In tempi in cui tutto si consuma sempre più velocemente, è ragionevole impegnarsi per cercare di far durare l'amore inteso come patto di fedeltà ed esclusività, magari per sempre? Non sarebbe, invece, più naturale accettare l'idea - ma accettarla davvero, senza che sia colpa di nessuno - che l'amore è necessariamente a tempo e riconoscere, dunque, le conseguenze che questo comporta? E non ostinarsi più a tenere in vita legami ormai stanchi seppur rassicuranti, un po' come finiscono per diventare quei vecchi pullover di cachemire a cui l'uso e il tempo hanno allentato la trama e smollato la forma, ma che non ci decidiamo mai a buttare, e allora li destiniamo a tenuta da casa, rustica e senza pretese ma così necessaria perché confortevole? Insomma, davvero la trama della monogamia ha smesso di tenere?

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«Effettivamente siamo arrivati a un punto in cui la monogamia e il matrimonio come promessa di esclusività, che ci hanno assicurato per lunghissimo tempo senso e stabilità sul piano individuale e sociale, stanno mostrando la corda», commenta Vincenzo Matera, docente di antropologia all'Università di Milano Bicocca e autore del saggio Antropologia contemporanea (Laterza, € 17). «Che la monogamia abbia fatto il suo tempo lo dimostra l'evidenza: ci si sposa meno, si sta insieme per tempi più brevi, le infedeltà sono la causa di rottura della maggioranza dei matrimoni. Siamo sempre meno disposti ad accettare il deterioramento delle relazioni e, quando succede, anziché "ripararle", vorremmo subito sostituirle con altre, nuove, finendo per fare dei rapporti quasi una proiezione del modello consumistico. Per dirla alla Bauman, viviamo immersi in relazioni che diventano sempre più liquide, volatili, effimere.

Un nodo cruciale

«Ciò non vuol dire affatto», continua l'antropologo, «che abbiamo risolto il tema dello stare insieme: uomini e donne oggi continuano ad aspirare idealmente all'esclusività dell'amore e al suo "per sempre". Ma non sono più capaci di assumersene la responsabilità fino in fondo, e la responsabilità è un ingrediente base della durata. Oppure vi aspirano in cerca di sicurezza, ma poi ne vivono tutto il peso come fosse una gabbia, una costrizione. Insomma, oggi l'amore sta trasformando la sua essenza e i suoi codici, e dunque ne viviamo sulla pelle le inevitabili contraddizioni. E ciò riguarda anche i giovani, coinvolti, al pari degli adulti, in questa fase di passaggio».

Se smettessimo di rispettare l'etica che ci siamo autoimposti, vivremmo amori multipli e liberi

Qualcuno già prova a disegnare nuove formule amorose: se i mass media americani trattano ormai come quotidiana materia di indagine i poliamori, le relazioni amorose tra partner che accettano consensualmente di avere altri partner senza perciò ritenere di tradirsi, studi e ricerche in mezzo mondo chiariscono definitivamente che noi esseri umani non siamo nati per essere monogami e che, al contrario, se non fossimo costretti a essere tali dall'etica che ci siamo autoimposti, vivremmo di amori liberi e multipli. Insomma, la monogamia è una convenzione, niente più che un costrutto sociale. Ed essere monogami ci garantirà pure stabilità e sicurezza, ma certamente non la felicità. Dunque? Dunque, abbiamo un gran bel nodo da sciogliere.

«In primo luogo, dobbiamo liberarci da una grande illusione, quella che associa l'amore alla felicità, appunto», spiega Simone Regazzoni, filosofo e scrittore, autore di Ti amo. Filosofia come dichiarazione d'amore (Utet, € 11,90), un saggio che è un'originale dichiarazione amorosa in cui l'autore cerca le verità sull'amore interrogando i grandi della filosofia come i poeti del rock, e poi l'arte, la letteratura, persino la propria biografia. «In amore non può esserci garanzia di felicità, perché l'amore non lascia tranquilli, non offre protezioni, non si piega alla nostra ansia di controllo: l'amore promette cose di valore anche superiore, promette intensità di esistenza, ma non, appunto, la felicità.

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La cover di Ti amo. Filosofia come dichiarazione d\'amore.

Spazio a due

Avere chiaro questo concetto, in tempi che hanno fatto della ricerca della felicità un atto quasi ossessivo, aiuta a capire meglio quale strada prendere, sostiene Regazzoni, che nel suo libro scrive: «Viviamo l'epoca della fine dell'amore. Dobbiamo avere cuore e coraggio per reinventarlo. Si tratta di capire quali siano i codici oggi all'altezza della sfida amorosa». Una monogamia assoluta, ma a termine? Un patto con cui giurarsi amore, che glissi però sull'obbligo di fedeltà sessuale? Magari una relazione consensualmente aperta che legittimi altre relazioni senza chiamare in causa la colpa del tradimento? La scorsa estate, una giovane giornalista americana, Emily Witt, in un libro dirompente, si interrogava su quali forme di amore il futuro potesse riservare a una donna desiderosa di amare in maniera onesta ma non più convenzionale come lei. Cercando la risposta, si era messa a sperimentare relazioni decisamente aperte in opposizione alla coppia tradizionale. Il libro ebbe visibilità mondiale.

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«Io non credo che questo tipo di amore possa rappresentare una soluzione: per noi occidentali il sentimento amoroso è il desiderio dell'unico. E c'è sempre sofferenza quando l'esclusività viene messa in discussione», commenta ancora il filosofo. «Per il resto, non ci sono ricette universali: ciascuno dovrà trovare la sua strada. La mia è amare la stessa donna da 15 anni, comprendere ciò che vale lei e il mondo che ho costruito con lei, ed esserne all'altezza. C'è poi il bellissimo verso del poeta Paul Celan che rappresenta bene la visione del sentimento amoroso come costruzione di uno spazio a due sottratto al mondo del quotidiano, al mondo del fare e di tutti gli stimoli che ci bombardano a ogni istante. Uno spazio fatto di gesti, parole, pensieri sfasati o in antitesi rispetto al resto: finché hai voglia di nutrirlo, ecco hai la prova che stai amando. Il verso recita: "Il mondo è partito, e io ti devo portare". È il senso dell'amore espresso splendidamente anche nei testi di Bruce Springsteen. Penso a canzoni come Thunder road, che è l'invito a fuggire via, in avanti, insieme, su una strada che porterà a una nuova terra promessa, e Born to run, che è stata la colonna sonora del giorno del mio matrimonio».