Niccolò Fabi è uno che mentre lo intervisti ti guarda negli occhi e non li butta di continuo sul cellulare (cosa che capita così spesso che noi intervistatori quasi non ci si fa più caso). In una lunga chiacchierata, siamo partiti dal suo doppio cd Diventi Inventi 1997-2017 (uscito il 13 ottobre 2017per Universal), «una raccolta - come spiega il suo autore - di quelle trovavo fossero le mie canzoni più significative, rilette oggi, che chiudo un percorso lungo 20 anni», e siamo arrivati in tanti luoghi. Alcuni più scuri, a sfiorare la vicenda della figlia Olivia, scomparsa a soli 18 mesi nel 2010 a causa di una meningite fulminante, altri più lievi, a guardare un presente «in cui - racconta il cantautore romano, diventato di nuovo papà nel 2012 del piccolo Kim, nato dalla storia d'amore con la compagna di sempre Shirin Amini - voglio solo godere e non faticare». Perché oggi Niccolò Fabi è un uomo che è riuscito «a cantare i propri tormenti senza rattristare la gente, ma anzi guarendola in parte dai loro, come se avessi messo in circolo un antidepressivo attraverso le canzoni». Un uomo che oggi, come dice in Diventi Inventi, è riuscito, nonostante tutto, a far assomigliare la vita ai desideri.

Fabi, ha pubblicato un doppio cd, un libro intervista e si prepara al concerto del 26 novembre 2017 a Roma: ma non doveva ritirarsi?

Se c'è una cosa che quella vicenda (un'intervista rilasciata a La Stampa e travisata da diversi siti che hanno titolato: Niccolò Fabi dice addio alla musica, ndr) che mi ha reso felice è stato vedere quante persone potessero tenere al fatto che continuassi a scrivere e cantare. Quella dimostrazione di affetto è stata potentissima, ma ciò non toglie la preoccupazione sullo stato attuale dell'attenzione che viene riposta agli articoli che leggiamo, perché è evidente fino a che punto siamo vittime di una comunicazione sciatta e sensazionalistica.

Curioso che proprio uno come lei, allergico al sensazionalismo, ne sia stato vittima…

Sì, curioso ma ormai tocca farci i conti. Il lavoro di comunicazione serio è nullo di fronte alle fantomatiche bufale online, agli stratagemmi studiati a tavolino, del tipo "oggi facciamo la polemica con questo, domani mi fidanzo con quella, tra tre giorni faccio una rissa con quegli altri".

In certi casi non è meglio lasciar correre, che tanto le fake news muoio da sole?

Ho dovuto smentire via social la notizia del ritiro perché stava uscendo un disco, perché stavo per annunciare un concerto al Palalottomatica di Roma, e perché questo pasticcio è accaduto il 30 agosto, quando come ogni anno stavo facendo la raccolta fondi a Torino per Parole di Lulù (la fondazione benefica che Niccolò e la sua compagna Shirin Amini hanno istituito in memoria di Olivia, soprannominata Lulùbella, ndr) ed erano uscite cose assurde come "Niccolò Fabi: ultimo concerto per mia figlia". No, era troppo, a quel punto ho dovuto arginare la follia dilagante.

20 anni di carriera di fabipinterest
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Nel video del nuovo pezzo, Diventi Inventi, protagonista è la campagna: è quella, oggi, la sua dimensione ideale?

Sì, sempre di più. Queste atmosfere diciamo bucoliche erano già presenti in Una somma di piccole cose, registrato in campagna, e anche questo pezzo è permeato di quella dimensione di fondo. Per quanto questa sia una "canzone non canzone", perché per me è più un ponte verso un futuro altro, qualunque esso sia, risente lo stesso dell'ambientazione in cui mi sto cullando.

C'è meno Roma nel suo presente?

Esatto, e le motivazioni sono infinte. Prima di tutto l'aver superato l'età dell'urgenza dello stare in mezzo alla società affinché succedano delle cose, che siano lavorative o personali. Sono in una fase in cui non considero fondamentale la mia presenza nella vita della città, nella "night life", se la vogliamo chiamare così, quindi mi proteggo dalla frenesia, come tanti altri oggi fanno, standomene nella natura. E devo dire che alla campagna devo moltissimo.

Le deve anche versi come Ricerca ostinata del bene esistenziale che è cercare di piacersi ? E lei a che punto è?

