Oggi è la Festa dei Nonni, ricorrenza che cade il 2 ottobre di ogni anno. Lo stesso giorno in cui si celebrano gli Angeli custodi, che nella vita quotidiana altro non sono, se non loro. 

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Il fritto ha il grande potere di farmi felice. Più è unto e più ci riesce. Una di quelle combinazioni magiche dove ad azione torna indietro reazione sempre positiva. E poi è rassicurante, come lo era il pranzo della domenica a casa di nonna. Quando quell'odore entrava senza chiedere permesso in tutte le stanze e lì rimaneva, almeno fino al martedì. Anita è arrivata a cent'anni, con la tempra caratteristica che solo ai sardi è toccata in sorte. 

Se dovessi colorare il suo ricordo lo farei con un pennarello giallo che vibra d'energia e ricorda una bella giornata di sole. Ogni volta che da piccola la stringevo, il mio viso arrivava preciso alla sua pancia morbida, coperta dal grembiule a fiori che sapeva di pulito. Era un incastro perfetto. Come quando dormi con la persona giusta. Come il pane con il burro. Chiudevo gli occhi su quella specie di cuscino caldo e lei mi toccava le orecchie. I lobi delle orecchie. Si sarebbe potuto fermare il mondo, io lì mi sentivo al sicuro. Il tempo poi al nostro abbraccio ha scambiato i ruoli, crescevo sempre di più e l'avevo ormai superata in altezza di un bel pezzo. "Sembriamo l'articolo il", ripeteva questa cosa in continuazione. 

Era lei adesso ad arrivare alla mia pancia, con quella testa piccola ma piena di capelli ricci e bianchi come il latte. La ricordo come una donna semplice e profondamente buona, piccola e tonda, tenera di forma e di sostanza. Il mio rifugio dolce quando le cose giravano storte. Sapevo di trovarla sulla sua poltrona davanti alla tv con in testa le cuffie per canalizzare il volume, che la trasformavano in una creatura nata da un alieno sceso da Marte e la concorrente di un gioco a premi di Mike Bongiorno. 

Se la vita è un continuo ripetersi di situazioni, con i nonni è un cerchio tondo come quello di Giotto. Loro si prendono cura di te finché non diventi adulto e poi tu di loro, quando tornano un po' bambini e devi aiutarli anche nelle cose più semplici.

 Non credo fosse stata costantemente felice, in fondo nessuno può esserlo sempre, è scritto nel libretto delle istruzioni fornito da qualcuno lassù. Però aveva il dono di non trasmettere le sue sofferenze, forse perché sapeva che sarebbero poi diventate anche le nostre. Le chiudeva in una scatola e nascondeva la chiave. Questa capacità di tradurre il malumore in sorriso, per veder star bene chi ami, è stato uno degli insegnamenti più grandi che mi ha dato. Ricordo ancora di quando le parlai del primo fidanzato. Non mi diede neppure il tempo di sedermi.

Senti ma, ti vuole bene?

Avrei risposto che io sì, gli volevo tutto il bene del mondo, ma come facevo ad essere sicura che anche lui ne volesse a me? O almeno, doveva essere requisito così fondamentale? Tutta l'importanza nascosta dietro a quel punto interrogativo l'ho capita eccome, poi. 

Un vizio ce l'aveva però, in casa sua trovavi solo cibo politicamente scorretto. Friggeva tutto, in continuazione. C'era un tacito accordo quando si ammalava, e neanche troppo silenzioso. Dovevo portarle gli involtini primavera del ristorante cinese sotto casa, con quella salsa rossa e dolce che si attaccava anche ai pensieri. E allora sì che la vedevi maledettamente felice. Ogni tanto si arrabbiava, forse più perché era scritto nel copione che per reale necessità. Si vedeva che discutere era per lei un vestito troppo stretto, non ci stava dentro. Allora iniziava a borbottare una sequela di cose strane in sardo stretto, indecifrabili e nel caso, irripetibili. Poi rideva. E più che rideva più che le ballava quella pancia tonda. Più che quella pancia tonda ballava, più che lei rideva. Un meraviglioso circolo vizioso. 

Non riesco a ricordarla senza vederla sorridere. Se oggi faccio l'inventario della testa, c'è ancora il libro di storia aperto sul tavolo della sua cucina. C'è il succo di pesca freddo con il panino morbido ripieno di mortadella, mentre guardo i cartoni e sento gli sbuffi di vapore del ferro da stiro. C'è il telefono con la rotella per chiamare le amiche, il divano di velluto rosa sbiadito, le foto dei nipoti e le bomboniere di porcellana con i confetti. C'è ancora quasi tutto, soprattutto lei. Ogni tanto si posiziona al timone del mio cuore, me ne accorgo perché pianto fiori dappertutto.

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