Ictus è una parola che fa paura e che irrompe all'improvviso nella vita di una persona nel mondo ogni due secondi. Tra le principali cause di mortalità e di disabilità (la prima  in età adulta, con conseguenze come paresi di un lato del corpo, difficoltà di parola e della vista e persino insorgenza di epilessia e demenza vascolare), colpisce 200mila persone in Italia ogni, anno, e ben 17 milioni nel mondo: di queste, sei milioni non sopravvivono.

Numeri importanti che, tuttavia, non garantiscono accesso per tutti alle cure e alla riabilitazione che possono garantire un buon recupero dopo la malattia: proprio per questo la Giornata mondiale contro l'ictus, che si celebra ogni anno il 29 ottobre, nel 2016 mette in primo piano la Carta dei Diritti della Persona Colpita da Ictus, priorità importante per la World Stroke Organization (Organizzazione Mondiale dell'Ictus). Mancano all'appello, per esempio, le Stroke Unit, le unità specializzate nel trattamento specifico dell'ictus, presenti solo per circa il 50 per cento rispetto alla reale necessità (qui trovi la lista completa degli ospedali che hanno un Centro Urgenza Ictus, o Stroke Unit, in tutta Italia). La tempestività delle cure è fondamentale per ridurre la mortalità e la disabilità dopo un ictus. Testimonial della Giornata mondiale contro l'ictus è Valentina Vezzali.

La Campagna della World Stroke Organization: l'ictus è una malattia curabile

Quest'anno la Giornata mira a evidenziare gli aspetti trattabili dell'ictus - dalla  curabilità alla prevenzione, dall'importanza degli stili di vita corretti al riconoscimento precoce dei sintomi, alla necessità di pari opportunità nell'accesso alle cure – sottolineando come la riabilitazione sia un passo fondamentale del processo.

La Federazione A.L.I.Ce. Italia Onlus aderisce alla Giornata e sottolinea a sua volta l'importanza della riabilitazione per le persone colpite da ictus che in Italia, purtroppo, viene applicata spesso in modo disorganizzato e frammentario, con gravi ricadute per il paziente e le famiglie (aliceitalia.org). A.L.I.Ce. Italia dedicherà l'intero anno che ci separa dalla giornata mondiale del 2017 a un progetto nazionale sulla riabilitazione post-ictus che prevede un censimento dei percorsi riabilitativi applicati dal servizio sanitario nelle singole regioni italiane, una nuova inchiestasulla qualità percepita dai pazienti e dalle famiglie, ed una scheda di valutazione che verrà compilata dai professionisti più impegnati sul fronte dell'assistenza all'ictus cerebrale in Italia.

Come riconoscere velocemente un ictus? Usa l'approccio RAPIDO

L'ictus si presenta in modi diversi, più o meno riconoscibili. Ma la tempestività nel capire che si tratta di ictus, per raggiungere il prima possibile un ospedale dotato di Stroke Unit, è fondamentale.

«L'ictus può colpire i sensi, la parola, il comportamento e le emozioni ma anche la memoria, un lato del corpo può essere percepito come più debole oppure paralizzarsi», spiega la professoressa Caso, «il paziente può percepire un senso di debolezza o di addormentamento di viso, braccia e gambe, in particolare di un solo lato, vertigini, perdita dell'equilibrio e manifestare uno stato confusionale con difficoltà a parlare e capire ciò che gli viene detto, spesso riferisce anche un problema alla vista o un improvviso mal di testa».

In caso di malore, ricordate il semplice approccio RAPIDO per capire se si tratta di ictus, che potrebbe salvare la vita a voi o a un familiare. RAPIDO è l'acronimo di:

R – RIDI – chiedete alla persona di sorridere e osservate se la bocca è asimmetrica; 

A – ALZA LE BRACCIA – chiedete alla persona di alzare le braccia e verificate se riesce a sollevarne una sola; 

P – PARLA – chiedete alla persona di parlare e verificate se riesce ad esprimersi in maniera comprensibile o confusa; 

I – ICTUS

D – DOMANDA AIUTO – chiamate immediatamente il 118 e descrivete correttamente i sintomi in modo che gli operatori siano in grado di mandare l'ambulanza con il team adatto e allerti l'ospedale dotato di Stroke Unit più vicino;

O – ORARIO – prendete nota dell'ora esatta in cui sono iniziati i sintomi, una informazione che sarà molto utile ai sanitari per operare entro le 4 – 6 "golden hour", cioè le "ore d'oro" per le cure.

La velocità d'intervento è fondamentale, perché più tempo passa dal manifestarsi dei sintomi più alto è il rischio che l'ictus provochi danni cerebrali e le conseguenti invalidità. Ricordate che per ottenere la massima efficacia dai trattamenti è consigliabile arrivare in ospedale al massimo entro 60 minuti in modo che la prognosi sia favorevole. Come avviene nelle malattie cardiache, anche un solo minuto può fare la differenza. 

È bene chiamare il 118 anche se i sintomi hanno un andamento altalenante o sono scomparsi. 

La prevenzione dell'ictus passa anche dal cuore

Anche la prevenzione attraverso il monitoraggio delle patologie cardiache è fondamentale, come spiega la Professoressa Valeria Caso, neurologa presso l'Ospedale Misericordia di Perugia e presidente dell'European Stroke Organization: «Molti dei 200mila casi che si verificano ogni anno in Italia sarebbero prevenibili, per esempio monitorando e tenendo sotto controllo l'ipertensione arteriosa (importante fattore di rischio) e la fibrillazione atriale (un'aritmia cronica): oggi esistono avanzati sistemi di monitoraggio del ritmo cardiaco, talmente piccoli da poter essere impiantati sotto la pelle in ambulatorio con una speciale siringa, grazie ai quali è possibile controllare le alterazioni del cuore e stabilire una corretta terapia anticoagulante, abbattendo così il rischio di ictus e delle sue recidive».