A un buon punto. Sono contento, credo che la direzione, non solo artistica, in cui sono andato sia quella giusta, sto meglio di prima, perché, per il mio gusto, mi sento migliorato, con tanto di conferme da parte delle persone che mi stanno intorno. Mi piaccio e mi piace quello che ho fatto.

niccolò fabi diventi inventipinterest
Universal

In Costruire parla della bellezza che sta nel mantenimento di un rapporto, nell'impegno. La pensa ancora così?

In questo momento sto scavallando quella fase e vedo il futuro come il momento dell'abitare più che del costruire, anche perché credo di aver costruito parecchio. Ora vorrei entrare in un'ottica non di formica, ma vorrei invece prendermi questi sei mesi, un anno o quel che sarà per godere. Non voglio vivere la vita come un'infinita preparazione a qualcosa che poi non arriva mai. Adesso è il momento del godimento, del mettersi a sedere e stare lì, senza pressioni.

Facciamo finta è sempre dura, emotivamente, da ascoltare. Che cosa ha provato la prima volta che l'ha suonata?

Ho avuto la sensazione che fosse una buona canzone. Ero contento di aver trovato una chiave molto semplice, infantile, elementare per raccontare una cosa così grossa come la perdita di una figlia.

Nel libro intervista Solo un uomo scritto da Martina Neri le si chiede della sua estrazione sociale privilegiata, che pare le abbia causato qualche turbamento…

Roma è fatta di tanti paeselli, e come nei paeselli ci si considera a vicenda a seconda di dove si proviene. Questo fa sì che ognuno si porti appresso un pregiudizio, positivo o negativo, e nell'immaginario più comune le persone che vengono da quartieri più disagiati, da classi meno abbienti, hanno un valore aggiunto di merito nel momento in cui riescono a raggiungere un obiettivo, perché hanno dovuto faticare di più. Io, invece, avevo tutti i benefit possibili: nato e cresciuto in una zona bene di Roma e padre inserito nel mondo della musica. Il classico raccomandato, no? Ecco, io vivevo queste fortune con un forte senso di colpa.

Sempre nel libro dice che i suoi idoli, quelli dell'ondata brit pop, avevano una forte carica sensuale: lei crede di avere anche quella componente?

Sì, certo, ce l'ho.

E quando se n'è reso conto?

Se parliamo di erotismo nel senso di accendere il desiderio attraverso il carisma, me ne sono accorto da subito, dall'adolescenza. Sono sempre stato un grande seduttore, mai un grande conquistatore, non ho mai conquistato niente, ho sempre fatto la parte della donna che sta lì e seduce, porta a sé. Essendo timido e non avendo mai avuto chissà quali proprietà super virili, indubbiamente risultavo affascinante per quelle che amavano il tipo sensibile e che non era manco un non cesso.

Non oso immaginare dopo che è diventato famoso …

In realtà quando sono diventato musicista ho vissuto anche il secondo lato di questa cosa, e cioè: non solo vieni dalla Roma bene, ma sei pure belloccio e le bimbe svengono, beh allora come musicista non vali molto. Sa perché? Perché non ho il fisico di uno bravo a suonare.

E com'è fatto uno bravo a suonare?

Come Max Gazzè. O come Daniele Silvestri. Io, dei tre, ero quello bello. Ho dovuto lottare per anni contro questa cosa. Paradossalmente anche le disavventure personali note al pubblico hanno fatto cessare il mito di bello che ha avuto solo culo nella vita: siccome come si dice a Roma "mi ha detto sfiga" allora questo ha riequilibrato tutti i privilegi, volendo fare un'analisi molto brutale. Avendo avuto la più grande della sfortune, nella leggerezza di come la gente ti percepisce dall'esterno, istintivamente mi sono levato di dosso l'immagine del ragazzino sorridente, carino e leggerino.

Tante lezioni. Che cosa sta imparando adesso?

A voltare pagina, che è un atto meraviglioso.

Prima, però, c'è il concerto al Palalottomatica del 26 novembre…

Sì, e lo sto preparando con cura, ma senza ansia. Probabile che in quel momento lì ci saranno tutte le persone più importanti della mia vita, quelle vive, e quindi da una parte può fare paura, ma dall'altro, dico un paradiso, se dovesse un asteroide colpire la Terra, spero accada quel giorno, così saltiamo tutti. Insieme.