Stiamo ancora patendo per la fine di un cult come Baywatch, la serie tv delle serie tv
Ha lanciato le maggiorate, ha ridefinito per sempre la figura del bagnino (passato da pigro marpione da spiaggia a eroe duro e puro), ha infisso nella nostra memoria una delle sigle più belle di sempre: ecco perché Baywatch non si può dimenticare
Se il nome Mitch Buchannon (che si pronuncia biuchennon) vi dice poco e niente, o al massimo vi porta dritte dritte tra i bicipiti pompatissimi di Dwayne Johnson, allora siete sfacciatamente giovani e il contenuto di questo pezzo sarà per voi pura fantascienza. Se, invece, l'eco di quel nome vi fa subito immaginare di affondare le dita nella testa ricciuta di David Hasselhoff, beh allora siete, come noi, del partito di quelle che ancora patiscono per la fine di quel cult, baciato in fronte dal solleone, che era Baywatch. Perché, anche se è vero che ormai le serie tv ci piovono addosso (e alcune sono pure dei prodotti meravigliosamente scritti), la genuinità di un prodotto bombasticamente anni 90 com'era quello con protagonista Pamela Anderson, si è smarrita in un intrigo di trame complicatissime, che oggi vanno per la maggiore. No, Baywatch non era alto, non era filosofico, né metafisico: era l'equivalente in puntate di un lunghissimo cine panettone, ambientato sulla spiaggia di La.
When that #FridayFeeling hits you! #Baywatch pic.twitter.com/kwS0WOHUCj
— baywatch (@baywatch) 10 marzo 2017
Ma proprio per quella sua leggerezza, per l'impegno minimo che richiedeva guardarlo (che se oggi ti perdi mezzo minuto di, cito uno tra tanti, Leftovers già sei spacciato, caput, tocca mandare tutto a monte), e perché i protagonisti erano più o meno immuni da qualunque predisposizione a lamentele, sarcasmo e piagnistei (capito, Meredith Grey?), le vicende della squadra dei Los Angeles County Lifeguards ci mancano moltissimo. E qui vi spieghiamo diffusamente perché.
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