Fertility day. Ovvero, «La bellezza non ha età. La fertilità sì». È bastato questo slogan, stampigliato sulla foto di una giovane donna con in mano una clessidra e lanciato sul sito del ministero della Salute, presieduto dal ministro Beatrice Lorenzin, il 31 agosto 2016 insieme ad altri dello stesso tenore per invitare alla maternità («Datti una mossa, non aspettare la cicogna»; «Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi»), per causare un vero e proprio terremoto. L'intera campagna del Fertility day è stata definita arrogante, offensiva, fascista. Il premier Matteo Renzi si è dissociato: «Nessuno fa figli perché lo legge su un cartellone». Mentre la ministra Maria Elena Boschi ha approfittato del festival dell'Unità di Torino per criticare la collega Lorenzin, «anche se in buona fede». Morale: si rifà. 

Ora, immaginate di incontrare il ministro della Salute nel pieno della bufera, cioè esattamente il giorno dopo il lancio delle cartoline in Rete e la rivolta sul Web. Una coincidenza assolutamente imprevedibile due mesi fa, quando, dopo essere venuti a conoscenza del Fertility day, giornata di sensibilizzazione sul tema della denatalità e fertilità organizzata per il 22 settembre 2016 in 60 città italiane, ci era venuta questa idea di fare un forum tra le lettrici e la ministra, per accorciare le distanze tra politica e mondo reale. 

E così eccoci qua, in una bella giornata di fine estate romana, ad aspettare la Lorenzin nella biblioteca del ministero della Salute: siamo in dieci, il direttore di Gioia!, due colleghe della redazione, sette lettrici più un lettore. Tutte persone con storie interessanti e tante cose da chiedere.

«Scusate, scusate, ci sono!», dice la ministra irrompendo trafelata nella stanza. L'abbiamo aspettata quaranta minuti, mentre rispondeva nel suo ufficio alle domande di una rete tv. Durante l'attesa, abbiamo fatto in tempo a scaldare i motori e conoscerci meglio tra di noi; alcuni confessano di aver letto tutte le 137 pagine del Piano nazionale per la fertilità che ispirano la campagna: abbiamo solo un'ora e tante cose da chiedere. Per fortuna lei è rilassata e sorridente. La prima domanda è inevitabile…

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Maria Elena: Se lo aspettava questo putiferio? Gli slogan, in effetti, sono proprio infelici…

«Alcuni, lo ammetto, non piacciono neanche a me. Purtroppo la campagna è partita troppo presto in Rete ed è stata mal interpretata. Sul Web non si vede che il retro di quelle cartoline provocatorie contiene informazioni utili sulla fertilità. Che, voglio sottolineare, non c'entra niente con la natalità».

«Se esiste un'emergenza denatalità in Italia, è giusto affrontarla e ciascuno lo farà per la sua parte» 

Però le cartoline di questo parlano, di fare figli… 

«Rimodelleremo la campagna. Alcune cartoline saranno eliminate. Ma vorrei che non ci si fermasse qui. Il Fertility day è molto altro. Abbiamo un programma di sensibilizzazione e informazione sui temi della fertilità che coinvolgerà i ragazzi, le famiglie, i medici, le scuole… Lo slogan a cui ci siamo ispirati è Liberi di scegliere conoscendo».

Manuel: Cosa vuol dire?

«Le donne ma anche gli uomini devono sapere che possono fare sesso per un lungo periodo della vita, ma la curva della fertilità è stretta: in assenza di patologie, per gli uomini decresce dopo i 35 anni, per le donne c'è un primo calo significativo dopo i 32 e un secondo sui 37, oltre i 40 anni le possibilità di concepire per via naturale si avviano verso lo zero. A questa informazione primaria ne vanno aggiunte altre su come preservare la fertilità evitando stili di vita dannosi (alcolfumo e droghe). Vi assicuro che sono in pochi a saperlo».

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Giulia: Non c'è solo l'infertilità biologica, spesso uno non fa figli perché non può permetterseli. Il mio fidanzato ha trovato lavoro a Parigi, forse dovrei trasferirmi lì dove la genitorialità è più sostenuta.

«Certo ci vuole una visione più ampia e articolata per risolvere il problema, ma da qualche parte bisognava pur cominciare: io ho gettato il sasso, altri mi seguiranno. In questi giorni, il ministro Enrico Costa (delega agli Affari regionali del Nuovo centro destra, ndr) presenterà un Piano di sostegno alla natalità e alle famiglie che sarà inserito nella Legge di stabilità e speriamo avrà un importante investimento. Ho anche proposto il raddoppio del bonus bebè (80 euro al mese per tre anni) e l'estensione al secondo figlio. Parte dei soldi stanziati sono rimasti nel cassetto: non sono nati infatti abbastanza bambini!».

Monica: L'infertilità oggi interessa una donna su cinque. Spesso si è costrette a fare i figli tardi, in attesa di una stabilità lavorativa e relazionale.

