Prima di parlare del suo Kevin Rooney, l'allenatore di Miles Teller in Bleed – Più forte del destino, Aaron Eckhart, che abbiamo incontrato allo scorso Toronto film festival, si lascia andare a riflessioni filosofiche sul lavoro di attore: «Tutto scaturisce dai pensieri quando si recita: come in uno spartito musicale, si inseguono e connettono trasformandosi in parole, che, a loro volta, evolvono in azioni». È di nuovo bellissimo e in perfetta forma, come lo si è visto in alcune delle sue pellicole più famose da Possession e Thank you for smoking, al recente Sully, diretto da Clint Eastwood.

Per trasformarsi in Kevin Rooney si è imbruttito ben bene, è totalmente irriconoscibile…

Lo prendo come un complimento, nel mio lavoro sono al punto giusto quando mi guardo in uno specchio e non vedo più me stesso, ma il personaggio che recito.

Non è stata una passeggiata immagino.

Beh, ho mangiato pizza e pasta per ingrassare, per dimagrire ho dovuto mantenere una dura disciplina e allenarmi in palestra. Ma mi diverte trasformarmi in altre persone. Rooney era stato l'allenatore di Mike Tyson, poi ha avuto un periodo buio, in cui beveva e giocava d'azzardo. Ho dovuto esplorare zone oscure per calarmi in lui. In questo film vedrete che tutti, da Miles Teller che ha dato l'anima per questa parte, agli altri attori si sono impegnanti per fornire il massimo dell'autenticità.

Cosa l'affascina più del pugilato?

La lotta continua, il non cedere mai… Mentre facevo ricerche per questo ruolo – il personaggio che interpreto lavora ancora nella sua palestra tra le montagne Catskills, fuori New York – ho visto giovani che venivano dalla strada e che si allenavano duramente, perché sapevano che se avessero avuto successo avrebbero garantito un'esistenza migliore a se stessi e alle loro famiglie. Si tratta di competizione, brutalità, e di credere in un sogno. E questo mi ricorda il mio percorso.

Negli anni '90 ha vissuto a New York per sfondare. È stata dura?

Sinceramente, più di quello che immaginavo, ma non mi sono mai dato per sconfitto. Ho accettato ogni lavoro possibile: cameriere, muratore, autista. Forse uno dei migliori lavori che ho avuto è stato quello di barista. Per lo meno mi divertivo e avevo bellissime donne che frequentavano il mio locale. Per un attore è molto difficile sfondare e ancora adesso provo un profondo rispetto verso questa professione, in particolare verso gli attori di teatro, che guadagnano molto meno di quelli di cinema, ma non sono da meno.

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La cover del film Bleed – Più forte del destino, con Aaron Eckhart e Miles Teller.

Lei è nato a Cupertino, in California, ma ha viaggiato in tutto il mondo per seguire suo padre, manager informatico. Dove ha le radici?

Mi sento di sicuro americano, anche se ho vissuto per quattro anni in Inghilterra, poi in Australia, in Francia e in Svizzera, prima di andare alla Hawaii e nello Utah, dove mi sono diplomato.

I suoi genitori sono mormoni, si sente ancora legato a questa religione?

Sono cresciuto con questi valori, che si ritrovano in molte altre religioni: quello di amare il prossimo come te stesso ed essere una brava persona. Saranno sempre dentro di me, anche se da tanto tempo non sono praticante.

Pensa mai di farsi una famiglia?

Sempre, ma non ho avuto molta fortuna nelle relazioni. Mi piacciono i bambini, ma ora mi sento troppo vecchio per averne. Però se incontrassi la donna giusta non mi tirerei indietro...

Crede nell'amore?

Certo, ma sono abbastanza complicato e molto sensibile. E parto subito in quarta, questo con le donne non va bene.

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Una scena del film.

E i suoi ruoli da sciupafemmine?

Per favore non me lo ricordi. Dopo Conversations with other women con Helena Bonham Carter, ho deciso che non avrei più accettato queste parti. Mi creano problemi nelle relazioni, io sono molto timido e lavoro troppo.

Cosa l'appassiona di più al momento?

Faccio sporto, mi tengo in forma. Mi ha sempre appassionato il tennis. Se non fossi diventato un attore, avrei fatto il tennista professionista o il cantautore.

Ha altri hobby?

Sono un accanito lettore, mi piace fotografare in bianco e nero e stare all'aria aperta. Che c'è di meglio che passeggiare per le spiagge di Malibù…