Succede da tempo: secondo alcune feroci critiche, nella fiaba La Bella e la Bestia, Belle non si innamora della Bestia perché riesce ad andare oltre le apparenze, ma molto più prosaicamente perché è vittima della sindrome di Stoccolma. Ma Emma Watson - protagonista del film Disney in live action al cinema dal 16 marzo e ardente femminista - non ci sta e dice la sua.

«È un tema su cui inizialmente mi sono davvero fatta delle domande», ha detto Emma Watson a Entertainment Weekly, «ma mi sono resa conto che Belle non ha nessuna delle caratteristiche di una persona colpita da sindrome di Stoccolma perché lei mantiene la sua indipendenza, la sua libertà di pensiero». Insomma, secondo l'attrice, il suo personaggio è troppo forte mentalmente per diventare vittima di una sindrome che colpisce a livello psicologico. E agisce sempre in totale autonomia, fa le sue scelte: restare, andare a cena con la Bestia - ma senza sentirsi una sua prigioniera - e contestarla quando necessario.

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Ma che cos'è la sindrome di Stoccolma?

Tutto ha inizio il 23 agosto 1973 in una banca di Stoccolma, dove due rapinatori armati prendono in ostaggio nel caveau per 131 ore 4 ostaggi, 3 donne e un uomo, che vengono liberati il 28 agosto. Come spiegano gli esperti di Il Vaso di Pandora - onlus nata per aiutare le vittime di un trauma da abuso fisico, sessuale o psicologico - dopo la liberazione gli ostaggi mostrano un atteggiamento scioccato ma rivelano anche di aver stabilito un legame emotivo positivo con i loro carcerieri fino al punto di temere l'arrivo della polizia. Incredibilmente, una delle donne si fidanzerà con uno dei rapinatori e un'altra istituisce un fondo per aiutarli nel processo.

Quali sono i meccanismi psicologici della sindrome di Stoccolma?

Come avviene che la vittima di una violenza, sia essa fisica o psicologica, sviluppa una dipendenza affettiva dal suo carnefice? Naturalmente la Sindrome di Stoccolma nasce in modo involontario, ma si tratta di un tentativo per sopravvivere a una situazione minacciosa e controllante. Dicono gli esperti di Il Vaso di Pandora: «Le vittime provano a sopravvivere. Per loro è l'unica soluzione, involontaria come la dissociazione, alla quale la mente ricorre per salvarsi da una situazione insostenibile. La loro personalità sviluppa le emozioni e i pensieri necessari per far fronte alla situazione e abbassare i rischi emotivi e fisici. La Sindrome di Stoccolma produce un rapporto malsano con l'abusante ed è uno dei motivi per cui le vittime continuano ad avere un legame con il carnefice e a vederne "il lato buono", sviluppando empatia per qualcuno che invece le ha mentalmente, e a volte anche fisicamente, abusate».

In pratica, proseguono gli esperti, si tratta di un meccanismo di difesa: la vittima preferisce, non di sua volontà, amare colui che abusa piuttosto che odiarlo, per non affrontare la sensazione d'impotenza e senza via d'uscita - se non la morte o un dolore insopportabile - della situazione drammatica in cui si trova e per sentirsi, paradossalmente, al sicuro.

Perché la sindrome di Stoccolma non c'entra con La Bella e la Bestia?

Insomma, viste le spiegazioni degli esperti, nulla a che vedere con la Belle di Emma Watson, protagonista di una storia d'amore che inizia con una forte amicizia, forse più sana di tante altre storie romantiche, perché nasce senza le illusioni del colpo di fulmine e senza inganni, ha spiegato l'attrice: Belle e la Bestia si mostrano fin dall'inizio per quello che sono, e tireranno fuori il meglio di sé.

Guarda Emma Watson cantare nell'ultima clip estesa del film Disney (è davvero bravissima!) e nell'ultimo trailer ufficiale in italiano di La Bella e La Bestia: noi non vediamo l'ora che sia il 16 marzo, e tu?