Sarà una rivoluzione pacifica, ma non priva di sangue. Quello del ciclo mestruale s'intende o, se preferite, del Marchese, della Regola, delle cascate di Satana, delle Giubbe Rosse e di tutte le parole che si adottano pur di non proferire quella vera: mestruazione, che altro? Che se già è un fastidio pronunciarla, figuriamoci vederla. Così, quelle donne che su questo tabù stanno cercando di metterci una pietra sopra, hanno deciso di rispolverare una pratica femminista nata negli anni Settanta per sensibilizzare sulla sindrome da shock tossico associata all'uso di assorbenti interni: il free bleeding, ovvero nessuna protezione per arginare e nascondere il sangue mestruale.

Ciclo mestrualepinterest

Libero, così, di lasciare il suo segno. Perché poi la vista di quel sangue dà così fastidio? Una possibile risposta la dà la giornalista Elise Thiébaut nel suo nuovo libro Questo è il mio sangue (l'intervista all'autrice la trovate in fondo a questo articolo). Intanto, qualcuno ricorderà la poetessa Rupi Kaur, che su Instagram ha postato un suo ritratto di schiena con pigiama macchiato di sangue e uno in bagno al cambio di assorbente. O Madame Gandhi, musicista di Los Angeles, che dopo aver corso la maratona di Londra senza "protezione", si è fatta fotografare con altre due atlete con un evidente alone rosso sui pantaloni.

Vedo rosso

Ma questa è solo la parte più visibile di un movimento che accomuna attiviste, scrittrici e blogger. Nel sito Sang Tabou, il gruppo femminista Osez Le Féminisme invita a dire e a mostrare tutto sulle proprie mestruazioni con un compendio delle cose dette e risapute, ma assolutamente false, sulle stesse (tipo, chi ha detto che bisogna averle tutti i mesi?). Alla giornalista Jack Parker si deve il blog Passion Menstrues, dove si parla di flussi e riflussi con tanto di mug e T-shirt brandizzate da disegni di donne in slip macchiati, mentre per il canadese Lunapads, la rivoluzione mestruale è una missione sociale e una strada per l'empowerment femminile. E poi i siti The Lunette, Gladrags, RubyCup e il tedesco super informato Period.media: tutto uno scorrere di storie, chiamate alle armi e consigli su come risolvere con disinvoltura quel periodo del mese.

Pratiche mensili

La gestione delle (nostre) cose, infatti, non è così semplice. Il timore di macchiare il letto o, più giovani forse, di avere una bolla rossa sul di dietro. Di fare free bleeding a nostra insaputa, insomma. Di fatto, se non siamo campionesse di free flow instinct, ovvero non abbiamo un perineo così tonico da trattenere il flusso, dobbiamo affidarci ai prodotti sul mercato. Sempre di più, per la verità. Ultime nate sono le mutande mestruali (apprezzate anche dall'attrice Mila Kunis, si dice), con strato impermeabile segreto, ma soprattutto belle, super igieniche, lavabili in lavatrice e sostenibili, visto che si smetterebbe di aumentare la massa di rifiuti non riciclabile creata dagli assorbenti. Dopo l'antesignana Thinx, quelle di Wuka e Flux sono ora ordinabili su Kickstarter.

Anche le coppette mestruali si sono evolute. Oggi ci sarebbe un disco usa e getta morbido e trasparente chiamato "Flex" che si adatta al corpo, raccoglie il sangue anche per 12 ore e non deve essere tolto durante i rapporti sessuali. Una scatola di 24 dischi, durata media tre mesi, costa 15 dollari, che in un anno fanno 60, poco meno di 50 euro. Se fosse possibile acquistarli in Italia (e ancora non lo è) sarebbe già un bel risparmio.

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Questione di soldi

Secondo quanto scrive Thiébaut infatti, il valore annuo del mercato legato alle mestruazioni è di 26 miliardi di euro, l'equivalente del Pil del Bahrein. Ovviamente queste cifre sono mosse da chi se li può permettere, i prodotti sanitari, perché il fine ultimo di tutto questo battage è garantirli a tutte le donne e ragazze del mondo e combattere quella che è stata definita "period poverty". Avere gli assorbenti gratis o almeno non tassati al pari dei beni di lusso come succede in Italia (22 per cento): la proposta di portare l'aliquota al 4 per cento, avanzata nel 2016 dal partito Possibile, ormai è caduta nel dimenticatoio. Del resto, pochi giorni fa è stata la stessa Commissione Europea a mettere a tacere la soddisfazione delle donne inglesi che, nonostante la loro conquista, potranno azzerare le tasse su assorbenti & simili solo dal 2022 (ora è del 5 per cento). Speriamo solo che Theresa May si ricordi la promessa di fornire alle studentesse, che già ricevono pasti gratuiti, anche gli assorbenti, perché mestruare è un evento fisiologico come mangiare. E la vergogna, o il business, non c'entrano nulla.

Intervista a Elise Thiébaut, autrice del saggio Questo è il mio sangue

Grande successo in Francia, il libro Questo è il mio sangue (Einaudi) della giornalista Elise Thiébaut è in questi giorni anche nelle librerie italiane. Abbiamo intervistato l'autrice.

Questo è il mio sanguepinterest

Ha scritto di un argomento serio divertendo. È il modo giusto per parlare di mestruazioni?

Più un tema è serio, più c'è bisogno di humour. Scrivere di mestruazioni è complicato: per molti sono un argomento sgradevole, che poteva essere poco invitante. Portare lo sguardo su di esse, invece, è importante: si tratta di un atto emancipatore.

Parlare apertamente di mestruazioni, quindi, è come rivendicare la propria libertà?

È un evento che attraversa la vita di tutte le donne, eppure è tenuto nascosto. Io ho solo riparato a un'esclusione interiore e sociale e restituito la dignità di un'esperienza umana. La nostra.

Ha anche toccato il tabù dei tabù: il sesso durante…

In realtà è meno problematico di quanto pensiamo. Ho avuto un amante che, quando ha saputo che le avevo, ha detto: "Sarò un enologo e tu la mia vite". Le spugne mestruali, poi, aiutano a fare sesso senza spargere sangue. Ma anche prendersi una pausa fa bene. È sempre e comunque una nostra scelta.

Ci sono molti nuovi prodotti intimi: è solo consumismo?

Tutto è oggetto di commercio, non c'è da stupirsi. Ci propinano sistematicamente proteggi slip per assorbire non si sa bene cosa e miriadi di saponi. È solo marketing della vergogna.

Dice di voler fondare una cooperativa transnazionale per far pressione sui produttori di articoli igienici. Pensa sia possibile?

Sì, possibile e auspicabile. In Francia, siamo riuscite a far abbassare la tassa dal 20 al 5,5 per cento. Certo, alla fine è risultato un regalo alle multinazionali visto che nessuno ha controllato che il prezzo finale cambiasse. Sarebbe meglio se il risparmio della tassa andasse alla ricerca sulla salute femminile, ai centri antiviolenza oppure agli studi sulla qualità dei prodotti assorbenti.

illustrazioni Sang Tabou