Care amiche,

da pendolare recidiva (non contenta di viaggiare avanti e indietro dall'Asia all'Italia, quando sono qui vado avanti e indietro in treno da Milano) il lunedì mattina ascolto mio malgrado i discorsi di chi trascorre il viaggio scambiando due chiacchiere col vicino. «Con che faccia ci torno in ufficio», diceva una ragazza all'amica, «dopo che le hanno riferito quello che ho detto su di lei?». La poverina, discorrendo con una conoscente, aveva fatto qualche battuta un po' troppo ironica su una collega. Peccato che la conoscente fosse una parente della "criticata" e le avesse riferito tutto per filo e per segno. Cose che succedono. E mi hanno fatto pensare a un punto chiave dell'insegnamento minfdul: il potere della parola.  Ne siamo consapevoli? Lo usiamo a nostro vantaggio o a nostro svantaggio?

Il punto non è criticare il pettegolezzo, quanto consapevolizzarsi sul potere della parola, che nella nostra cultura è molto sottovalutato: scripta manent verba volant, si dice, come se la lingua non potesse ferire più della spada. Come se una frase pronunciata con leggerezza non avesse abbastanza peso da scombussolare relazioni consolidate o impedire il consolidamento di nuovi rapporti. Nell'approccio orientale, invece, la parola ha potere creativo e trasformativo esattamente come i pensieri e le azioni.

LE 4 DOMANDE CHE CAMBIAMO IL MODO DI PARLARE

Per sfruttare al meglio questo potere, il trucco è porsi 5 domande rispetto a quello che si sta per dire:

  1. È vero?
  2. È utile? 
  3. Non nuoce a nessuno?  Né chi è presente, né a chi non lo è?
  4. È gentile?
  5. Vale di più del silenzio di cui prenderà il posto?

Se tutti questi requisiti vengono soddisfatti, la parola diventa un potentissimo strumento di realizzazione del benessere personale e collettivo. Chiaro che, al vaglio di questi 5 filtri, molti discorsi, deprezzamenti, critiche, battute e considerazioni andranno eliminati dal catalogo delle nostre possibili argomentazioni. E, per arrivare a tanto, serve un costante esercizio di consapevolezza e attenzione, visto che abitualmente si parla reagendo in automatico non solo agli input esterni ma anche all'umore del momento. Vale la pena di sforzarsi tanto?

CAMBIARE LA MATERIA

La risposta è affermativa non solo per motivi di ordine psicologico  (emotivamente la parola è un boomerang che selettivamente aggancia - e riporta indietro - il positivo o il negativo che c'è nell'altro) ma anche per ragioni di tipo  fisico. Lo scienziato giapponese Masaru Emoto, scomparso due anni fa, dimostrò che le parole cambiano la struttura della materia. Fotografando i diversi cristalli che si formavano nell'acqua sottoposta a stimolazioni sonore, dimostrò che quando vengono pronunciati termini come 'amore' e  'grazie' l'acqua forma cristalli bellissimi, simili a quelli di neve, mentre pronunciando frasi come 'ti odio' o 'voglio ucciderti' i cristalli scompaiono lasciando posto a forme disarmoniche. 

Dagli esperimenti di Emoto si evince quindi il potere della parola benevola che, trasportando amore e gratitudine, diffonde una vibrazione sottile in grado di intervenire positivamente sulla materia.

«A questo proposito», ha detto Emoto durante un'intervista rilasciata anni fa a Lifegate, «voglio ricordare ciò che è avvenuto sulle sponde del lago Biwa, in Giappone. Il 25 luglio 1999, alle ore 4.30 del mattino, 350 persone si sono riunite di fronte al lago inquinato per offrire all'acqua parole e pensieri di armonia e gratitudine. Il risultato è stato sbalorditivo! L'acqua prelevata dal lago inquinato prima dell'esperimento non ha prodotto alcun cristallo, mentre l'acqua prelevata dopo la recitazione delle parole benevole aveva creato bellissimi cristalli che sono rimasti fino al gennaio del 2000. Sono sempre più convinto che è la coscienza di ognuno di noi a creare il nostro mondo».

PROVARE PER CREDERE

Un piccolo esperimento riproducibile a casa propria è quello del riso. Il dottor Emoto aveva messo del riso cotto in tre vasi sigillati, sui cui applicò tre etichette: sulla prima c'era scritto 'ti amo', sulla seconda 'ti odio' e sulla terza nulla. I 3 vasetti sono stati portati in una scuola dove si è chiesto ai bambini di leggere le etichette ogni volta che vi passavano davanti. Dopo poche settimane, il riso nel primo barattolo sembrava fresco come il giorno in cui era stato sigillato. Il riso nel secondo barattolo era muffo e marcio e lo stesso era accaduto al riso del terzo barattolo. Come mai? Il riso è composto in gran parte d'acqua. E l'acqua registra la qualità delle parole. Anche noi siamo composti per il 70 per cento d'acqua. Che ci piaccia o no, con le nostre parole modifichiamo noi stessi, gli altri e la realtà ci circonda.

Vi auguro quindi di scegliere le parole che pronunciate con la stessa cura con cui scegliete gli abiti da indossare al mattino. E di iniziare ogni giorno con un 'grazie', per dare l'imprinting migliore alle vostre giornate.

Buona settimana,

con Amore,

Grazia

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Grazia Pallagrosi, meditazione mindfulnesspinterest

Grazia Pallagrosi, giornalista e insegnante di Mindfulness, vive tra l'Italia e la Thailandia, dove conduce ritiri di meditazione e riequilibrio psicofisico.