La scomparsa del grande Gene Wilder ha riacceso i riflettori sulla malattia di Alzheimer, di cui l'attore comico soffriva da diverso tempo e di cui non aveva mai parlato apertamente per non far associare al suo pubblico gli amatissimi personaggi che lo hanno reso famoso in tutto il mondo con il suo male.  Così ha raccontato in un comunicato ufficiale il nipote dell'attore, Jordan Walker-Pearlman, quando ha confermato la triste notizia: «Lui non poteva sopportare l'idea di un sorriso in meno nel mondo». E come lui molti altri personaggi famosi ne soffrivano.

È vero però che di questa malattia si parla molto poco, anche perché l'Alzheimer solitamente non provoca direttamente la morte di una persona, come spiega l'ente britannico Alzheimer Society, dato che ad esso subentrano alcune complicazioni come infezioni, polmoniti o coaguli di sangue. Proprio per questo è bene continuare a diffondere informazioni, per mantenere viva l'attenzione su un argomento che tocca milioni di persone, e le loro famiglie, in tutto il mondo.

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Alzheimer: i sintomi

L'Alzheimer, la cui causa non è ancora chiara, è una malattia degenerativa che colpisce il cervello, provocando la morte delle cellule cerebrali: tra i suoi principali effetti ci sono la perdita di memoria e la progressiva perdita di alcune importantissime funzioni, come il movimento, tanto che le persone colpite da Alzheimer con il tempo non riescono più a muoversi, con inevitabili problemi alla circolazione del sangue, e nemmeno a mangiare da sole. 

Avendo difficoltà a deglutire i malati possono anche inalare accidentalmente del cibo, cosa che può portare a polmonite (causa di morte per due terzi dei pazienti affetti da demenza). I primi sintomi, come la difficoltà a ricordare avvenimenti recenti, possono essere erroneamente collegati all'età del paziente ed è solo con ulteriori esami che si riesce ad arrivare ad una diagnosi corretta.

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Alzheimer: la cura

Purtroppo al momento non esistono cure che arrestino o facciano regredire l'Alzheimer, il cui decorso è progressivo. Si tratta, non dimentichiamoci, di una patologia con un fortissimo impatto sociale, soprattutto sui componenti della famiglia del paziente che devono essere fortemente aiutati e sostenuti nel loro compito di caregiver. 

Attualmente esistono alcuni farmaci - purtroppo ancora molto costosi - che vengono somministrati per cercare di far rallentare la malattia e per migliorare le funzioni cognitive, ma siamo ancora in fase sperimentale. La ricerca comunque va avanti.

Un convegno per parlarne

Martedì 13 settembre 2016 la Federazione Alzheimer Italia organizza, in occasione della XXIII Giornata Mondiale Alzheimer, un convegno a ingresso gratuito con prenotazione (tel. 02-809767, info@alzheimer.it) presso la Sala Alessi di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Il titolo dell'incontro è Ricordati di me. Dalla Ricerca medico scientifica alle Comunità amiche delle persone con demenza, riprendendo la campagna internazionale di sensibilizzazione che focalizza l'attenzione sui ricordi delle persone con demenza, così importanti da non perdere. Saranno presenti al convegno medici ed esperti noti a livello internazionale che faranno il punto su quanto è stato fatto a livello locale e mondiale sulla demenza, per aggiornare i familiari dei malati, gli operatori del settore e tutti coloro che vorranno partecipare.

Dove va la ricerca

La rivista Nature ha dedicato la copertina del 31 agosto 2016  a un nuovo farmaco in sperimentazione che potrebbe ridurre l'accumulo di proteina beta amiloide nel cervello, considerata responsabile dell'Alzheimer. Si tratta di un anticorpo monoclonale chiamato «aducanumab». La ricerca è stata condotta da un gruppo di scienziati dell'Università di Zurigo e dà una speranza alla possibilità di trovare una cura per rallentare il declino cognitivo legato al morbo di Alzheimer.