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Ancora chiacchiere da dopo-festival di Sanremo 2018 su vincitori & vinti

Cronaca dal backstage del Sanremo più acclamato di sempre, grazie a una squadra di conduttori coi fiocchi e a un mix esplosivo di buona musica, varietà e un pizzico di nostalgia vintage: e i cantanti? Tutti felici di dire "io c'ero"

di Paola Maraone e
Sanremo 2018 conduttoripinterest

Una media di nove chilometri a piedi al giorno per cinque giorni, dalle dieci del mattino a notte fonda, in lotta perenne con strati di vestiario, zaini porta tecnologie, passaggi obbligati dai metal detector attorno all'Ariston. La nostra settimana a Sanremo 2018 a caccia di cantanti - sadicamente sparpagliati lungo tutta la città; spesso in ritardo, sempre di fretta - è una corsa sgraziata e affannata, che però, arrivate alla meta, lascia spazio al sorriso. Abbiamo incontrato uno dei cast più amabili di sempre. Ai conduttori - Claudio Baglioni, Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino (nella foto d'apertura) - bravissimi e imprendibili, diamo un bel voto da lontano; gli altri, con la giustificata eccezione di Ornella Vanoni (che ha attraversato il Festival in una galassia parallela) sono stati al gioco. Qualcuno sognava di vincere, qualcuno di perdere – come gli Elio e le storie tese, beccati al volo per una videointervista profetica: «Vogliamo arrivare ultimi» - ma quasi tutti sono finiti in queste fotografie o nelle interviste video, da cui emerge il racconto collettivo e verace di una grande festa. A Sanremo la gara è sul palco, non nel backstage, dove palpita una squadra goliardica e solidale. Con qualche virata sociale, come nei testi delle canzoni, con l'impegno che si affianca al "cuore/amore"; e un podio splendido, dove due vincitori erano già mezzi annunciati ma si è vista pure la sorpresa de Lo Stato Sociale, arrivati secondi, e il terzo posto di Annalisa che, ne siamo sicure, con quella voce andrà lontano. Sono solo canzonette? Forse, ma di questa edizione ormai conclusa teniamoci stretta una strofa del duo di vincitori: «Scambiamoci la pelle. In fondo siamo umani».

Ermal Meta e Fabrizio Moro.

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Flavio&Frank

Alla fine hanno trionfato (con Non mi avete fatto niente) conquistando il primo posto, ma erano comprensibilmente nervosi: «Non so perché dovremmo vincere», ci ha detto Ermal a gara non ancora conclusa. «Siamo già contenti di essere primi su iTunes e su Spotify», ha aggiunto Fabrizio. Poi più rilassati e sciolti, finiscono a far selfie e risate. «Quest'anno abbiamo visto molta amicizia, tanti colleghi solidali, un affetto gigantesco mai sentito in nessun Festival, prima». Dopo la vittoria proseguiranno la carriera artistica separati: ma qui, assieme, sono stati dei giganti.

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Annalisa.

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Flavio&Frank

La terza classificata, che abbiamo acciuffato al volo prima che Le Iene la assediassero (e la insidiassero), ha fatto un Festival «all'insegna della serenità, perché sono proprio in un bel momento». Oltre alla voce, valorizzatissima nella bella canzone sanremese Il mondo prima di te, ci sono gli occhi enormi e le gambe da gazzella che la rendono popolare e telegenica, ma ci confessa un punto debole: «Tentenno dietro le quinte, prima dell'esibizione. Per fortuna arriva sempre qualcuno a buttarmi sul palco, sennò sarei ancora lì».

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Giovanni Caccamo.

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Flavio&Frank

Febbricitante ma pieno di fascino, ci ha accolte come vecchie amiche nella sua casa sanremese piena di abiti e sciroppi per la tosse. Scusandosi con gli occhi lucidi: «Di solito sono più in forma di così». Per questo Festival, in cui cantava Eterno, ha puntato tutto sul romanticismo perché, dice, «sentivo di dover restituire la luce raccolta in questi anni, essendo follemente innamorato».

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I Decibel.

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Flavio&Frank

Hanno cantato Lettera dal Duca: e il Duca, che altri non è se non David Bowie, avrebbe certo apprezzato questo pezzo grandioso della band di Enrico Ruggeri, molto punk e un po' fuori dal coro rispetto al clima giocoso del Festival: «In Rai sono un po' apprensivi e ci convocano ore prima», hanno sospirato, enigmatici e splendidi, da dietro i loro occhiali da sole.

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Le Vibrazioni.

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Flavio&Frank

Loro sono quelli per cui il tempo si è fermato; più che a Sanremo li vedresti bene a Woodstock, tirano l'alba gozzovigliando e poi «a svegliarci non bastano sei caffè». Tocca aspettarli un'ora nella hall ed è quasi mezzogiorno, arrivano rauchi ma sorridenti. «La canzone, Così sbagliato, dura tre minuti e ti sembrano dieci secondi, poi ti devi sfogare in qualche maniera». L'adrenalina deve pure esplodere: «Ma non immaginate chissà che. Improvvisiamo duelli con il pane duro, con le baguette avanzate dai giorni precedenti».

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Lo Stato Sociale.

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Flavio&Frank

Volevano arrivare ultimi come gli Elii. Invece i cinque di Bologna con in più "la vecchia che balla" (si chiama Paddy Jones) si sono piazzati secondi grazie al tormentone istantaneo Una vita in vacanza. E dire che Lodo, il cantante, ci aveva suggerito di «vendere le quotazioni sul nostro podio: andrà tutto malissimo, il nostro obiettivo è sopravvivere». Sul fronte fashion se la sono, diciamo, cavata: «Ci siamo fatti prestare i vestiti, di solito ci conciamo abbastanza male».

