Come se non lo sapessimo già, poche settimane fa l’ennesima ricerca ci ha informato che per la stragrande maggioranza delle italiane il sesso è fondamentale per essere felici, ma che la maggioranza non è affatto felice del sesso che fa (lo è appena il 35 per cento delle donne). In contemporanea, una ricerca inglese scopriva un fatto ancora più eclatante, ovvero che quattro britanniche su dieci soffrono perché non riescono a provare piacere a letto. Insomma, le donne sembrano intrappolate dentro un sesso insoddisfacente e, probabilmente, ne sono arcistufe, ma poco sembrano fare per trovare una soluzione. Che invece ci sarebbe...

Ribaltare gli schemi

Saranno sì il tanto daffare e la stanchezza cronica a demolire ogni voglia, la mancanza di tempo a far imboccare la lenta pendenza della noncuranza, e sarà che il web è così vitale, invece, con i suoi fiumi di porno sempre disponibili on demand, le chat poliamorose, Tinder e le sue consolazioni. In effetti, i risultati della ricerca inglese hanno fatto infuriare la giornalista Rebecca Reid, che su The Independent ha scritto: «Come donne siamo incoraggiate a rivendicare promozioni e aumenti salariali, a parlare piuttosto che farci parlare sopra. E questi sono passi avanti enormi, essenziali per la società. Ma possiamo davvero fare qualche progresso se una donna attenta a che gli uomini non le rubino la parola torna a casa dal suo partner e accetta un sesso che non la soddisfa per niente senza lamentarsi? Certo che non possiamo!».

Topless woman lying and relaxing on bedpinterest
Arman Zhenikeyev//Getty Images

La Reid ha scritto che le donne devono cominciare a pretendere di fare sesso alle loro condizioni. Per suggerire la strada da seguire, ha usato il mito di Lisistrata. Lei e le altre ateniesi mogli di soldati erano, in sintesi, stufe di vedere i loro mariti tornare mutilati da guerre senza senso. Decisero allora una sorta di sciopero del sesso: dissero ai mariti che non avrebbero fatto più l’amore con loro finché le guerre non fossero cessate. E le guerre cessarono. Morale della storia: fai sesso alle tue condizioni e usa il potere enorme della parola. Chiedi, domanda, di’ che così non ti piace, di’ che non hai raggiunto il piacere, guida un uomo con le parole perché faccia ciò che piace a te. In caso di perdurante sesso mediocre, scrive con ironia amara la Reid, «le donne britanniche aggiungerebbero il sesso alle già 26 ore di lavoro non pagato che fanno settimanalmente».

Insomma, accettare che il sesso sia mediocre è persino, a dare una certa lettura, una forma di sottomissione ormai fuori dal tempo. «Sa cosa accomuna, in fondo in fondo, le donne – ma anche tanti uomini – che accettano di vivere questo sesso così insoddisfacente? Il fatto che lo danno per scontato finché va, fino a quando funziona da solo», dice Umberta Telfener, psicologa e autrice di Letti sfatti. Una guida per tornare a fare l’amore (Giunti). «È ormai interiorizzata l’idea che il sesso risponda solo a una molla istintiva e che l’eccitazione sia il suo punto di partenza. Ma quando questa non c’è o non c’è più? Allora ci si ignora, o si fa l’amore così per farlo, senza intensità emotiva e vera intimità.

Couple embracing in bed (toned B&W)pinterest
Ebby May//Getty Images

Eppure, se provassimo a scardinare i pensieri convenzionali sul sesso, che sono parecchio responsabili di questa insoddisfazione... Dovremmo, per esempio, cominciare a pensare che l’eccitazione possa essere il punto di arrivo, invece che quello di partenza: è un modo di vedere la sessualità che può rivoluzionare tutto. Proviamo a costruirla, questa eccitazione, con un approccio più lento, tattile, intimo, meno genitale. Peraltro, io non credo che la mossa tocchi alla coppia: la possibilità di uscire dall’insoddisfazione sessuale è in primo luogo nelle mani del singolo, che dovrebbe andare più a fondo nella conoscenza di se stesso, aggiungere peso specifico alle emozioni che prova e accettare l’altro senza cadere nelle trappole dell’idealizzazione». In ogni caso, donne e uomini non si comportano allo stesso modo: «Le donne», aggiunge Telfener, «continuano a desiderare di più, sperimentano con più coraggio e si guardano intorno con maggiore curiosità».

Prendersi le misure

Del resto, anche la scienza ha accertato che quanto più una donna è attiva nel cercare il piacere, tanto più il piacere sarà intenso: lo ha appena dimostrato uno studio compiuto dall’Università di Tor Vergata insieme a docenti di La Sapienza e delle università di Firenze e L’Aquila, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Plos One. «Abbiamo voluto misurare il piacere orgasmico femminile attraverso uno strumento validato», spiega Emmanuele A. Jannini, docente di endocrinologia e sessuologia medica a Tor Vergata, che ha curato lo studio. «Abbiamo cioè diffuso un questionario in rete in un segmento di donne sessualmente attive e gli abbiamo associato una scala di misura. Ne è emerso che la maggiore attitudine alla conoscenza di sé e del proprio potenziale erotico è direttamente correlato all’intensità dell’orgasmo stesso: le donne che si masturbano sono quelle che hanno gli orgasmi più intensi. Finora erano opinioni, adesso sono evidenze», conclude il professor Jannini. «E questo mette le donne completamente al centro del piacere. Quel detto secondo cui non esistono donne frigide ma solo maschi incapaci smette di esercitare la sua carica maschilista: questa ricerca assegna alle donne la responsabilità del proprio piacere». Conclude la Reid che Samantha Jones, in Sex and the City, avrebbe dato la stessa idea con uno dei suoi aforismi fulminanti: fai sesso con me male una volta, la colpa è tua, ma se lo fai male due volte, la scema sono io!