La si vorrebbe ritardare il più possibile, perché per molte di noi rappresenta un passaggio che disorienta, un evento sì naturale, ma irreversibile, spesso percepito come qualcosa che cambia il passo della femminilità. Ma nonostante sia impossibile rimandare la fine del ciclo a nostro piacere, oggi nuove ricerche dimostrano che alcuni fattori, inclusi il cibo e lo stile di vita, possono influire sull’età in cui entreremo in menopausa. Soprattutto, insieme ad altri accorgimenti, possono aiutarci
ad alleggerirne, se non ad annullarne, i sintomi.

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Uno studio dell’Università inglese di Leeds ha indagato il nesso tra alimentazione e fine del ciclo mestruale con un’indagine che ha coinvolto più di 35.000 donne dai 35 ai 69 anni, chiarendo che quello che mangiamo può avere effetti sui tempi della menopausa. Per esempio, elevate quantità di pasta e riso raffinati possono anticiparla, mentre un menu ricco di pesce grasso e legumi può posticiparla. Mettendo in relazione
i dati forniti dalle intervistate (dal numero dei figli all’uso della contraccezione ormonale sino al consumo o meno di 220 cibi proposti dai ricercatori), è emerso che la menopausa può tardare di un pezzo, fino a 3 anni, a patto che si mangino per tutta la vita pesce grasso, come il salmone, piselli e fagioli freschi, farine integrali, avocado, banane e nocciole, ricche di vitamina B6, germe di grano e avena, frutta secca e semi di zucca, di sesamo e di girasole, fonti di zinco. Secondo lo studio, anche mangiare carne d’abitudine allungherebbe l’età fertile, regalando quasi un anno in più rispetto a chi mangia vegano.

«Più che posticipare la menopausa, alcune sane abitudini possono impedire che si manifesti prima: infatti, la menopausa subentra quando si è esaurito il patrimonio
di follicoli delle ovaie che ci è dato alla nascita. E sicuramente i cibi con alto potere antiossidante possono aiutare a limitare il deterioramento di tale patrimonio», dice Anna Maria Paoletti, docente di Ginecologia e ostetricia all’Università di Cagliari. «In ogni caso, l’elemento che incide maggiormente è quello genetico: le figlie, infatti, tendono a entrare in menopausa alla stessa età delle madri. Importanti, poi, sono i fattori comportamentali: fumare molto, per esempio, può anticipare di qualche anno la menopausa, mentre pubertà tardiva e gravidanze tendono a ritardarla, così come, probabilmente, l’uso della contraccezione ormonale, perché implicano un consumo minore di follicoli e, dunque, una riserva un poco più duratura».

Ma attenzione: è sbagliato pensare che usando il contraccettivo ormonale in età da menopausa la si possa tenere lontana, come viene suggerito in molti forum on line: «Si sa che la perdita che si verifica con la sospensione dell’anticoncezionale non è una vera mestruazione, ma certamente può illudere la donna di avere il ciclo anche superati i cinquant’anni», puntualizza Paoletti. Dunque, meglio interrompere la pillola per evitare che “copra” il sopraggiungere della menopausa? «Questo lo si dovrà verificare con il ginecologo. Per quel che mi riguarda, sono favorevolissima all’uso della pillola negli anni che precedono la menopausa. Per prima cosa perché, nonostante la fertilità sia enormemente ridotta, non è esaurita. E poi perché gli ormoni somministrati con l’anticoncezionale vanno a compensare quelli via via secreti in maniera insufficiente dall’organismo, impedendo così le fluttuazioni ormonali che possono essere nocive per la salute e riducendo i fastidiosi sintomi della menopausa».

Morale: se non possiamo ritardare a comando la menopausa quando ne siamo prossime, di certo possiamo posticipare quei processi che attivano i suoi sintomi. L’obiettivo è far sì che i primi, potenziali disturbi, in arrivo di solito cinque-sei mesi dopo la fine delle mestruazioni – come vampate di calore, altalene dell’umore e disturbi del sonno – si sviluppino in maniera molto affievolita oppure si diluiscano nel tempo o, addirittura, non si manifestino proprio. «Io penso che affrontare bene la menopausa significhi accettarla come una fase naturale della vita, evitando l’illusione di ritardarla o, peggio, di combatterla come un nemico. Detto ciò, le donne hanno molteplici ed efficaci strumenti per ritardarne il manifestarsi dei sintomi, in primis la terapia ormonale sostitutiva», afferma Marta Parma, ginecologa all’Ospedale San Raffaele di Milano. «È un trattamento farmacologico a base di ormoni con cui si sopperisce al calo degli estrogeni legato alla menopausa. Da calibrare alla perfezione sotto il controllo del ginecologo, può avere una durata di cinque anni, durante i quali le donne che vivono con disagio la fine della fertilità potranno interromperne l’assunzione a cadenze regolari, esattamente come si fa con la pillola anticoncezionale, con il beneficio psicologico di vedere ogni mese una pseudo-mestruazione».

L’effetto visivo, insomma, è quello di una menopausa… pseudo ritardata. «Molto reali, invece, sono i benefici della terapia sui sintomi della menopausa, a dispetto dell’ostilità che purtroppo continua a incontrare per via della paura delle donne di assumere estrogeni e dell’errata convinzione che provochi il cancro al seno», commenta Parma: del resto, il Libro Bianco sulla Menopausa del Censis ha messo in luce che se il 52 per cento delle donne conosce questa terapia, solo il 7,6 per cento la assume.

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Infine, il sesso, che altri fastidiosi effetti della menopausa rischiano di condizionare, in peggio: oltre all’aumento di peso, sono la secchezza e l’irritazione vaginale i sintomi più sofferti dalla italiane (li avverte il 68 per cento, secondo una ricerca della Società italiana di ginecologia e ostetricia). «Rischiano di rendere i rapporti sessuali molto difficili, se non dolorosi», premette Adele Fabrizi, sessuologa dell’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma. Come ritardarli? «Alle mie pazienti consiglio di farsi prescrivere l’ospemifene, un farmaco non ormonale che ha dimostrato di mantenere i tessuti vaginali elastici nel tempo e di contrastare la secchezza. Ottimo, nel rigenerare i tessuti, anche il laser vaginale: non è doloroso e con tre sedute dal ginecologo dispiega i suoi effetti per due-tre anni. Infine, mi piace ricordare un fatto che solo in apparenza è paradossale: si mantiene nel tempo la voglia di fare l’amore se si accetta di “programmare” il sesso, ovvero non lo si lascia solo al desiderio, all’occasione del momento, ma lo si mette in agenda, come si farebbe con un giorno alle terme. Posso assicurare che, per coppie ormai rodate, allenare la costanza nel fare l’amore è un mezzo efficace per nutrirne, nel tempo, anche la voglia».

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Equilibrio zen

Si chiama Hormone Yoga Therapy ed è rivolto alle donne in pre o post-menopausa che necessitano di ritrovare l’equilibrio ormonale. Ideato trent’anni fa dalla psicologa e yogini brasiliana Dinah Rodrigues, «consiste in una sequenza dinamica di 14 esercizi che, alternati a precise tecniche di respirazione, agiscono come un massaggio sulle ghiandole responsabili della secrezione ormonale», spiega l’insegnante Carla Nataloni, che sta diffondendo il metodo in Italia. «Una volta appresa, la tecnica può essere praticata individualmente, in meno di mezz’ora». Corsi fino a settembre a Otranto e Locorotondo, in Puglia; a ottobre a Milano, Novara, Napoli; a novembre anche a Vicenza e Bassano del Grappa. Info: carlanataloni.com