Il Tribeca Film Festival non è solo, appunto, un festival. Può essere anche uno strumento per combattere il sessismo in un ambiente che ne è visibilmente affetto. Per esempio, quello di Hollywood. «Nel circuito del cinema indipendente, le donne hanno più opportunità di girare il proprio film», sostiene Genna Terranova, direttrice della programmazione proprio al Tribeca. «Un sacco delle nostre pellicole sono infatti opere prime». 

Nel 2016 un terzo dei film del Tribeca erano diretti da donne.

Nell'edizione 2016, che è appena terminata,  cioè un terzo dei film in programma al festival di Tribeca (il 33%) era diretto proprio da donne. Per capirci, ecco qualche confronto: Toronto Film Festival: 26%, Sundance: 25%, Cannes:15%; Venezia:13%; Berlino: 11%. Altre cifre: il 19% dei lavori cosiddetti top a Hollywood è svolto da donne ma solo il 9% sono registe.  

Ma come si rende un festival cinematografico a misura di donna«Ogni anno vogliamo strumenti nuovi», dice Terranova «però non vogliamo far le cose solo per il dovere di farlo». Uno strumento nell'edizione 2016  è stato il Daring Women's Summit, un ciclo di incontri durante i quali  Samantha Bee ha discusso di commedie femministe e Rosie Perez ha parlato della propria attività filantropica a sostegno delle donne e delle minoranze (la vedete nel post di Instagram qui sotto).  

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Un altro strumento è stato Through Her Lens, workshop di tre giorni dedicato alle film-maker emergenti: realizzato in partnership con Chanel, si è tenuto lo scorso autunno dopo l'edizione 2015 del Tribeca. Il 2016 è stato poi il quarto anno in cui al festival si è consegnato il premio Nora Ephron per le cineaste, che significa anche un assegno da 25mila dollari. L'onore è andato a Rachel Turrand, che ha scritto, diretto e montato Adult Life Skills, su una donna alla prese con la propria crescita e la ricerca di se stessa. 

 Altre iniziative, pur non dirette specificamente alle donne, vanno comunque a loro beneficio. È il caso del Tribeca All Access, una giornata di incontri tra registi sconosciuti e gli uomini dell'industria del cinema. Ingrid Jungermann vi ha partecipato un anno fa, e il suo film Women Who Kill  ha poi vinto il premio del Tribeca come miglior sceneggiatore in una storia americana.

Non ci sono quote rosa: quando guardiamo un film cerchiamo anzitutto la qualità.

Terranova si affretta a precisare che non ci sono quote rosa: «Quando guardiamo un film, cerchiamo anzitutto la qualità. Lo standard di giudizio deve essere lo stesso per tutti. Noi forniamo il trampolino, ma il resto del lavoro spetta alle donne». Questo doppio livello sembra funzionare.Quando un giornalista si accredita al Tribeca e riceve la lista dei film, gli vengono evidenziati quelli diretti da donne o comunque su di esse incentrati. 

Film come All This Panic, un documentario su come le ragazzine crescono nel mondo attuale, o come Haveababy, un altro documentario dedicato a una competizione su YouTube, con in palio la la possibilità di fare gratis la fecondazione artificiale; o ancora, All We Had, il debutto alla regia di Katie Holmes (nella foto di apertura con Olivia Wilde e Patricia Clarkson) su una donna che ha perso tutto e prova comunque a crescere in modo sano sua figlia: questi e altri film danno voce alle storie al femminile in modo nuovo e consistente. Le donne fanno un lavoro di qualità, e il Tribeca Film Festival lo promuove sia con piccoli sia con grandi sforzi (nel post sotto, Jodie Foster dice la sua sul significato di essere una regista).

Una cosa che spesso si sottovaluta è che lo stesso Tribeca è guidato da donne: oltre a Terranova, ci sono la co-fondatrice Jane Rosenthal, e Paula Weinstein come vice presidente esecutivo. Il che spiega i progressi che si possono fare quando sono le donne al timone. Il nuovo obiettivo, secondo Terranova, è ora avere più donne alla loro seconda o terza prova cinematografica. «È più dura che debuttare, ma è anche il punto in cui le cose cominciano davvero a cambiare».

 Tribeca è guidato da donne: oltre alla direttrice della programmazione, Genna Terranova ci sono la co-fondatrice Jane Rosenthal e Paula Weinstein come vice presidente esecutivo. Il che spiega i progressi che si possono fare quando sono le donne al timone.

«C'è un'onda di voci femminili in arrivo», conclude Terranova. «Siamo convinti che questi strumenti siano necessari, ma anche ottimisti: arriverà il giorno in cui non lo saranno più. Arriverà il giorno in cui non dovremo più parlare di percentuali al femminile».

DaMarie Claire US