Gli uomini preferiscono le curvy, e lo sapevamo (esperienza sul campo). Però ci voleva la ricerca di Gfk Italia per Fiorella Rubino, brand del fast fashion dedicato a donne che amano la loro fisicità, per avere la prova "scientifica". Ebbene sì, con l'equazione magrezza/bellezza i conti non tornano. I 200 maschi che hanno risposto alle domande mettono la taglia 44 al primo posto (il 70 per cento ci uscirebbe a cena, il 67 per cento la sposerebbe addirittura), la 46 al secondo e la 40-42 al terzo. Alle skinny è interessato il 4,5 per cento. Uomini e donne (ne sono intervenute mille nell'indagine) concordano sugli aggettivi: le curvy sono allegre, belle, materne (con percentuali che vanno dal 77 al 91 per cento), come la stupenda Monica Bellucci della foto d'apertura. E allora, perché siamo tutte a dieta? Perché siamo troppo autocritiche (47 per cento) e certi abiti sembrano pensati soltanto per le tipe grissino.

La campagna Stile libero di Fiorella Rubinopinterest
La campagna Stile libero del marchio Fiorella Rubino.

La prima rivoluzione c'è già stata, ed è nel linguaggio. Le non magre si chiamavano "taglie forti", "calibrate", "conformate" (orribile), "plus size", "comode" ,"morbide". Erano un ghetto. Poi sono arrivati gli ultracorpi di Kate Upton, sex symbol dell'abbondanza, di Candice Huffine, 90 chili su 1,80 di altezza, la prima Venere over del Calendario Pirelli, dell'esplosiva Ashley Graham (nella foto d'apertura) che sfila - all'estero - con le regular. E sulla definizione curvy tutti hanno detto ok, è la migliore. La seconda rivoluzione è alle porte e cambierà tutto. Non è dovuta alle dee maggiorate che si sono imposte sul mercato: Marquita Pring, Ashley Graham, Tara Lynn o Robyn Lawley. È dovuta alle blogger che hanno tirato fuori senza vergogna le ansie sulle diete, la paura di mangiare, vestirsi, essere giudicate.

Curvy Ashley Grahampinterest
Getty Images
La modella curvy Ashley Graham in passerella nel novembre 2017 per presentare la sua linea di lingerie.

Il vero problema sono i corpi "normali", imperfetti rispetto al modello estetico dominante. Che comincia a infiltrarsi nell'immaginario femminile già alle elementari con lo spauracchio dell'obesità: bambine terrorizzate dalla pesatura collettiva a scuola, pediatri che ti bollano come sovrappeso a otto-nove anni. C'è il bullismo, l'emarginazione della "cicciona" con insegnanti disarmati/impreparati (e invece si dovrebbe partire dall'educazione in classe). Da grandi, poi, il desiderio di scolpire, modificare, ridisegnare quello che non va con strumenti sempre più precisi è forte, il dolore di sentirsi "sbagliate" è spesso vissuto in solitudine. Che fare? Alzare la voce.

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Il mondo della moda comincia a capire. Christian Siriano manda in passerella Selma Blair, Marc Jacobs Beth Ditto, Dolce & Gabbana Jennifer Tilly. Dentro certi abiti di Balenciaga, con i suoi volumi over, ci stanno dentro tutte. «Il fisico non è più una gabbia», spiega il sociologo Francesco Morace, «la shape diversity è una delle tante che vogliamo/dobbiamo includere. Sta passando un concetto nuovo: la bellezza dell'unicità, l'orgoglio delle consum-autrici di essere se stesse». Come Elisa d'Ospina, modella e attivista, ambasciatrice dal 2007 del curvy-pensiero che grazie a lei è arrivato in tv sgombrando il campo dagli equivoci. «L'obesità è una malattia, essere una 46 o una 48 no. Quando ho cominciato a lavorare come hostess alle fiere», racconta, «non c'era una divisa della mia taglia. Oggi la forma giusta è quella della libertà. Poi ogni cultura ha i suoi schemi, la strada è lunga. Una volta ho sfilato a New York e non ho trovato il vestito in camerino. Ho chiesto. Non c'era. Dovevo uscire in perizoma, perché tra le curvy ero quella magra!».

In Italia una donna su cinque supera la 48. Oltre il 38 per cento fatica a entrare nella 44, il che fa un 45 per cento che, per quanto ci provi, non scende sotto la 46. Le modelle sono il 9 per cento più magre, e il 16 per cento più alte della media. Urge spostare il business dallo spigoloso al tondo (il mercato vale intorno ai 5 miliardi di euro), tanto più che molte donne famose sono curvy, ma non si tratta soltanto di numeri. Si tratta di felicità. Lo fa notare Laura Campanello, filosofa: «La bellezza nasce in ciascuna di noi, e la forma esterna ne è la rappresentazione. Immaginiamo donne in armonia tra il dentro e il fuori. Donne che si piacciono. Che dicono con orgoglio: questa sono io!». Il problema non è il peso. È darsi peso da sole.

Fiorella Rubino Le forme della libertàpinterest
La presentazione della nuova campagna di comunicazione di Fiorella Rubino.