Dopo i successi al cinema, Maya Sansa, 40 anni,  sta lasciando il segno anche sul piccolo schermo: era Irene, la "paziente del lunedì" del dottor Mari, lo psicologo interpretato da Sergio Castellitto nella serie drammatica In treatment, ed è Sara in Tutto può succedere, remake italiano della dramedy (mix di dramma e commedia) Parenthood, con la regia di Lucio Pellegrini.  In quel di Fiumicino, Ettore e Emma Ferraro (interpretata da Licia Maglietta) seguono la vita complicata e turbolenta dei quattro figli, due femmine e due maschi,  con rispettive mogli e figli. La vita non è mai quello che si pensava che fosse, ma l'importante è riderci sopra. E ogni puntata (in onda la domenica in prima serata su Rai1) è quella buona per vedere se quelle storie sono capitate anche a noi.   

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Maya Sansa e Licia Maglietta in una scena di Tutto può succedere

Chi è Sara? 

La secondogenita della famiglia Ferraro, che torna a Roma con i figli adolescenti dopo essere stata lasciata dal marito. È scombussolata, era partita giovane da casa piena di idee e di amore e poi il suo matrimonio è andato a rotoli, il lavoro anche, e si ritrova ospite dei genitori. Sara è divertente perché crea parecchia confusione intorno a sé, ha tanta gioia di vivere, cerca di reinventarsi, si innamora, a volte fa la mamma perfetta, a volte la mamma amica. 

Le assomiglia? 

Mi è molto familiare, perché mamma mi ha avuta a vent'anni e mi ha cresciuta da sola, quindi quella complicità e confusione dei ruoli le ho vissute appieno. E ho una sorella che ha vent'anni meno di me, con cui mi sono spesso anch'io comportata da mamma. 

Adesso mamma lo è davvero. 

Sì, di Talitha, 2 anni e quattro mesi. L'ho avuta tardi, non potrò essere una mamma-sorella, ma sarò comunque molto complice. Spero però di dare a mia figlia un po' più di sicurezza. 

Anche lei, come Sara, è andata a vivere lontano dalla famiglia da giovanissima. 

Ho lasciato la casa materna a 18 anni per studiare recitazione in Inghilterra, ma non avrei mai partita per seguire un ragazzo, come fa Sara. Ero innamorata, sì, ma del sogno di diventare attrice. 

Oggi vive a Parigi: com'è il clima dopo gli attentati? 

Finalmente si ricomincia a vivere come prima, anche se un fondo di tristezza e preoccupazione resta. Siamo tutti destabilizzati, ma c'è stata una presa di coscienza da parte delle persone più consapevoli e mature. Ci sono anche la rabbia e l'odio dell'estrema destra che ha rischiato di essere molto presente, poi per fortuna non ce l'ha fatta. 

Quando è in Francia si sente italiana? 

Molto, è in Italia che mi sento straniera. Del resto fa parte del mio dna: mamma è torinese, nonna istriana, la bisnonna era austroungarica di origini cecoslovacche, mio padre iraniano, e io sono cresciuta a Roma. Anche il mio compagno (Fabrice Scott, attore, autore e regista, ndr) è metà irlandese e metà francese, nato in Canada, e ha tre passaporti. Nostra figlia è destinata a diventare cittadina del mondo. 

Tornerà presto al cinema? 

Ho appena finito di girare La verità sta in cielo di Roberto Faenza, incentrato sul caso Emanuela Orlandi. Io sono la giornalista che cerca di rimettere insieme tutti i tasselli della vicenda. 

Come vede oggi il cinema italiano? 

In forma: siamo pieni di talenti e i nostri registi ottengono grandi riconoscimenti all'estero. Come al solito però, anche per i talenti migliori, mancano sempre i finanziamenti.