Balla, canta, ama, immagina mondi ancora inesistenti, desidera l'impossibile e sogna a occhi aperti. Hugh Jackman è a dir poco strabiliante nel nuovo (attesissimo!) musical The greatest showman: lo guardi, mentre piroetta nei panni di Mr. P.T. Barnum e pensi che, a paragone di questo personaggio, Wolverine si riduce a essere un ruolo qualunque. A dargli man forte nel ricostruire un'America di fine 800 in bilico tra grandi sogni e stereotipi ancora duri a morire, ci sono la star del musical Zac Efron (che però ha rinnegato High School Musical), Michelle Williams e i creatori delle musiche di La la land Justin Paul e Benj Pasek, vincitori del premio Oscar. Il film, nelle sale dal 25 dicembre 2017, segna inoltre il debutto alla regia di Michael Gracey.

Qual è l'aspetto più attuale di The greatest showman?

Trovo che la storia, pur essendo ambientata nel 1800, sia assolutamente pertinente ai giorni nostri. Il che, in realtà, non so quanto sia un vanto... Il film affronta diversi temi, dalla nascita dell'America moderna all'idea che il lavoro non definisce la tua vita. Tra tutte le canzoni, quella che mi commuove sempre è This is me perché è un vero e proprio inno, che rende omaggio a quello che siamo. Il messaggio è: voglio vivere qui, amare quella persona, vestirmi in questo modo. Perché è questo quello che sono.

Dopo X men, dunque, un altro film sull'emarginazione sociale?

Il tema della tolleranza e dell'accettazione del diverso attraversa indubbiamente tutta la mitologia degli X men. E' dunque un elemento comune a The greatest showman, con la differenza però che questo musical si ispira a una storia vera. All'epoca chi non veniva considerato normale era rinnegato dalla famiglia o viveva segregato in casa. Il trattamento a loro riservato era molto simile a quello della schiavitù. P.T. Barnum non solo li ha riabilitati ma, grazie al suo circo, le ha trasformate nelle persone più amate e richieste d'America.

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Barnum è però sempre in bilico tra il fascino dei riflettori e l'amore verso la sua famiglia. Si rivede un po', in questo aspetto?

Per Barnum lo spettacolo non era semplicemente un desiderio o una velleità, ma un'esigenza: era nato nella povertà estrema, aveva bisogno di riscattarsi. Nel farlo ha trasformato completamente il mondo dell'intrattenimento. Io non sono certo arrivato a tanto! Il mio contributo all'Arte è molto più piccolo... Inoltre credo che se, a inizio carriera, avessi ricevuto le sue stesse pessime recensioni, avrei gettato la spugna e fatto altro. La recitazione è sempre stata un mio desiderio, ma non un'esigenza. Quanto alla mia famiglia, è difficile trovare il giusto equilibro tra carriera e vita privata ma io ho... mia moglie (Debora Lee- Furness, che vedremo a dicembre nella serie Hyde&Seek, ndr)!

In che senso, scusi?

Lei è la mia più grande benedizione. L'ho incontrata molto prima di diventare famoso e sento che lei mi ama proprio a prescindere dal mio status. Inoltre quando le ambizioni prendono il sopravvento su di me, lei mi richiama all'ordine: "No, no, caro: vieni qua!". E io l'ascolto sempre.

Il segreto per amare la vita?

Me lo dica lei: nessun sa celebrare la vita meglio di voi italiani! Ricordo che a 18 anni una mia amica mi aveva mandato la registrazione di Zucchero: l'ho vista e rivista all'infinito!

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