Hai figli? Niente lavoro. Storia di Paola e di molte altre donne
Altro che conciliazione: ai colloqui di lavoro la famiglia è un handicap. Ma solo se sei femmina
E dunque no, le donne non possono avere tutto. Ce lo conferma, casomai se ne sentisse il bisogno, il post di Paola Filippini condiviso dalla scrittrice Michela Murgia su Facebook. Paola Filippini è una signora di Mestre di 28 anni, che durante un colloquio di lavoro per un posto da hostess al check-in per alloggi turistici si è sentita chiedere come terza domanda (dopo il nome e l'indirizzo) se era sposata o convivente e se aveva dei figli. Avendo rifiutato di rispondere, è stata bruscamente congedata. Prima ancora di poter spiegare che sapeva le lingue e che di quel lavoro aveva esperienza.
Non è completamente leale dire che in Italia non si muove mai nulla. Il Jobs Act, per esempio, ha cancellato la possibilità delle dimissioni in bianco (la diffusa abitudine di far firmare alle donne un foglio bianco al momento dell'assunzione, per poi estrarlo dal cassetto in caso di gravidanza e trasformarlo in lettera di dimissioni). Adesso ci si dimette per via telematica su moduli numerati, senza possibilità di barare sulla data. Naturalmente, se uno è sicuro che l'eventuale presenza di figli vi impedirà comunque di essere "sufficientemente disponibile" per il lavoro, si può informare ed evitare di assumervi.
Perché quella convinzione resiste? Perché, senza dubbio, alcuni cervelli si muovono più lentamente delle riforme (ed è tutto dire). Ma anche perché i numeri, purtroppo, confermano la difficoltà dell'impresa chiamata "conciliazione". Qui sotto ne ricordiamo qualcuno.
Intanto il nostro invito è: condividete quel post. E se per caso vi capita qualcosa di simile a quello che è successo a Paola, fate tutto il rumore possibile.
Foto: Getty Images
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