«Le nostre mamme femministe ci hanno detto "Sistemati e poi fai figli", ma poi non si trova mai il momento perfetto. Non mi fraintenda, siamo in un paese senza servizi, dove il 46 per cento delle donne non lavora, ma bisogna anche avere un atteggiamento diverso. In Italia l'età media del primo parto è intorno ai 30 anni, il tasso di fecondità è di 1,39 figli per donna, lontano da quel 2.1 per cento che permette il ricambio generazionale. Se non nascono bambini chi ci pagherà la pensione domani?».

«Parte dei soldi stanziati per il bonus bebè sono rimasti nel cassetto, perché in Italia non sono nati abbastanza bambini»

Manuel: Non è ingiusto dare la responsabilità solo alle donne? Nella campagna non ho visto uomini.

«Ci sono, invece, ma non sono tra le cartoline più rilanciate sui social. Uno degli obiettivi del Fertility day è proprio invitare gli uomini a fare prevenzione. Le donne sono abituate a controllare la propria salute, gli uomini, da quando il servizio di leva è facoltativo, vanno di rado dal medico e scoprono di avere problemi di fertilità quando è tardi».

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Chiara: Ho due figli adolescenti e vorrei che fossero informati sulle malattie sessualmente trasmissibili che possono causare infertilità. La scuola può fare la sua parte?

«C'è un accordo tra ministero della Salute e dell'Istruzione per portare nelle scuole lezioni sulla salute riproduttiva. Di sicuro ci saranno anche temi legati all'affettività». 

Manuel: Si parlerà di preservativo anche nelle scuole?

«Sì, va detto in modo chiaro: se fate sesso, fatelo sicuro. È tornato a crescere l'Hiv tra i sedicenni a causa dei rapporti non protetti». 

Monica: Perché non estende i benefici della legge 40 alle donne single?

«Per cambiare la norma deve intervenire il Parlamento. Per me un bambino nasce dentro una coppia».

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Miriam: Solo coppie etero? Esistono anche le famiglie lgbt.

«Sono per la coppia eterosessuale, a maggior ragione se stiamo discutendo di tecniche regolate dalla legge, dunque serve un criterio universale e per me è: un bambino viene al mondo con un padre e una madre. Non giudico le storie personali. Ognuno può essere un pessimo o un ottimo genitore in qualsiasi condizione».

Claudia: Se la denatalità ci spaventa tanto, perché non riconoscere la cittadinanza ai figli di immigrati nati qui?

«Ci stiamo lavorando, ma il calo demografico riguarda che anche gli immigrati quando vivono in Italia».

Rossana: Forse perché in Italia partorire presenta ancora degli ostacoli. L'anestesia epidurale perché non è disponibile ovunque?

«I soldi ci sono, sono le Regioni a doversi organizzare. Spesso per motivi diversi non lo fanno. La task force ministeriale fa indagini a campione e interviene sui disservizi. Da parte mia insisto con la chiusura dei punti nascita che fanno meno di 500 parti all'anno, non per questioni economiche ma di sicurezza per la madre e il bambino e per garantire una expertise del personale che solo i grandi numeri possono dare».

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Arcangela: Non si potrebbero fare degli screening gratuiti e fare un'informazione sulla salute riproduttiva, non solo nelle scuole? 

«Certo, attraverso i consultori, i ginecologi, le ostetriche e gli andrologi, i medici oncologici in caso di patologie gravi. Stiamo lavorando anche su questo».

Maria Elena: Ministro, ha pensato di dare la parola direttamente agli italiani e chiedere loro perché non fanno figli? Magari con un questionario via email.

«Ottima idea! Il Fertility day vuole avere un feedback da chi lo frequenta, noi siamo aperti ad ogni indicazione».

CHI HA FATTO LE DOMANDE

Giulia Cappellin 33 anni, photo editor a Gioia!

Monica Piccini 48 anni, giornalista e collaboratrice di Gioia!.

Alessandra Di Pietro 47 anni, giornalista e collaboratrice di Gioia!. Ha scritto Il gioco della bottiglia (add). 

Miriam Tola 39 anni, ricercatrice universitaria, rientrata dagli  Usa, lettrice di Gioia!.

Arcangela Andreoli 40 anni, operatrice turistica, lettrice di Gioia!. 

Manuel Bertin 41 anni, esperto di comunicazione e lettore di Gioia!. Ha un figlio di 5 anni. 

Rossana Campisi 40 anni, giornalista e collaboratrice di Gioia!; ha scritto Partorirai con dolore  (Bur). 

Chiara Girardello 53 anni, casalinga madre di due figli adolescenti e lettrice di Gioia!.

Claudia  Piccini 48 anni, presidente del Cora di Roma (centro per le donne con difficoltà lavorative) e lettrice di Gioia!

Maria Elena Viola, 47 anni, direttore responsabile di Gioia!.