Certe mamme le si vede comparire al mattino, fuori dalla scuola, tacco 12, jeans strappati e chiodo di pelle nera. Sono le mamme 2 much, come recita il titolo di un esilarante programma televisivo su Real Time che mette a confronto madri panterate, domatrici del tempo, e figlie struccate, silenziose, chiuse in un dignitoso imbarazzo. Che succede? 

Una volta erano le madri 

Passavano il kleenex sulla bocca carica di rossetto delle figlie. Ora sono loro che strappano jeans e primo piano alla pargola. Maculate, truccatissime, sovraesposte, ingombrano il selfie con bocche a cuore, ma della tenerezza non c'è alcuna traccia. E la figlia, curva nel disagio, contagiata dal terrore materno di invecchiare, strizza la rabbia in una coda di cavallo, nel pallore che contrasta con l'abbronzatura materna. Aiuto! 

Dov'è finita la genitorialità protettiva e autorevole? 

Più che materno, il rapporto tra madre e figlia sta trasformandosi in amicizia competitiva, dove la ragazza subisce. «È un vero guaio se la madre fa l'amica che ruba la mini alla figlia. Le differenze di ruolo e comportamento vanno ben distinte», interviene Elena Urso, consulente familiare. «La mamma travestita da adolescente provoca disagio, malessere e confusone, l'eleganza intesa come atteggiamento della persona risiede nell'adeguatezza di comportamento secondo ambienti, età e relazioni». Fatto sta che le figlie soffrono. Basta un gesto per farle sprofondare nella vergogna. Ma non c'è limite al peggio. Ci sono madri inarrestabili che, spritz alla mano, finiscono per invaderere locali, bar e discoteche delle figlie, alimentandone il disagio. Altre invece che, per sembrare sempre più giovani, scimmiottano il linguaggio della figlia. Non c'è niente di più imbarazzante di una madre che si rivolge agli amici delle figlie esclamando: «Ehi raga, questo posto spacca di brutto». «L'effetto è molto avvilente», conferma Urso. «Una mamma che parla come una sedicenne, e magari si presenta in shorts a 45 anni, provoca un profondo senso di inadeguatezza nella figlia, inadeguatezza che in realtà appartiene alla madre». Ma se l'adulta non ne è consapevole, è la ragazza a portarne il peso. E il più delle volte finisce per reagire a contrasto, bloccando il divenire della propria femminilità. Come raccontano le due esperienze che abbiamo raccolto.

Storia di Francesca, 56 anni

«Avrei dovuto fermarmi alla prima figlia. Invece per chissà quale insana tendenza al masochismo ho proseguito fino alla terza, messa al mondo all'improvvida età di 42 anni. Ma se a quarant'anni riesci a tener botta a due piccole rottweiler di 14 e 12, che s'imbarazzano per tutto, compreso il tuo bellissimo cappotto giallo, a 56 anni tener testa a una quattordicenne impastata di rabbia e rimmel ti stende. La raffica dei suoi "non" mitragliati in sequenza secca, senza respirare, ti uccide. «NON chiedere a Ludovica di che segno è... mi vergogno troppo! NON guardare a lungo i capelli rasta di Luca che si imbarazza, NON ti mettere gli stivali sopra il ginocchio che sembri... non ti dico cosa; NON venire a scuola con quel cappello che pari una pazza, ricordati che hai 56 anni. NON avresti dovuto "farmi" così tardi!». Già. Alla fine, viene da chiedersi se non abbiano ragione loro, queste figlie furenti. E cominci finalmente a capire che la raffica dei loro "non" è la risposta schietta alla nostre balbuzie emotive, agli innumerevoli "Mi raccomando mangia!", pronti a sterzare bruscamente nel "Perché hai fatto fuori tutti i biscotti che ingrassi?". Rabbia contro i nostri strabismi, risposta alle nostre proiezioni. Che le vorrebbero perfette: belle, magre, brave a scuola e desiderate da tutti. Mamme avvitate su se stesse, in una piroetta narcisista che gira vorticosa sul loro personalissimo sogno. Così lontano da quello delle figlie. Ora è chiara la vergogna e il dolore. Mi sembra quasi di sentire la sua voce: "Mamma, non ti agitare. Ti voglio solida e stabile. Forza, scendi dai pattini, togli il tutù. Non è una gara e tu non sei una star. Se ti va, sono io la tua stella"». 

Storia di Vittoria, 47 anni

«Sofia a 14 anni è entrata a gamba tesa nell'adolescenza. E da ragazzina tenera che si accoccolava accanto a me sul lettone per vedere Paperissima, si è trasformata in un groviglio di malumore dal quale spunta uno sguardo ostile, accusatorio. Sono diventata il suo bersaglio, non tollera più niente di me, le do fastidio fisicamente. Mi accusa di tutto, persino di essermi separata da suo padre. Ma non solo, mi detesta perché sono magra "da paura", una modaiola, fanatica del fitness. Per reazione, esce con i capelli sulla faccia, un vecchio giaccone di suo fratello e dei jeans informi. In sei mesi è ingrassata otto chili, divora tutte le le porcherie che le capitano a tiro. E fuma come una turca. Lo psicologo mi ha diffidata dal commentare i chili di troppo, ma un giorno non ho resistito e le ho nascosto i pacchetti di Smarties. Non l'avessi mai fatto! Dopo avermi tagliuzzato la mia gonna preferita è corsa via in lacrime gridando: "Mi dispiace di non essere la figlia che vorresti". Suo padre è andato a recuperarla dalla nonna, poi insieme abbiamo deciso che per un po' andasse a vivere da lui. Ora lei sta meglio, ma io mi sento una mamma vuota».