Sono ingessata dalla vita in giù, polpacci congelati e cosce bollenti, sperando di perdere tre chili in mezz'ora. Come sono finita qui?

Ci sono donne che hanno il dono della continuità e della programmazione, che non ingrassano proprio o se lo fanno si mettono a dieta in tempo. E poi ci siamo noi cialtrone: quando dobbiamo entrare in un vestito per un matrimonio, cerchiamo una scorciatoia. Un'amica mi parla di San Casciano, località toscana piena di ottimi ristoranti (pessimi amici mi telefoneranno con consigli gastronomici per tutti i tre giorni della mia scorciatoia). A Fonteverde, spa di San Casciano, l'amica è rientrata in un vestito facendosi ingessare. Il gesso sigilla olii essenziali che ti drenano, poi mentre sei lì ti affamano, e insomma riesci a tirar su la lampo. Certo, la perdita di liquidi non dura, ma ve l'ho già detto: la progettualità a lungo termine non fa per me. Solo che, fin dalla vigilia dei tre giorni, tutti a Fonteverde tentano di spiegarmi che loro non sono per le scorciatoie. Che vogliono cambiarmi vita (nel senso di «stile di vita», non di «girovita»). Che il programma si chiama Equilibrium, mica Fast and furious. Fingo redenzione, ma penso solo al gesso miracoloso.

Primo giorno

«Disgraziatamente Villaggio si era ispirato alla realtà», mi aveva detto il primo medico che mi aveva visitata all'arrivo, quando gli avevo chiesto se si ricordava di quella volta che Paolo Villaggio aveva raccontato di lui e Marco Ferreri scappati da una spa in cui li affamavano per andare a mangiare hamburger. Altrove, spiega il dottore, i menù sono punitivi. Da loro no: hanno pure lo chef stellato, aveva aggiunto la nutrizionista. Ci ripenso mentre a colazione tento di deglutire quella sbobba chiamata porridge: una vita che mi dicono di masticare 30 volte ogni boccone, mica lo sapevo che il porridge lo mastichi per minuti interi senza alcuna voglia di inghiottire.

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Illustrazione di Sara Not

A pranzo mi tocca un cous cous di cavolo senz'olio e senza sale, e fantastico su un caso di cronaca nera: «Chef stellato commette gesto inconsulto, stufo di preparare cose insapori a culone impazienti». Al tavolo di fronte, una bambina tedesca apre una per una le bustine di dolcificante e le sparge sul tavolo. Bambina, sono con te in questo gesto di protesta. E vorrei anche fregarti la brioche. Vado a farmi ingessare.

Prima c'è una macchina chiamata Endosphere: mi percuote onde drenarmi e io sono contenta; ho studiato dalle suore: se non soffri, non funziona. E poi, come ho scoperto la mattina avvolta in fanghi bollenti, c'è un certo gusto nel sottoporsi a trattamenti punitivi: quando ti liberano dalla plastica e dal calore, il sollievo è paragonabile al momento magico in cui ti passa il mal di testa. Poi mi mettono una tutina di velo bianco con cui sembro Woody Allen in quel film in cui faceva lo spermatozoo. Serve a proteggere la pelle dal gesso, eccolo. Mezz'ora di posa, poi l'estetista mi dice che ora lo taglierà, e se c'è qualche peletto potrebbe dare un po' fastidio lo strappo. Lo sapevo che non dovevo aspettare la vigilia del matrimonio per la ceretta.

Secondo giorno

La guerra tra poveri scatta a pranzo, quando la vicina di tavolo protesta perché ho chiesto il sale a un cameriere e lui impietosito me l'ha concesso. Cara vicina di tavolo, fatti i fattacci tuoi. E comunque perché tu hai la zucca, uno dei miei cibi preferiti, e io no? Sto per litigarci, poi temo che vada a fare la spia dalla nutrizionista. Certo, se rischio la delazione tanto valeva chiedere due spaghetti, invece di quest'orzotto salutista (prima di Fonteverde neanche sapevo esistesse una cosa chiamata orzotto, né avevo mai bevuto il tè verde, né avevo mai fantasticato tanto sul cappuccino che avrei finalmente potuto bere di nuovo dopo quel maledetto matrimonio).

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Illustrazione di Sara Not

Come ieri, gessi diversi (l'estetista, Daniela, lo chiama «calco», ma è proprio un gesso: tale e quale a quando, invece di mandare in coma il metabolismo, ti rompi le ossa). Azzurro-menta, effetto freddo, per riattivare la circolazione – sui polpacci; rosa-lavanda, effetto caldo, per sciogliere le trippe – su pancia e cosce. Daniela mi spiega che alle turiste russe l'azzurro non si può mettere: arrivano lì avendo imparato a dire in italiano solo «No freddo». Se vieni dall'inverno siberiano, i fanghi a 45 gradi mica ti paiono una tortura.

Siccome ho deciso che i tre giorni saranno completi quanto una visita di leva, faccio pure aquagym. Non sapete cosa sia l'imbarazzo se non siete mai stata una con una sesta di tette che salta davanti a un getto d'idromassaggio tentando di non far uscire la latteria dal costume, mentre l'istruttore a bordo vasca le urla: «Dentro la pancia!». La sera, quelli al tavolo a fianco ordinano pici all'aglione. I camerieri vedono che sto per piangere e mi sussurrano: «No, ma non sono mica buoni».


Terzo giorno

«A un tratto Fantozzi credette quasi di impazzire quando sentì distintamente un odore micidiale di spaghetti alla carbonara e risotto ai funghi» (Paolo Villaggio, Fantozzi, Bur). Oggi il tavolo a fianco ospita una famiglia: «Filippo ha deciso che non gli piace la quinoa: vuole le patate con l'involtino al prosciutto», riferisce il padre. A tanto così dalle visioni mistiche, medito di corrompere Filippo per avere due patate: ormai sarò magrissima, no?

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Illustrazione di Sara Not

La nutrizionista che il primo giorno m'aveva detto «Ho fatto meglio di Pozzetto: un signore ha perso sette chili e mezzo in una settimana» mi toglie il metro dalle mani mentre sto per esultare: mi ero misurata prima di partire, sono calata di… «Non si misura lì», mi boicotta cingendo il girovita in un punto in cui è molto più largo. Sto per deprimermi, poi torno in camera e provo la gonna che alla vigilia mi si fermava a metà: si allaccia. Tutto è perdonato, anche il tè verde. Ma siccome, diceva Villaggio, dopo la dieta «rimangiare è un'euforia tale che al confronto le droghe pesanti sono una sciocchezza», ora cominciano le 24 ore difficili: quelle che mancano al matrimonio, e durante le quali devo evitare di buttarmi sui bucatini.

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Illustrazione di Sara Not

(Gioia! ringrazia il resort Fonteverde, che ha messo a disposizione strutture e competenze per la realizzazione di questo servizio. Fonteverde si trova nel palazzo Mediceo di San Casciano dei Bagni, sulle colline di Siena, tel. 057857241, info@fonteverdespa.com, fonteverdespa.com)