Per interpretare una leggenda ci vuole una leggenda. E Meryl Streep è così: presenza possente, personalità, indomito slancio verso il mondo. Gli stessi della donna a cui, sullo schermo, restituisce lo splendore che merita, e che 45 anni fa le era stato negato. In The Post di Steven Spielberg, la Streep (che per questo ruolo si è meritata la trentesima candidatura ai Golden globes, oltre ad aver vinto ben 3 Oscar) è Kay Graham, editrice e proprietaria del Washington Post che nel 1971, con l'agguerrito direttore del giornale Ben Bradlee, dovette decidere se pubblicare i documenti segreti del Pentagono che avrebbero portato al Watergate e alla fine della presidenza Nixon. E lo fece. All'epoca, il merito andò proprio a Bradlee.

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Meryl Streep, 68 anni, in una scena di The Post nel ruolo di Kay Graham.

Anche nel film Tutti gli uomini del Presidente di Alan Pakula (1976) il personaggio di Kay era relegato ai margini della storia. Nella realtà invece, al fianco dei suoi giornalisti in un'ardita battaglia per la libertà di stampa, c'era proprio lei: in prima fila. "È un tema attualissimo», ci racconta la Streep. «Steven Spielberg ci teneva in modo particolare a realizzare il film in questo momento storico. Come lui, penso che il lavoro del giornalista d'inchiesta sia delicato, anche oggi, soprattutto per le donne. Ma credo anche che sia nostro dovere mirare sempre alla verità: per questo l'indipendenza della stampa è tanto importante".

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Katharine Graham con Ben Bradlee nella redazione del Washington Post, nel giugno del 1971.

Lei interpreta una donna al potere in un mondo di uomini: ruolo scomodo.

È la cosa che mi ha fatto provare un'istantanea attrazione per il progetto. All'inizio del film c'è una dedica a Nora Ephron (scrittrice e regista, tra l'altro, di Insonnia d'amore e C'è posta per te, ndr), che diceva sempre: «Sii l'eroina di te stessa, non la vittima». Fu proprio Nora a consigliarmi di leggere la splendida autobiografia di Kay Graham: nella sceneggiatura di The Post ne ho ritrovato intatto lo spirito grintoso e combattivo, ma anche la vulnerabilità. Pensi che cominciò a fare il suo lavoro a 46 anni, per sostituire il marito che si era suicidato: doppiamente difficile, nonché doloroso. Ovviamente, come tutti, conoscevo lo scandalo giornalistico; raccontato dalla parte degli uomini, però.

Dev'essere stata dura per Kay. Nel film si nota che all'inizio era insicura, solo col tempo acquisì intraprendenza.

Era umana! Immedesimarmi in lei mi ha fatto capire molto bene questo aspetto. Negli anni '70, alle donne toccava per lo più stare a casa ad accudire i figli; Kay aveva una posizione chiave, scomoda e faticosa. Soffriva come tante della sindrome dell'impostore, che fa sentire inadeguate le donne più brillanti, ma anche tanti uomini.

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Meryl Streep con Steven Spielberg durante la lavorazione di The Post.

E fu chiamata a prendere una decisione da cui dipendeva il destino di tanta altra gente.

Questo mi ha davvero colpito: tutto il suo staff all'epoca collaborò, rischiando in prima persona. Un piccolo gruppo di gente normale, eppure in grado di cambiare il mondo.

Anche questo è un momento cruciale per le donne in America: penso al caso Weinstein e a ciò che ne è seguito.

È vero, attraversiamo una fase di cambiamento. Che, partito da Hollywood, ora riguarda tutti i settori: sono stati denunciati abusi nell'ambiente militare, finanziario, nella Chiesa. È una rivoluzione: le persone sono cambiate e non hanno più paura di parlare. Credo che non torneremo indietro.

Ha lavorato con Tom Hanks per la prima volta...

Una buonissima persona, come tutti raccontano. È sexy perché è intelligente. Recita in modo spontaneo, ammaliante. Lui e Steven sono due vulcani, instancabili, si caricano e ti caricano con il proprio entusiasmo. Entrambi conquistano con l'anima.

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Meryl Streep in una scena del film.

Ai Golden Globes 2018 il suo discorso contro Trump e in favore della stampa è passato alla storia. Trump si è poi vendicato chiamandola "attrice sopravvalutata"... Che ne pensa della sua presidenza ora?

Anche su questo argomento sarei proprio curiosa di ascoltare le voci dirette delle donne. Melania e Ivanka, per esempio.

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Un\'altra scena di the Post.

Il backstage

L'autrice della sceneggiatura di The Post è un'esordiente: Liz Hannah, classe 1985, che non aveva mai scritto un lungometraggio prima e che ha raccontato di essersi ispirata all'autobiografia della stessa Kay Graham, Katharine Graham - La mia storia (Rizzoli).

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