La scrittrice Barbara Alberti risponde alle lettrici e ai lettori di Gioia! che vogliono sottoporle i loro problemi di cuore: scrivetele all'indirizzo maleducazione.sentimentale@hearst.it . Ecco il suo consiglio a un'adolescente studiosa alle prese con un'infatuazione per un ragazzo che la invita in discoteca con il suo gruppo.

«17 anni. Dei miei compagni di scuola mi fanno schifo i tatuaggi, i gusti musicali, il linguaggio. Per loro è "figo" non studiare. Ma adesso c'è uno di loro che mi piace, e da due sabati mi invita ad andare in discoteca col gruppo. Ho detto di no, non saprei comportarmi come loro. È timido, anche se è tatuato come una carta da parati, e non ha il coraggio di chiedermi un appuntamento. Mi tormento, ci vado o no? Il tempo passa, magari si stufa di aspettare». Caterina

Risponde Barbara Alberti

E perché mai dovresti comportarti come loro? Per uscire con i tuoi compagni non c'è bisogno di camuffarsi, uniformandoti ai loro modi. Si può (e si deve) essere ciò che si è anche in mezzo a chi non ci somiglia. E poi sai bene che gli altri sono solo un contorno e una finzione, tu non esci con "loro", ma con lui, il tuo tatuato come una carta da parati. Mi hai ricordato la mia adolescenza.

Anch'io ero isolata, non facevo parte di nessun gruppo.

Allora le feste si facevano in casa, e non mi invitavano perché non mi vestivo alla moda, ma da Gatto con gli stivali, come dicevano loro, o "da palombaro ciclista". Io, dura, orgogliosa della mia esclusione. Ma se mi ripenso in quei pomeriggi, sola, al Gianicolo, esposta al vento, alle lacrime, ai maniaci, metterei una minigonna a quella piccola ostinata e le direi «Ma su, dài, per una volta, va' a ballare anche tu, un sabato!».