Il parto dovrebbe essere uno dei momenti più emozionanti per la vita di una donna che decide di mettere al mondo un figlio, specialmente quando si tratta della prima esperienza. Io stessa ho avuto al mio fianco un'ostetrica dolcissima che non mi ha abbandonata nemmeno per un secondo e che mi ha aiutato durante le lunghe ore di travaglio a rimanere rilassata nonostante i forti dolori, per riuscire a mettere al mondo il mio piccolino in un ambiente che fosse il più possibile tranquillo e sereno.

Ma mi rendo conto di essere stata fortunata perché purtroppo non tutte le donne conservano un ricordo piacevole di quei momenti così importanti a causa di inaccettabili maltrattamenti in sala parto, messi in atto da operatori superficiali (tra medici, infermieri/e e ostetriche) e dettati da maleducazione, ma anche fretta, freddezza e indifferenza.

Sul tema della violenza ostetrica qualche mese fa aveva già provato a farci aprire gli occhi, spingendo le vittime di queste violenze a denunciare, la campagna #bastatacere. Purtroppo il fenomeno è molto più diffuso di quanto si pensava in un primo momento, come ha spiegato Elena Skoko, fondatrice e portavoce dell'Osservatorio sulla Violenza Ostetrica Italia (OVO Italia): «Hanno aderito così tante donne, in così pochi giorni, che presto la campagna è diventata virale. Con la nascita dell'Osservatorio sulla Violenza Ostetrica anche nel nostro Paese, abbiamo deciso di fare un passo in avanti per cercare di tratteggiare i confini di un fenomeno ancora sommerso di cui però, chi l'ha vissuto, porta con sé le cicatrici tutta la vita, arrivando anche a decidere di non avere più altri figli. Ora sappiamo che il fenomeno è ancora più diffuso di quanto temessimo».

Violenza ostetricapinterest
Getty Images

Cos'è la violenza ostetrica e quanto è diffusa

Per capire la portata della violenza ostetrica in questi giorni è stata presentata la prima ricerca nazionale realizzata dalla Doxa, in collaborazione con le associazioni La Goccia Magica e CiaoLapo Onlus, che ha rivelato che il 21% delle mamme italiane con figli di 0-14 anni ha subìto un maltrattamento fisico o verbale durante il primo parto, e ben 4 mamme su 10 hanno dichiarato di aver subito azioni lesive della dignità personale.

Tra queste c'è l'episiotomia (il taglio che viene praticato per allargare il canale del parto), che è stata praticata senza consenso informato su oltre la metà (54%) delle mamme intervistate e che l'OMS definisce «dannosa, tranne in rari casi». Senza contare il 27% delle intervistate che ha dichiarato di essersi sentite seguite solo in parte dall'equipe medica, e il 6% di neomamme che ha affermato di aver vissuto l'intero parto in solitudine e senza la dovuta assistenza, che in alcuni casi ha portato all'insorgenza di complicazioni ed esposizione a pericolo di vita. Senza contare il parto effettuato in una posizione scomoda non scelta dalla partoriente, le (vergognose) umiliazioni verbali e i cesarei non necessari. Per alcune donne (6%) l'esperienza è stata così traumatica che non è stata affrontata una seconda gravidanza.

Per questo è importante continuare l'opera di sensibilizzazione, per mantenere viva l'attenzione in attesa che venga portata avanti la proposta di legge Zaccagnini (Norme per la tutela dei diritti della partoriente e del neonato e per la promozione del parto fisiologico) che vuole far riconoscere la violenza ostetrica come reato, per far sì che gli orrori in sala parto non si ripetano mai più.