Cara Amal, ti dona persino il parruccone. Quello degli avvocati inglesi, il cui lerciume misura l’esperienza, che tieni sul davanzale del tuo studio casalingo per poter raccontare ai giornalisti l’aneddoto della giovinetta squattrinata: «Te la fanno comprare da neolaureata, quando guadagni pochissimo e devi spendere mille dollari per una cosa che ti sta da cani». Chi avrebbe mai pensato che quell’Alamuddin (mai davvero) in bolletta un giorno sarebbe stata sulla copertina di Vogue col cognome dello sciupafemmine più elegante di Hollywood.

Dopo il primo incontro pressoché casuale – per quanto possa esserlo un amico che decide di portarti a casa Clooney per un saluto: io ho molti amici casuali, al massimo mi hanno portato in tintoria per il cappotto – George cadde subito innamorato. Immagino la scena: tu che arrivi tutta circonfusa della luce del lago d’autunno, i capelli freschi di piega perenne, in una mano il pacchetto di pastarelle, nell’altra il telefono con in attesa Kofi Annan. Si sarebbe innamorato pure un luccio.

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Amal con George Clooney a New York.

Racconti che, siccome sei grafomane, siete rimasti in contatto via email: lui ti scriveva fingendosi un cane prigioniero politico, tu – sempre immagino – avrai pensato che non c’è mole di celebrità che renda immuni dalla spiritosaggine piaciona. Nonostante l’assalto dei paparazzi ti «sembrava la cosa più naturale del mondo»: un anno dopo vi siete sposati. Poi la casa in campagna, poi i figli. E infine: il servizio su Vogue. Un terzo vestiti pazzeschi, un terzo cuore di mamma – i gemelli! Parlano! – e un terzo diritti umani, ché c’è sempre almeno un rifugiato ospite da voi. È fotogenico pure quello.

Ti ricordi quando le signore che volevano fare tutto avevano l’aria deliziosamente trafelata? Le scarpe da tennis in borsa? L’esaurimento nervoso incombente? Era già difficile così. Solo le dive maggiori sembravano sfuggire all’affanno, ma c’era una spiegazione: facevano le inscalfibili di mestiere. Non era solo questione di servitù – che pure aiuta – ma di economia dell’esistenza: incarnare la bellezza era un’occupazione totalizzante.

Invece tu, Amal, sei fighissima a tempo perso. E hai spostato il paradigma: se prima il vigore percepito dell’essere umano maschio era inversamente proporzionale all’età della femmina, adesso funziona l’asimmetria intellettuale: i belli di potere sposano le professoresse sventole. Non è meno selettivo, ma un po’ rincuora: è probabile che Brad Pitt abbia conquistato Neri Oxman, rockstar di architettura, fingendosi una sedia di design.

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