Fare l'amore per la prima volta è un'ansia che vivono soprattutto le madri. Lo capisci e basta, anche se lei non fiata. Tua figlia è cambiata, si muove con lo stupore di un cucciolo uscito dal letargo.

Basta un dettaglio: il modo in cui si passa le mani tra i capelli ora non è più un gesto frenetico, ma un movimento consapevole, rilassato. Di colpo ha lasciato cadere lo zaino dell'impaccio e questa sensualità primitiva ti è piombata addosso. Stortandoti il cuore.

«La mia bambina ha solo 16 anni», replichi infastidita alle amiche che inzigano chiedendo se "è successo" con Nicola, il ragazzino ormai ufficiale. E diventi rigida, reattiva. Peggio di tua madre.

Che succede? E pensare che fino a solo qualche settimana prima, sdraiate sul lettone, avevate parlato a lungo (si fa per dire, il tempo di asciugare lo smalto delle unghie) della "prima esperienza". Lei, come sempre, con l'iPhone tra le dita mentre tu, impostata come un satellitare, sciorinavi le solite raccomandazioni: prudenza, saggezza, testa sulle spalle. Una noia mortale, come ascoltare il bugiardino dello Zomig. Ma il dramma si consuma nell'attimo impregnato ancora di acetone in cui lei, alzandosi per tornare in camera sua, con le mani che frullano l'aria per asciugare lo smalto, conclude lapidaria: «Dai mami, tanto è fatta!». «È fatta? In che senso? Che sei promossa, vero?». Ti aggrappi all'esito scolastico anche se hai capito perfettamente che si riferisce a ben altro.

Aiuto! Ti ha lanciato la verità come le chiavi di casa da afferrare al volo. Fiduciosa, efferata. Lasciandoti in pasto alla contraddizione feroce che vorrebbe ululare: «Vieni quiiii che ti gonfio di sberle». Ma anche…

Calma. State vacillando sull'orlo dell'abisso, una accanto all'altra, tra il tempo che non è più e quello che non è ancora. È chiaro, lei non è ancora una donna ma tu, mettitelo bene in testa, non sei più una ragazza. Ora si tratta di placare lo sbattimento, manovrando con cautela il faticoso testacoda ormonale. Coraggio: tocca a lei spacchettare un cuore nuovo di zecca. E a te raddrizzare il tuo, girando l'amore verso il rispetto, l'accettazione. Cosa fai ancora lì? Spostati dal centro della pista, mettiti di lato e osserva: tua figlia sta decollando.

Storia di Gemma

«Altro che intuito. Le mamme, in certe occasioni, sono le ultime a capire. Almeno io non avevo colto la predisposizione al bluff di mia figlia Gemma, 15 anni. In grado di sorridere con candore mantenendo uno zampino nell'acchiappo. Già. Mi ha sempre parlato allibita delle compagne che "lo facevano la prima volta", con il cellulare acceso su WhatsApp. Lei, invece, l'avrebbe fatto solo con il ragazzo giusto, quello che poi avrebbe sposato. "Non esagerare!", le rispondevo, gongolando come un'idiota. Era tutta una messa in scena per tenermi lontana dalla verità. In effetti aveva un ragazzo già da qualche mese, un coetaneo stralunato, dagli occhi lunghi e strettissimi. L'avevo visto girare per casa due o tre volte. "Come si chiama?", le avevo chiesto distrattamente l'altra sera prima di uscire. "Amedeo, è uno sfigato pazzesco. Stasera cena qui, poi ripassiamo matematica". Sono uscita con un sentore strano, un disagio crudo. Avevo avvisato che sarei tornata molto tardi perché la festa era fuori città. Invece sono rientrata alle 11, approfittando del passaggio del primo ospite che se ne andava. Quando mai. Appena entrata, ho sentito provenire dalla sua stanza dei gemiti inconfondibili. Le scarpe dello stralunato erano abbandonate in salotto. Non so come ho fatto a scivolare via da casa, arretrando come un ladro. Poi, dopo che il cuore è tornato al suo battito, l'ho chiamata dal bar sotto casa per avvisarla che stavo tornando. Lei ha risposto con un tono da professionista "Ok mami". Nel giro di dieci minuti, ho visto Amedeo che arrancava per far partire il motorino, la t-shirt girata al contrario. In casa, lei mi ha accolta di spalle, fingendo di sistemare i libri nello zaino. Si è girata per dirmi: "Notte mami". Perfetta. Lo sbaffo di rimmel sotto l'occhio destro era la traccia inconfondibile del bluff. Forse è così che deve andare, ho pensato tra me e me. Mentre mi sdraiavo sul letto sentivo la delusione scivolarmi addosso come un gatto scolorito e stanco».

