La magia di Notre Dame de Paris non finisce: dal 28 dicembre riprende il tour del celebre spettacolo teatrale che, ancora oggi, incanta tutta Italia. L'opera, musicata da Riccardo Cocciante e interpretata da Lola Ponce e Giò Di Tonno, è infatti la più vista del 2016 con oltre 700 mila biglietti venduti in 23 città: persino Fiorello, con L'ora del rosario, non vanta la stessa platea di spettatori (dati Osservatorio Siae, ndr). E dire che il teatro dovrebbe essere in crisi: di certo non vale per Notre Dame de Paris che riesce a riempire, a furor di popolo, interi palazzetti. Se si considerano gli 11 anni di programmazione, il bacino supera i 3,5 milioni di spettatori in 42 città, per un totale di 113 tappe e mille repliche. Dal 28 dicembre, però, si riparte: si incomincia dal PalaLottomatica di Roma (dal 28 dicembre al 6 gennaio 2017), per poi proseguire al PalaAlpitour di Torino (10-12 febbraio), l'Unipol Arena di Bologna (22-26 febbraio), il LinearCiak di Milano (al 2 marzo), il PalaRossini di Ancona (24-26 marzo), il PalaFlorio di Bari (dal 30 marzo al 2 aprile), il teatro Palapartenope di Napoli (dal 6 al 9 aprile), il teatro Lac di Lugano (dal 25 aprile), il 105 Stadium di Rimini (5-7 maggio), il Mandela Forum di Firenze (12 -14 maggio), il Patavium Arena di Padova (26-28 maggio).

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Alessandro Dobici
Lola Ponce nel ruolo di Esmeralda

«Quando decisi di fare questo spettacolo mi accusarono di distruggere la mia carriera. Ma non è stato assolutamente così», ricorda, non senza un pizzico di divertita malizia, Riccardo Cocciante. «Con Notre Dame De Paris abbiamo aperto strade nuove, una rivoluzione soprattutto dal punto di vista artistico. Siamo stati i primi, per esempio, a portare il teatro nei palazzetti delle città. Allo stesso modo siamo stati i primi a unire i ballerini classici con i breakers e gli acrobati, nobilitando discipline di ballo prima poco ben viste». Gli esordi non sono stati però certo facili: nessun produttore voleva rischiare su un'opera che, di fatto, si affrancava dai classici canoni del musical. «Con Notre Dame volevamo raccontare, con la musica di oggi, una storia senza rinunciare alla struttura drammaturgica tipica dell'opera», continua Cocciante. «Il mio intento era quello di creare un'espressione popolare moderna, recuperare la nostra cultura europea e lo strumento della voce, e inserirle in un contesto moderno». Il risultato si è rivelato così ben riuscito che lo stesso compositore non osa più cambiare una virgola delle musiche: negli anni si è limitato solo ad alcune impercettibili modifiche: «Quando uno spettacolo funziona, è sempre un piccolo miracolo, figlio della sintesi perfetta tra musiche, interpreti, coreografia, storia, canto. Cambiare qualcosa vorrebbe dire mettere a rischio questo equilibrio magico», spiega.

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