C'è che la teme e la sfugge, e chi, al contrario, la insegue con bramosia. Parliamo della solitudine, che, sì, può anche essere singletudine, quest'ultima secondo gli scienziati portatrice felice di un mucchio di vantaggi, una condizione bifronte che scatena in persone diverse sentimenti opposti: se ci si trova a viverla senza averla scelta, infatti, ci può far spaventare da matti, anche solo per il fattore silenzio che può anche fare un gran bene all'anima, ma se non si è nel giusto momento della propria vita fa uscire di testa, mentre per tanti, specie i cosiddetti creativi, stare soli, magari in viaggio, è uno stimolo senza pari. Per quelle che, tuttavia, appartengono alla categoria delle allergiche o timorose della solitudine, e che soprattutto in autunno, che è un po' la stagione della malinconia, accusano il rientro a casa senza nessuno che ti regali un grugnito, qualcuno che ti lanci addosso i panni da mettere in lavatrice o magari ti si aggrappa a una gamba moccio-lacrime-urla munito, beh la questione è tosta.

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Chi scrive, tanto per fare un esempio eh, la suo primo anno di Master in una città nuova, ha più o meno evitato di cenare sola per tre stagioni, zigzagando tra periti, auto inviti a casa di amici, inviti a poveri inconsapevoli per cene in un monolocale di 15 metri quadrati mansarda. In altri momenti della vita, invece, chiudermi la porta alle spalle e godere della libertà che è insita alla solitudine mi ha dato un piacere e un sollievo impagabili. Facendomi, dopo qualche giorno di isolamento, farmi poi riscoprire il gesto dello stare con le amiche o con la famiglia. Perché come abbiamo detto la solitudine ha molti volti: ti può fare sentire incompresa e tagliata fuori, come ti può far sentire libera.

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Insomma, questo termine, che così facilmente evoca abbandono e rifiuto, ha anche un altro volto che porta a significati più ampi, legati ad una condizione costruttiva in cui siamo perfettamente pieni di noi, godiamo della nostra compagnia, ci bastiamo. E, perché no, ci facciamo i fatti nostri senza rendere conto a nessuno. Non è un caso, a questo proposito, che nella lingua inglese esistano parole diverse per esprimere i due aspetti: solitude, lo stare soli in modo positivo e loneliness, il sentirsi soli. Vero è che, salvo rari casi di eremiti fatti e finiti, la solitudine è uno stato difficile da gestire, perché è difficile entrare in contatto con la sensazione di essere insieme a sé stessi, bastarsi, darsi conforto, avere cura di sé, fare qualcosa persi nei propri pensieri vaganti, liberi da vincoli e interferenze, tutte cose che senza altri da noi possono sembrare delirio, incapacità o disagio relazionale. Invece è quel tempo dedicato a noi che ci rende più consapevoli e più forti per interagire con gli altri. Anche in coppia si ha bisogno di momenti di distacco e separazione come respiri emotivi per rafforzare il legame. Stare da soli del resto non significa essere soli. Per questo dovremmo impegnarci di più con la nostra solitudine e cercarla, come un piccolo esercizio da fare trovando un gusto speciale nel farlo.

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Magri partendo da cose semplici, come cucinarsi una cena solo per sé stesse, senza scongelare i cibi più svariati ma che tanto sanno tutti in egual modo di cipolla, per poi, magari un giorno, finire col fare un viaggio da sole, che, come vi abbiamo già raccontato, è qualcosa di magico che ha in sé tantissime cose meravigliose che non dovreste perdervi in questa vita.