Storia di Sofia

«Mia figlia Sofia, dopo accanita e sistematica ricerca e un paio di tentativi andati a vuoto, a 15 anni si è fidanzata con Matteo, 17. Vedendo che questa storia durava già da un po', una sera mentre si lavava i denti mi lancio: "Amore, non è che io e te si debba fare un discorso da donna a donna?". "Vai pure", risponde, come se dovessi recitare La cavallina storna. Parto a farle il solito pippotto sull'assoluto e insindacabile obbligo all'uso del preservativo e le faccio presente che penso sia necessaria una visita dal ginecologo. "Vuoi che chieda a Chiara o preferisci trovare un medico diverso?". Chiara è la mia ginecologa, oltre che una carissima amica. Ragion per cui capirei se mi rispondesse che assolutamente no, non da lei. Invece rilancia un sì, schiumato di dentifricio. Nei giorni seguenti consulto Chiara che mi suggerisce di lasciar decidere a lei, quindi, faticosamente, taccio. Nel weekend ci ritroviamo insieme in bagno e, mentre si passa il latte detergente su una quantità indescrivibile di mascara, mi chiede a bruciapelo: "Mamma, hai poi chiesto a Chiara?". Ecco, ci siamo. Mi sento in un angolo cieco: lei improvvisamente decisa, io recalcitrante. Silenzio. "Mamma, magari ne parliamo con calma?". "Va bene", rispondo ma resto immobile sull'orlo del baratro. "Comunque sì, l'ho fatto… ma solo due volte". La frase scende come una ghigliottina. Non so più cosa dire. Apro l'acqua della vasca per riempire un vuoto improvviso».

Storia di Alice

«Mia figlia Alice,16 anni, programma tutto a tavolino. Lo ha fatto anche per la sua "prima volta". Avrei dovuto fiutare il sentore della strategia, quando una sera, ascoltando insieme il Tg che parlava di bullismo, sentenzia con aria navigata: "Mai fare l'amore per la prima volta con un ragazzo italiano". "E perché mai?", chiedo allibita. "Perché, quando è finita, commenta le tue gesta con tutti quelli che conosci… Puoi immaginare come". Il discorso finisce lì. Non ci faccio più caso, anche perché gli unici maschi che ciondolano per casa nostra sono magri e pallidi come betulle, depredati da qualsiasi guizzo virile. Poi la svolta: una sera la vedo chiacchierare su Skype, truccatissima, con la mia sottoveste in seta nera di Victoria's Secrets. Non faccio in tempo a entrare in camera che mi raggiunge l'urlo: "Mammaaa, vieni a salutare Max!". Mi avvicino allo schermo e vedo un ragazzo biondissimo tutto riccioli ed efelidi. "Hey mom!", sorride. "Chi è?", domando perplessa alla fine della loro conversazione. "L'ho conosciuto quest'estate a Valencia. È perfetto!". Un sospirone prima di srotolarmi d'un fiato l'ultimo atto della strategia: "Abita a Basilea e par adesso non sa una parola di italiano. Sabato viene a trovarmi!… Tu vai in montagna, vero?"».