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3 motivi per cui The handmaid's tale vi conquisterà

Vi angoscerà, come poche serie tv riescono a fare, ma ne rimarrete stregati, per (almeno) tre motivi

di Francesca D'Angelo
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Esistono poche serie drammatiche che riescono a infondere un senso di ansia come The handmaid's tale. La nuova serie di Hulu, disponibile dal 26 settembre 2017 sulla piattaforma Tim Vision, è infatti un crogiolo di ansie contemporanee, preoccupazioni apocalittiche, estremismi e rivalse. La storia, ispirata all'omonimo (e discusso) romanzo di Margaret Atwood, è ambientata in un futuro distopico militarizzato e misogino, governato dal regime Gilead pronto a uccidere in nome di Dio, su pubblica piazza, i dissidenti. A piagare ulteriormente la società è anche la dilagante infertilità delle donne: pochissime riescono a rimanere incinta e a partorire figli sani. Queste minoranze sono chiamate Ancelle, come la protagonista Difred, e vengono trattate alla stregua di mere macchine riproduttive. Come dicevamo: una storia a dir poco agghiacciante. Eppure The handmaid's tale vi inchioderà al divano, imponendosi come il vostro nuovo binge watching. Per (almeno) tre motivi.

1

C'è molto più che una critica a Donald Trump

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Oltreoceano la serie è stata subito classificata come una storia anti - Donald Trump. Come, ormai, decine e decine di serie tv americane: persino il nuovo American horror story: cult ha ceduto al fascino della polemica in chiave politica. In realtà The handmaid's tale è ben più di questo: la rosa di provocazioni sollevata dalla serie va oltre la critica al presidente Usa, toccando temi delicati come l'abuso della procreazione artificiale, la minaccia islamica, la solidarietà femminile. Fin dalla prima puntata, per esempio, si dice chiaramente che, se oggi le donne faticano a rimanere incinta, è perché per anni si è forzato la mano con la natura attingendo troppe volte alla procreazione assistita. E che dire delle Ancelle? Il dramma che vivono nel vedersi strappato il figlio da loro concepito non può non richiamare alla memoria il dolore provato dalle donne che prestano il proprio utero a terzi. E ancora. Nell'estremismo religioso dei Gilead si intravede più l'estremismo islamico che non quello cristiano. Insomma, una serie tv coraggiosa che solleva domande di stretta attualità.

2

Riscatta Alexis Bledel

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Courtesy photo

L'abbiamo amata in Una mamma per amica. Incondizionatamente. Anche quando i suoi sorrisetti erano di troppo e le espressioni di stupore sempre uguali a se stesse. Ora però Alexis Bledel è cresciuta e lo dimostra con questa convincente interpretazione in The handmaid's tale, al fianco della protagonista Elisabeth Moss (già vista in Top of the lake e Mad Men). Il duo, insieme, ha conquistato pubblico e critica. Non stupisce dunque che la serie abbia sbancato agli ultimi Emmy Awards, conquistandosi ben otto statuette tra cui quelle per Migliore serie drammatica e Migliore protagonista (la Moss). 

3

Scommette sul fascino di Joseph Finnies

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Mai licenza poetica fu più gradita. Se nel libro di Margaret Atwood il proprietario dell'ancella Difred era un vecchietto con i capelli grigi, nell'adattamento seriale si è preferito puntare su un personaggio più giovane. E, per la gioia di noi telespettatrici, la scelta è caduta sul bel Joseph Finnies. Le scene del concepimento restano  comunque ansiogene, per via dell'assoluta mancanza di coinvolgimento, ma sapere che all'ancella non è capitato in sorte un vecchietto ci rallegra.  E poi Finnies è sempre un gran bel vedere.

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