Sei fan di Sacrificio d'amore, la fiction? Preparati. Ci sono due personaggi, un uomo ed una donna: lui, bello e socialmente impegnato per i diritti dei lavoratori, è operaio nelle cave di Marmo di Carrara; lei è la moglie del suo capo, appartenente a una famiglia benestante e altolocata, ma da sempre attenta alle necessità dei più bisognosi. Nonostante le differenze sociali, i due si innamorano e affrontano tutti gli ostacoli a cui una relazione come questa può andare incontro nell'Italia del 1913. È questa la premessa da cui è partita Sacrificio d'amore, la nuova fiction di Canale 5 in onda da poco più di un mese. Una fiction dal destino già segnato fin dai primi episodi: la puntata di mercoledì 10 gennaio, infatti, sarà l'ultima prima di una "pausa" (leggi sospensione), che durerà fino alla primavera.

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Una sorta di soap opera da prima serata, in costume, in cui il tema centrale, quello del sacrificio in amore, appunto, viene affrontato tramite le vicende dei tre protagonisti Brando (Francesco Arca), Silvia (Francesca Valtorta) e Corrado (Giorgio Lupano), ma anche dei loro comprimari, tra cameriere, precettori, suore e dottori. Tutti di fronte a scelte da compiere per salvare i propri amori e non tradire i propri ideali, siano essi più vicini al prossimo o al proprio ego.

Niente di nuovo, insomma, sotto il fronte della fiction all'acqua di rose di Mediaset che, dopo i successo autunnali de L'Isola di Pietro con Gianni Morandi e di Rosy Abate – La serie con Giulia Michelini, si perde in un feuilleton di cui, sinceramente, non se ne sentiva la mancanza.

Il motivo è presto detto: Sacrificio d'amore prende un tema sì universale, come l'amore e tutte quelle follie che ci fa fare, ma lo cala in un contesto lontano anni luce dai nostri giorni e soprattutto dalle nostre abitudini. Che senso ha seguire una storia d'amore ambientata nel 1913 oggi, nel 2018, soprattutto quando non ha la qualità di scrittura che un'altra serie, inglese, come Downton Abbey - anch'essa ambientata nei primi anni del Novecento - presentava al pubblico?

È proprio questo, forse, ad aver provocato fin dai primi episodi la disaffezione del pubblico, che è calato nel corso degli episodi e portato ben presto Sacrificio d'amore a essere sospeso dopo solo sei episodi: è una fiction che racconta qualcosa che si è già visto, e il pubblico non ha la memoria corta.

Non basta affidarsi a valori romantici il giusto per far sognare le telespettatrici, bisogna anche saper dire qualcosa di nuovo, o raccontare qualcosa di già detto dagli altri in una chiave nuova, originale e capace di stimolare la visione. A Sacrificio d'amore manca tutto questo. Ma non solo: anche il fatto di essere una produzione da ben 21 episodi, in un periodo in cui -causa crisi- le serie tv tendono ad essere sempre più brevi ed ad abituare così i telespettatori a visioni limitate nell'arco del tempo, non facilita certamente la visione.

Anche perchè, diciamocelo, il finale del triangolo amoroso dei tre protagonisti è così prevedibile che non si sente la necessità di arrivare fino alla fine della serie. Ma è quello che succede, quando si crede che basti prendere una storia d'amore per avere la chiave giusta per una storia di successo: l'amore non è sempre così semplice da raccontare, sono proprio le sue variabili impazzite a renderlo vivo e costantemente interessante.

Gli spunti che si potrebbero trarre dai tormenti, dalle passioni, dalle follie e dalla rabbia scatenate da un semplice sguardo o da un bacio tanto desiderato possono essere infiniti e narrativamente potenti, se si sanno individuare e trasformare in un racconto che supera il tempo e lo spazio ed arriva dritto al cuore del pubblico. E questo vale sia nel 1913 che nel 2018.