera Exxon Valdes che si incaglia davanti all'Alaska versando in mare 40,9 milioni di litri di petrolio (1989); la piattaforma Deepwater Horizon, di British Petroleum, uno dei cui pozzi si rompe inondando il Golfo del Messico con 400 milioni di litri di greggio (2010); l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima (2011), danneggiata da uno tsunami conseguente a un sisma di magnitudo 9, teatro di un incidente classificato pari a quello di Chernobyl.
Gli eventi (abbiamo citato i più clamorosi) fanno parte di un contesto che, sul piano ambientale, non è sereno. O meglio, sul piano climatico. Le temperature globali sono tra le più alte mai registrate da quando si fanno, appunto, registrazioni; gli eventi atmosferici sono sempre più estremi; le stagioni sembrano cavalli imbizzarriti. Quindi: stiamo andando verso la rovina? La risposta, semplicemente, è no.
Proprio il 22 aprile a New York, proprio durante la Giornata Mondiale per la Terra, 175 Paesi hanno firmato l'accordo sul clima concluso a Parigi lo scorso dicembre, e definito «il più ambizioso mai negoziato prima», con l'obiettivo di controllare l'innalzamento delle temperature entro 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. Per raggiungere l'obiettivo c'è soprattutto una strada: investire sulle energie rinnovabili e sullo sviluppo di soluzioni a tutela dell'ambiente.
La domanda è: a che punto siamo? La miglior risposta possibile dice che l'iniziativa dei privati è più veloce di quella degli Stati. L'Olanda è, tra tutti, il Paese che ha preso l'iniziativa più eclatante: arrivare al 2018 con un trasporto ferroviario mosso al 100% da energia elettrica prodotta dall'eolico. In casa Italia possiamo segnalare movimenti a livello locale. Milano, per esempio, è considerata la capitale della mobilità alternativa in Europa, e tra i servizi di car sharing ne è attivo anche uno a vetture elettriche.
Ma parlavamo di privati. Le iniziative su rinnovabili e tutela ambientale sono tantissime: ne abbiamo raccolte cinque, e ve le raccontiamo.
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