The founder, il film sulla vita di Ray Kroc, il rifondatore di McDonald's: è una storia di panini e aspirazioni e sogno americano (e di come cambiare le cose in corso d'opera). Michael Keaton interpreta infatti Kroc, ragazzo dell'Illinois che nel 1938 è assunto dalla Prince multimixer perché venda i suoi celebri frullatori. Narra la leggenda che proprio provando a piazzarli in un'oscura caffetteria di San Bernardino, California, Kroc si imbatté nei favolosi fratelli McDonald: Richard James "Dick" e Maurice James "Mac" McDonald. A loro quei frullatori servivano per far funzionare al meglio il loro locale, che dopo anni di classici barbecue aveva deciso di puntare su menù semplificati (hamburger, cheeseburger, patatine fritte). I trucchi: prezzi bassi e piatti semplici, per venire incontro all'America impoverita del dopoguerra e ai sogni di velocità delle erigende nuove autostrade. In più, come Henry Ford all'auto, i McDonald avevano applicato il fordismo alla ristorazione: niente camerieri (per risparmiare), mentre la cucina, disegnata da loro, oggi verrebbe definita di lean manifacturing: tutto a portata di mano, per chi doveva lavorare con gesti identici e standardizzati.

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Una scena di The founder, con Michael Keaton che interpreta Ray Kroc.

«Quella notte, nella mia stanza di motel, non riuscivo a togliermi dalla testa quel che avevo visto durante il giorno», racconterà poi Croc. «Sognavo a occhi aperti ristoranti a ogni angolo di strada». La sua visione, come sappiamo, poi divenne realtà. Kroc acquisì il marchio e lo trasformò in breve in un franchising di successo. Oggi i 36.000 McDonald's del mondo (535 in Italia) danno lavoro a 1 milione e 800.000 persone; ogni anno si vendono 13 milioni di porzioni di patate fritte, l'equivalente di 97 porzioni per ogni nuovo nato. Peggio per chi non ci aveva creduto: all'architetto inventore del logo con gli archi dorati, tal Stanley Clark Meston, chiesero se voleva essere pagato una tantum o in percentuale, sul numero di ristoranti aperti. Inopinatamente scelse la prima soluzione.

Il panino più famoso della storia, il Big Mac, ha 509 calorie

I fratelli McDonald sognavano in grande, ma certo non di cambiare il mondo con un simbolo di americanismo supremo. Oggi abbiamo persino l'indice Big Mac, un sistema per confrontare il potere d'acquisto delle valute basato sul panino più famoso della storia. Nonostante sia stato spesso criticato per la composizione e per l'apporto calorico (509 calorie), il suo inventore Michael Jim Delligatti ne ha mangiato almeno uno a settimana per decenni ed è morto a 98 anni, lo scorso dicembre. Come ogni cosa amata e popolare, i McDonald's sono anche, da sempre, molto criticati. Nel 1986, all'apertura del primo ristorante italiano, a Roma, vi fu la famosa «battaglia di piazza di Spagna»: il sarto Valentino, dal vicino palazzo Mignanelli, sentiva l'odore delle patatine fritte proveniente dal locale e sporse denuncia. Le proteste culminarono in una manifestazione con 4.000 persone, compresi Claudio Villa e Giorgio Bracardi, che portarono in piazza un cartello con le fattezze di Clint Eastwood e la scritta «You should be our mayor», dovresti essere tu il nostro sindaco: Eastwood era infatti il primo cittadino di Carmel, California, cittadina da cui aveva bandito i fast food.

Un movimento contro l'apertura dei fast food

Le proteste continuano anche oggi. Osteggiata l'apertura a Roma del primo Mc vaticano, vicino a Castel Sant'Angelo, che poi però, nonostante le polemiche, ha aperto a fine dicembre. Del resto, anche le critiche, nei decenni, hanno sempre generato un fatturato interessante, con film e libri e carriere politiche garantite. Contro McDonald's nel 1987 l'attivista no global José Bové fondò la sua internazionale contadina, lanciando un movimento che si opponeva all'apertura di un Mc a Millau, nell'Aveyron, in Francia; nel bestseller Fast food nation, Eric Schlosser nel 2002 mise nero su bianco che mangiare hamburger faceva ingrassare; e in Super size me, docufilm del 2004, Morgan Spurlock, regista e protagonista, consumò sotto controllo medico tre pasti al giorno da Mc, per un mese intero, andandoci pure in taxi, per non bruciare neanche una caloria. Non si sentì poi benissimo (ma sua la massa grassa, infine, misteriosamente diminuì e la scienza ancora non se n'è fatta una ragione).

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La locandina di The Founder.

McDonald's negli anni si è reinventata anche contro le "fake news" e le teorie del complotto secondo cui enormi ammassi di cibo vengono buttati (in realtà, grazie alla catena di montaggio, gli sprechi sono solo dell'1 per cento), o le leggende per cui le carni provengono da mucche ogm, o vermi, o insomma qualunque cosa non fosse un animale sano. Oggi ufficialmente gli hamburger sono al 100 per cento di origine bovina, e in Italia provenienti da 15.000 allevamenti nazionali; esiste pure il McItaly chianina (preparato appunto con carne toscana e con il pecorino); la qualità è verificata con oltre 35.000 controlli interni. E pazienza se qualche locale ogni tanto chiude per infestazioni varie, nel frattempo si cambia e ci si evolve, si diffondono i "totem" per ordinare elettronicamente, a partire dallo spazio di Milano San Babila (ove nacquero, 30 anni fa esatti, i paninari). E parte anche l'offensiva dei panini personalizzati e degli ingredienti à la carte: guacamole, salsa ai funghi, speck Alto Adige, Parmigiano reggiano) sull'onda della temperie Masterchef.

Un posto dove andare per tornare bambini

Con buona pace dei consumatori consapevoli e salutisti e nonostante i correttivi da gourmet, McDonald's resta però prima di tutto luogo dell'infanzia e della trasgressione, a partire dalla natura plasticosa e sberluccicante dei suoi ristoranti (che nessuno chiama davvero così, sono più un negozio di giocattoli). Un non-ristorante McDonald's è un po' come l'Ikea, con quei colori sgargianti e la gioia che facilmente diventa panico. E se di volta in volta McDonald's ha annunciato pasti più dietetici, insalate, bibite meno gassate, la verità è che nessuno di noi ci va per dimagrire o mangiar bene; no, è che sogniamo proprio un doppio cheese con quelle patatine leggendarie che si pietrificano dopo pochi secondi: non per saziarci, solo per tornare un po' bambini. Del resto, se la crociata globale anti ciccioni ha spinto la first lady uscente Michelle Obama a lanciarsi nel suo famoso orto orizzontale bio, sappiamo che il marito ogni tanto si buttava su grossi cheeseburger sanguinolenti. Con trasgressioni orali molto inoffensive rispetto ad altri presidenti, peraltro.