«A 25 anni ho scoperto che la cervice è un organo sessuale e che lo stesso pap-test che mi aveva salvato la vita, aveva (per sempre?) precluso la mia soddisfazione a letto». Questa è la storia di K. che a 25 anni si è sottoposta a un intervento di conizzazione con ansa diatermica, o LLETZ (large loop excision transformation zone), per la rimozione di cellule anomale nel collo dell'utero e da quel momento «Non solo i rapporti sessuali sono diventati dolorosi, ma avevo perso la capacità di raggiungere l'orgasmo».

Com'è andata. Il risultato del pap-test di routine di K. ha rilevato la presenza di cellule anomale. Se in un primo momento i medici avevano consigliato di non preoccuparsi, molto spesso si tratta di infiammazioni che guariscono da sole, dopo un secondo test si è preferito procedere con una proceduta più invasiva ma pur sempre standard: LLETZ, appunto. Le cellule rilevate erano le stesse che hanno maggiori probabilità di svilupparsi in cancro della cervice. Una procedura standard ma che comporta alcuni effetti collaterali che a K. non sono stati riferiti prima dell'intervento.

Come raccontato al dailymail.co.uk i medici si sono limitati a darle alcune indicazioni di massima, come aspettare quattro settimane dall'intervento prima di avere un rapporto sessuale per dare il tempo alla cervice per guarire e così K. ha fatto. Non si è insospettita quando nei giorni successivi all'operazione si sentiva spossata, avvertiva dolori e indebolimento del pavimento pelvico anche al solo sedersi e calo del desiderio sessuale, tutto sembrava essere legato al decorso operatorio. La preoccupazione è arrivata quando ha provato a fare sesso con il compagno, 6 settimane dopo l'intervento, e non solo ha avvertito un dolore potentissimo ma non è più riuscita a raggiungere l'orgasmo. Da quel momento sono passati 13 anni e le cose sono andate progressivamente meglio anche se il disturbo non è passato del tutto. K. ha provato con terapie alternative, yoga e meditazione tutto volto ad allentare la costante tensione che limitava i rapporti e precludeva il piacere e ha lavorato sullo stress post-traumatico causato dalla LLETZ che le aveva provocato torpore sessuale. Dopo 13 anni K. può dire insomma che lo stesso pap-test che le aveva salvato la vita, le ha precluso anche parte della sua soddisfazione sessuale, che poi ha anche a che fare con il rapporto di sé e con sé. L'unica cosa che K. recrimina ai medici è quella di non averla informata in tempo degli effetti collaterali di questa procedura.

Irwin Goldstein, direttore di medicina sessuale presso l'Alvarado Hospital in California, sta portando avanti una ricerca proprio in questo campo. Egli stima che circa il 15% delle donne riferisca problemi sessuali dopo essersi sottoposte a LLETZ, la procedura infatti potrebbe andare a causare danni ai nervi. Rimanendo lo screening cervicale di vitale importanza quello che Goldstein sta facendo è mettere a confronto LLETZ con altri trattamenti. «I medici devono essere onesti nel riportare ai pazienti che la cervice è un organo sessuale, e operare su di essa può andare danneggiare la loro sessualità». A questo va aggiunto che per le donne che hanno ripetuto trattamenti LLETZ, o alle quali è stato rimosso molto tessuto - più di 10 mm -, aumenta leggermente la probabilità di avere un aborto tardivo o un parto prematuro in gravidanze successive, a causa di un indebolimento della cervice. Se l'obbiettivo di un programma di screening di alta qualità è e rimane quello di ridurre il numero di donne che sviluppano il cancro alla cervice invasivo, e il numero di persone che muoiono per questa terribile malattia, essere informati è un diritto. Non si tratta infatti solo di aiutare le donne a fare una scelta consapevole, ma anche e soprattutto nell'aiutarle successivamente in una fase di eventuale riabilitazione.