Care amiche,
vi siete mai chieste come si rovinano le relazioni? Perché quella che sembrava una love story fantastica spesso si trasforma in una noia mortale, in una lotta oppure in un inferno? Senza emulare la guerra dei Roses, anche nelle unioni con le migliori credenziali i rischi di fallimento sono altissimi: secondo l'Istat, in Italia a partire dal 2015 c'è stata una svolta, i divorzi sono aumentati del 57% (rispetto all'anno precedente) contagiando anche le coppie di lunga data - 25 anni di matrimonio - che un tempo erano inossidabili e oggi, invece, si "decompongono" nel 23,5% dai casi. Molti rilanciano convolando a seconde nozze, che costituiscono il 17% del totale dei matrimoni, ma il copione spesso si ripete e ci si separa di nuovo.
Tirando le somme, il fallimento sentimentale non è da imputarsi all'immaturità affettiva perché oggi più che mai riguarda persone con esperienza ultra decennale: a separazioni e divorzi si arriva mediamente dopo 17 anni di unione e oltre la metà degli sposati torna single attorno ai 48 anni (gli uomini) e ai 45 anni (le donne). I giovani si amano di più? No, semplicemente si sposano di meno. Insomma, la coppia scoppia a qualsiasi età, sempre di più e con difficoltà economiche che spingono alcuni a vivere sotto lo stesso tetto da separati. Una misera fine. Come ci si arriva?
LA RICETTA DELLA CONSAPEVOLEZZA
Forse non esiste una ricetta per le unioni felici, ma nella psicologia buddista c'è una parola che spiega l'infelicità affettiva: samyojana. Samyojana sono i nodi che si formano ogni volta che c'è un'incomprensione. Lui ti parla in modo sgarbato? Dice qualcosa che ti ferisce, ti delude, ti lascia di stucco perché non ne comprendi la ragione? Immediatamente si crea un nodo dentro di te. Si crea quello che Gary Craig, l'ingegnere creatore dell'Eft (Emotional freedom tecnique) ha chiamato corto circuito emotivo.
«Dobbiamo prestare la massima attenzione alle nostre formazioni interiori nel momento stesso in cui si formano, quando il nodo non è ancora stretto ed è più facile da sciogliere», scrive sister Chan Kong nel libro Ricomonciare da capo, la pratica della consapevolezza per riconciliarsi con gli altri (Lindau Edizioni). Purtroppo le nostre vite indaffarate, assieme all'analfabetismo emozionale che caratterizza la cultura prestazionale, non ci aiutano a fermarci per comunicare il disagio e cercare di capire.
Quindi cosa possiamo fare? Portare questi nodi, queste formazioni inconsce alla luce della consapevolezza ascoltando cosa risuona dentro di noi. La via dell'auto-ascolto è la strada maestra che conduce alla felicità di relazione. Siamo abituati a pensare di dover analizzare il comportamento del partner per capire cosa non funziona nella nostra storia. Invece è volgendo lo sguardo all'interno che entriamo in contatto con i nodi da sciogliere. E li possiamo allentare.
OSSERVARE PER SCIOGLIERE
Osservando cosa risuona dentro di noi nel momento di delusione, gelosia, repulsione, avversione, irritazione (etc) possiamo domandarci: cosa sento? Che tipo di sensazione, di emozione c'è dentro la mia reazione emotiva? «L'osservazione attenta e profonda di noi stessi può portare alla consapevolezza una formazione interiore. Mentre la illuminiamo con la luce della consapevolezza, la formazione inizia a rivelare il proprio volto. Potremmo avvertire una resistenza, ma se abbiamo sviluppato la capacità di sedere immobili a osservare i nostri sentimenti, l'origine del nodo di rivelerà gradualmente, indicandoci allo stesso tempo un modo per scioglierlo», spiega sister Chan Khong. «Quando viviamo con un'altra persona è molto importante praticare in questo modo. Per proteggere la felicità di entrambi».
È nella normale quotidianità familiare che germoglia infatti il seme dell'incomprensione, copiosamente annaffiato da eventi considerati irrilevanti e indegni di discussione: piccole delusioni, divergenze che ci urtano, offese su cui lasciamo cadere il silenzio. Bisognerebbe allora discutere ad ogni piccolo screzio e chiedere spiegazioni? Non subito. Almeno secondo la psicologia buddista, che fa partire il processo di risanamento dall'esercizio di auto-ascolto e auto-osservazione.
Per chiarire, potrai parlargli solo quando avrai raggiunto la calma e la serenità sufficiente a non essere aggressiva e mantenere un tono amorevole.
Il motivo di questa inversione di sguardo – dall'altro a noi, dall'esterno all'interno – è che, se a caldo cerchiamo di capire perché lui ha fatto questo, in realtà ci proiettiamo in lui e lo vediamo/percepiamo attraverso i nostri numerosi filtri personali, prodotti da esperienze pregresse. E così fa lui nei nostri confronti.
Spezzare questo gioco di specchi è l'unica via verso la realizzazione di relazioni sane, mature e consapevoli.
UNA GIORNATA PER AMARSI
A queste tematiche dedicheremo una giornata di pratiche mindful il 14 maggio 2017: Amare, Amarsi ed Essere amati è infatti il titolo di un seminario teorico pratico in cui apprendere le tecniche di consapevolizzazione utili a sciogliere i nodi che induriscono il tessuto della relazione fino a renderla asfittica. Strumenti che aiutano non solo il rapporto di coppia, ma anche quello con i figli o i genitori e la famiglia d'origine, perché consentono di sanare le proprie radici emotive e spezzano la catena di trasmissione dei modelli disfunzionali acquisiti nell'infanzia. Ecco qualche "assaggio" delle tematiche su cui lavoreremo:
1. Quando l'altro ti parla, c'è sempre qualcosa che risuona dentro di te: prova ad ascoltarlo!
2. Tutto dipende dalla tua risonanza interiore: ogni volta che ricevi un input dall'esterno, infatti, lo percepisci non come oggettivamente è ma sempre in base ai tuoi condizionamenti e ai filtri che applichi alla realtà in questo preciso momento.
3. Osservando con calma ti accorgi che i sentimenti e le emozioni che provi sono aggregati, cioè si formano dall'assemblaggio di input esterni, semi esistenti nella tua coscienza deposito (l'inconscio), esperienze passate, automatismi reattivi e le condizioni in cui ti trovi. Mettere a fuoco questi elementi è una vera rivoluzione copernicana che scardina modelli sentimentali tra i più fallimentari, recidivi e radicati nell'inconscio.
4. Anche il modo in cui l'altro agisce è relativo, reattivo e condizionato: scopri come risponde all'interazione con il tuo modo di agire, parlare, manifestarti.
Avere il coraggio di lavorare sui propri modelli affettivi è il regalo più grande che possiamo fare a noi stessi e ai nostri figli. Perché, anche quando non lo riconosciamo, sono gli affetti che dirigono la nostra vita, cambiandone il segno, il contenuto, il colore. Per questo ti auguro di non trascurarli. E coltivarli sempre con la massima cura.
Con Amore
Grazia
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Grazia Pallagrosi, giornalista e insegnante di Mindfulness, vive tra l'Italia e la Thailandia, dove conduce ritiri di meditazione e riequilibrio psicofisico.