Se volete perdere peso o semplicemente restare in forma, non vi resta che controllare con cura il lato B delle confezioni, ovvero l'elenco degli ingredienti dei prodotti confezionati. Lo sostiene Enrico Cinotti nel libro È facile fare la spesa se sai leggere l'etichetta (Newton Compton Editori, pp. 242, euro 10). Perché anche i cibi ritenuti più salutari nascondono ingredienti non certo ideali per ottenere una buona forma fisica. Come i corn flakes: l'avresti mai detto che hanno un elevato contenuto di zucchero e spesso contengono più sale delle patatine in pacchetto?

1. Cosa c'è dentro il cibo che mangiamo?

Per capire quanto prosciutto c'è nei tortelli con questo nome, dobbiamo fare un piccolo calcolo. Alla voce ripieno 35%, possiamo trovare prosciutto 12%. Ma attenzione il 12% si calcola sul 35% della preparazione. Il che significa che la nostra confezione contiene circa il 4% di questo prodotto. Un po' poco.

Discorso analogo per la maionese. In questo caso, l'ingrediente principale, l'uovo, può essere sostituito dalle proteine di soia. Ma l'informazione non sarà mai scritta a caratteri cubitali sulla confezione (perché in quel caso nessuno si sognerebbe di comprarla). Comparirà solo nella lista degli ingredienti (spesso in un carattere molto piccolo).

2. Dove è fatto il nostro cibo?

Il termine Prodotto in Italia non indica l'origine della materia prima, ma solo il luogo dove è stato confezionato. Per cui nella "nostra" bresaola può finire anche carne di zebù brasiliano. Per fortuna una legge che dovrebbe entrare in vigore nel 2019 metterà fine a questa confusione: si potrà definire prodotto italiano solo se conterrà più del 50% di materia prima italiana. Così eviteremo di trovare la dicitura Made in Italy su prodotti che non hanno alcun legame con il nostro paese. La legge però non dovrebbe applicarsi agli stg, i cibi "tipici" di un paese, come pizza e mozzarella. Al momento le ricette devono solo rispettare la pratica tradizionale del paese di provenienza, ma possono essere fatte ovunque.

3. Le bibite

Quelle gassate sono un concentrato di calorie: 150 ml di soft drink possono contenere anche 18 gr di zucchero, pari a 6 cucchiaini da the, il 20% dell'assunzione giornaliera raccomandata per gli adulti. Ragione per cui non andrebbero assolutamente date ai bambini. Per loro la RDA giornaliera è stata fissata a 40 grammi, ma l'Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di non superare i 20 gr. Discorso analogo per la bevanda di the: spesso il the rappresenta meno dell'1% del prodotto, il resto è acqua e zucchero. Per quanto riguarda i succhi, non possono essere mai considerati come alternativa alla frutta, perché questa viene pastorizzata, per offrire una sicurezza batteriologica. A scapito della presenza di vitamine, che non resistono a un trattamento ad alte temperature.

4. Coloranti e additivi

Come ci insegna Biancaneve con la famosa mela, più bello non significa più buono. L'Università di Southampton ha accusato alcuni coloranti (E102-104-110-122-124-129) di creare disturbi nel comportamento dei bambini da 3 a 9 anni. Se troviamo questi ingredienti, meglio cambiare prodotto. Da evitare anche il biossido di titanio, E 171 e il caramello, E150. Allarme anche per nitriti e nitrati, utilizzati per conservare gli insaccati: la IARC, l'agenzia dell'Organizzazione mondiale della sanità per la ricerca sul cancro sostiene che gli E249-250-252 potrebbero favorire l'insorgenza di tumori a fegato e stomaco. Anche in questo caso meglio lascir perdere.

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5. Light

Un prodotto può essere definito light solo se contiene il 30% di calorie in meno rispetto a uno tradizionale. Per riuscirci si sostituiscono gli zuccheri con dolcificanti a basso contenuto calorico, che hanno però come contro controindicazione quella di saziare meno. Si rischia così di aumentare le dosi e di mantenere pressoché invariato il conteggio finale delle calorie.

6. Biologico

In questo caso la legge è molto chiara: i vegetali non possono essere trattati con concimi chimici, diserbanti o insetticidi e gli animali non possono assumere antibiotici o essere alimentati con mangimi geneticamente modificati (con una soglia di tolleranza del 5%).

7. Carne e pesce

Carne e pesce dovrebbero provenire da un unico animale Se questo non accade (come può avvenire in certi wurstel o surgelati), dev'essere scritto carne o pesce ricomposto. Attenzione ai prodotti impanati: in questo caso non c'è l'obbligo della dicitura e all'interno si possono trovare molti scarti di lavorazione, come ossa o cartilagini. Senza contare che quasi il 50% del peso è dato dall'impanatura.

8. Merendine e biscotti

Non sono certo il cibo ideale per chi voglia dimagrire. 4 biscotti con gocce di cioccolata abbinati a una tazza di latte contengono 160-300 calorie. Se poi aggiungiamo una merendina, vanno aggiunte altre 140 kcal. Considerando che il fabbisogno giornaliero si aggira sulle 2000 kcal, un disastro!

9. Uova

La qualità del prodotto dipende molto da come sono allevate le galline. Se trovate sulla confezione il n. 0, vuole dire che l'allevamento è biologico e gli animali possono muoversi liberamente. N. 1 che l'allevamento è all'aperto e a terra, n. 2 che è a terra, n. 3 che le galline stanno tutto il giorno in una gabbia.

10. Yogurt

C'è una grande differenza di calorie fra quello bianco e quello con l'aggiunta di frutta. Per il primo, intero, si va da 65 a 70 kcal, per il secondo da 100 a 200 Kcal. In più la frutta è di solito una puree e la percentuale varia fra il 4% e il 12%: una quantità non certo ideale per giustificare tutti quegli zuccheri in più.