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Mario Biondi.

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Flavio&Frank

Torreggia su tutta Sanremo vestito da cowboy, in testa un cappello da Old Wild West, spolverino di pelle fino ai piedi e stivali da cowboy. Adotta un look più urban per gli scatti, e per spezzare la tensione recita proverbi in salentino (lui è catanese). Qui al Festival, dove ha cantato Rivederti, si diverte ma sente la mancanza dei figli (otto): «Voglio tornare a casa, ho bisogno di toccarli».

Max Gazzè.

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Flavio&Frank

Straripa di fascino e può permettersi tutto. Pure «rendere nazional-popolare una leggenda del Gargano, una storia d'amore che va oltre il tempo e la morte. Una canzone come La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, probabilmente, mi rende la cosa più vintage del Festival». Veterano qui a Sanremo, dietro le quinte si diverte «con Elio e le Storie Tese e Le vibrazioni: li conosco da tanti anni. Ma anche con Nina Zilli».

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Mudimbi.

Forehead,
Flavio&Frank

Il più generoso in fatto di gadget: ci ha riempito di spillette, cd, ci ha regalato persino la sua bacchetta magica (ispirata, ovviamente, alla canzone Il mago) firmata. Tra i più disinvolti sul palco, si dichiara, a sorpresa, «un tipo molto riservato»; la sua strategia con i fan? «Sparire subito a fine concerto, senza concedere bis, così da lasciare sempre l'acquolina in bocca».

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Nina Zilli.

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Flavio&Frank

La sua canzone è Senza appartenere, perfetta per la natura inquieta di Nina, che nel backstage di Sanremo chiacchiera di segni zodiacali e di mancinismo, cose che l'appassionano più dei social network: «Ce li ho e li gestisco perché fa piacere ai miei fan, fosse per me vivrei senza». A lei lo scettro della più giocosa del Festival, tanto che, ci ha rivelato, «Prima di esibirmi per spezzare la tensione dò pacchette sul sedere a chiunque mi passi a fianco».

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Noemi.

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Flavio&Frank

Al porto, per la nostra videointervista, ride molto, e ogni volta è una cascata di perle: contagia persino i pescatori che si girano di continuo a guardarla. Luminosa, solare, la trecciolina che le si impiglia dappertutto, ha cantato Non smettere mai di cercarmi, «una canzone che ha un messaggio bellissimo». Al Festival ha adorato «i tre presentatori» e il gusto «baglioniano dello sketch, che mi ricorda un po' i Sanremo con Baudo e con Corrado».

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Red Canzian.

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Flavio&Frank

Cordiale, carino, professionale, sapeva esattamente dove mettere le luci, e quale fosse, per lui, l'inquadratura migliore. 50 anni di carriera, ci crede ancora, più che mai.

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Renzo Rubino.

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Flavio&Frank

Se avesse vinto, ci ha detto, avrebbe «dato una festa gigantesca a base di prodotti tipici pugliesi». Un pappagallino di nome Gianni Morandi, ospite del suo stesso albergo, è stato il suo talismano in questi giorni. A Sanremo con Custodire, si è «divertito, tranne quando mi han chiamato a sostituire Ermal Meta e Fabrizio Moro la sera della loro sospensione: ero già tranquillo in camera, in pantofole, con una birra in mano». Ma detesta i tempi morti: «Ti convocano un'ora prima, poi la scaletta si allunga, poi Sting cambia i programmi... e si fa come dice lui».

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Ron.

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Atmosfera da brividi attorno a Ron, al Festival con Almeno pensami, un bellissimo inedito di Dalla. Raffinato e impeccabile nell'esecuzione, giù dal palco minimizza e non vuole nessun merito, o quasi: «Si vede che il mio amico Lucio ci sapeva proprio fare con la musica, eh?».

Roy Paci e Diodato.

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Tra una prova e l'altra della loro canzone, Adesso, fingono di buttarsi nella piscina (scoperta) dell'albergo, preparano cocktail, scherzano molto e raccontano di adorare Favino «che suona pure il sax» e «le tante buone vibrazioni i tra i colleghi, anche tra quelli che prima non si conoscevano tanto. Il che ci spinge a credere che stiamo facendo una gran bella cosa. I colleghi più avanti con l'età sono molto rock'n'roll, anzi: Ornella è la più rock'n'roll di tutti».

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The Kolors.

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Eletti da Elio e le Storie Tese, un po' a sorpresa, loro eredi, i The Kolors hanno un look aggressivo da rocker ma preferiscono, abbiamo scoperto, i centrifugati allo spritz. Qui a Sanremo con l'acclamata Frida (mai, mai, mai), alla domanda «Perché dovreste vincere?» rispondono ironici: «Perché abbiamo bei capelli». All'Ariston hanno inaugurato un nuovo gesto scaramantico: «Mimare il volo del piccione».

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Riccardo Fogli e Roby Facchinetti.

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Flavio&Frank

Due veri gentiluomini, che, tra un sorso di tè, un pasticcino e un abbraccio, ci hanno conquistate dicendo: «Non vogliamo vincere. Tra i cantanti in gara tifiamo per il nostro amico, anzi fratello Red». Il tempo non li scalfisce, almeno nella tempra e nella voce: perfetto, dunque, il titolo della loro canzone sanremese, Il segreto del tempo.

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