Qual è l’ultima volta che guardandovi allo specchio vi siete dette: però, che sventola! Era il giorno della prima comunione? Quello del viaggio di nozze a Zanzibar? O solo ieri? Vi auguro che sia ieri, e stamattina. Ma pure domani e dopo. Qualsiasi sia la vostra età e la ragione dello stupore: che sia il seno acerbo che punta dritto verso il futuro o la ruga indomata che il futuro l’ha scritto. Vi auguro che non ci sia un’ultima volta, ma miliardi di volte in cui l’avete detto o pensato, miliardi di volte in cui lo penserete. Vi auguro che abbiate uno sguardo così libero e onesto da vedervi davvero davanti allo specchio, con i vostri occhi e non con quelli degli altri, sempre pronti a buttarvi giù.

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Tanja Heffner / Unsplash.com

Ci avete pensato a quante volte il vostro corpo è osservato, soppesato, giudicato? A quante volte vi mette a disagio quando fate qualcosa che “non si fa”? Sedersi sul divano scomposte, indossare abiti troppo corti o scollati, oppure troppo stretti, che ormai non vi potete permettere più (o non avete mai potuto), uscire struccate, uscire spettinate, uscire senza reggiseno con tutto lì che ciondola, essere troppo grasse, essere troppo magre, essere vecchie e non vergognarsi, essere finte giovani e non vergognarsi – l’età senza vergogna non esiste mai – essere troppo mature per fare figli, essere troppo sexy per una posizione da donna intelligente, essere troppo racchie per una posizione da belloccia in tv, essere troppo sfigate per Instagram, essere troppo carine per essere anche brave, essere troppo disinvolte, essere troppo suore, essere quelle che subiscono, essere quelle che se la cercano. Ma cercano cosa? Consensi, approvazione, favori? Noi non cerchiamo niente, siete voi che cercate.

Il nostro corpo è un dizionario pieno di parole. Una bomba esplosiva.
Una trincea. Un ricettacolo di luoghi comuni. Il nostro corpo non è solo anatomia (leggete la bella inchiesta a pag. 60): carne, ossa, sangue, unghie, vene, organi, com’è quello degli uomini, che non dice altro da sé. Il nostro corpo è sempre qualcos’altro. È sesso, maternità, bellezza, provocazione, seduzione, violazione, schiavitù, sottomissione, ribellione. È la merce di scambio di ogni piccola grande conquista o rivoluzione, la lavagna su cui scriviamo le tappe della nostra quieta ma inarrestabile marcia per l’emancipazione. Sono passate dal corpo, dal nostro corpo, le lotte per l’aborto, la liberazione sessuale, la minigonna, la pillola, la fecondazione assistita, la famiglia gay (perché l’utero, comunque, ce lo mettiamo noi), l’abolizione di tutte le dittature, quelle che hanno portato alla primavera araba, con i hijab che sventolavano in aria come bandiere, e quelle che ci fanno dire basta ai diktat legati alla bellezza omologata, alla magrezza estrema, alla giovinezza eterna, contro ogni principio di realtà.

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Tanja Heffner / Unsplash.com

Il corpo può essere la nostra prigione o il nostro inno di liberazione, un canto sfrontato che esplode senza ritegno da una finestra spalancata. Abbiatene cura, trattatelo bene, amatelo. E usatelo come vi pare, è vostro. Muovetelo, scopritelo, esibitelo, nascondetelo, ma solo se siete voi a volerlo, non datelo in mano ad altri. Prestatelo solo a chi se lo merita, a chi sa guardarlo con generosità, a chi lo rispetta. Giocateci. Coi vestiti, col trucco, con le creme. È il nostro tempio, la nostra meraviglia. Io amo essere femmina per tutto quello che posso mettermi addosso: le maschere per i capelli, gli ombretti di tutti i colori, i fluidi e le emulsioni con cui mi massaggio al mattino. Adoro il profumo delle creme, la gioia che mi dà la scelta di un rossetto, vedere la mia faccia che cambia con due tocchi di matita e fard. Dimagrite se volete dimagrire, fate manutenzione del vostro viso, tenete a bada i segni del tempo, ma non nutrite ossessioni. Guardatevi allo specchio con gentilezza. Anche quando avete la faccia stravolta e quei cedimenti che non vi lasciano più. Questo che avete in mano è lo speciale beauty. Lo dedico a tutte le donne, portatrici di bellezza.