Ci sono alcune cose che ho imparato dal mio giro d'Italia per palestre. La prima: nessuno può obbligare un'adolescente (femmina, perdipiù) a fare quello che non vuole, l'ambizione non sopravvive senza entusiasmo. La seconda: l'Italia (dello sport) è una repubblica fondata sulla buona volontà di genitori automuniti. Almeno all'inizio – quando il talento è ancora fortunoso – la logistica, le spese, le attese, gli incastri con i compiti in classe richiedono dedizione assoluta. La terza: alla scuola italiana, se a 15 anni ti alleni tutti i giorni e sogni le Olimpiadi, interessa pochissimo. Con il decreto 935 del ministro Giannini, previsto dalla riforma #LaBuonaScuola, nel 2015 è stata avviata una sperimentazione triennale per favorire la conciliazione di sport e studio, ma nessuno pare saperne molto. «Hanno iniziato con Allievi e Primavera del calcio», mi ostino a ripetere. Gli sguardi di sufficienza che ricevo in cambio rendono inutile qualunque prosieguo di conversazione. Le loro storie sono diverse.
Elena, Roma
A 17 anni, Elena Micheli vive tutti i giorni come fosse James Bond. Combatte con la spada, fugge a nuoto, scappa a cavallo, spara e corre. La differenza è che a sera James Bond si fa un Martini con lo sguardo da eroe; Elena, invece, torna a casa e si mette a studiare Le Baccanti di Euripide (che la mamma le ha precedentemente stampato ed evidenziato nei passaggi essenziali). L'agenda da pentatleta è fitta: cinque sport (scherma, nuoto, equitazione e il combined di corsa e tiro a segno) per sei pomeriggi a settimana al rigogliosoCentro di preparazione olimpica Giulio Onesti di Roma, più il maneggio. I ragazzi del pentathlon si conoscono tutti, crescono insieme, a fine anno vanno a pranzo a Pomezia con le famiglie. Perché le mamme – e nel caso di Elena pure il papà, che «si scapicolla sempre» – sono pilastri: accompagnano, assistono, facilitano. E pagano, ché quelle del pentathlon non sono specialità che si improvvisano in cortile. (Continua a leggere la storia di Elena).
Giorgia, Brescia
Sulla porta della stanzetta dove Giorgia dorme, dietro lo spogliatoio del PalAlgeco di Brescia in cui si allena, è attaccato un foglio scritto con la calligrafia delle ragazzine giudiziose: Carta dei diritti del ragazzo nello sport. Sono princìpi di rassicurante buon senso: dignità, sicurezza, permesso di non essere un campione. La carta è una cosa seria: redatta dall'Unesco nel 1992. Ma anche la ginnastica è una cosa seria. Per Giorgia Villa, 13 anni, campionessa nazionale nella sua categoria e atleta residente dell'Accademia internazionale di Brescia, è la cosa più seria di tutte. Quella per cui nel 2014 ha lasciato la famiglia in provincia di Bergamo – sì, un po' le manca, soprattutto la sorella piccola, ma certi squarci di autonomia non hanno prezzo – per venire qui a fare la giovane promessa. «Mi alleno tutte le mattine, tranne la domenica, e tre pomeriggi a settimana». E la scuola? «L'anno scorso frequentavamo una pubblica qui vicino, ma facevo fatica. Quest'anno facciamo lezione qui di pomeriggio, con insegnanti della TuaScuola di Bergamo, e va molto meglio. È stata un'idea di Enrico». (Continua a leggere la storia di Giorgia).
Marina, Torino
Sull'avambraccio ha un tatuaggio: 16 agosto 2015. È la data in cui è diventata campionessa del mondo Under 18: a 15 anni, la più giovane del gruppo. Marina Lubian vive a Nichelino, sta finendo la seconda liceo scientifico al Galileo Ferraris di Torino – come va la scuola? «Male», interviene il papà, ma un po' esagera: si tratta solo di recuperare latino – e quattro volte alla settimana si allena con la Lilliput di Settimo Torinese, a 35 km di casa. E poi ci sono le partite, almeno un paio, nel weekend. Di solito è il padre che la accompagna: ex-promessa della pallanuoto, pensionato smagliante. «Se lavorasse anche lui non riusciremmo a seguirla così», spiega la mamma. Gli ultimi 12 mesi li hanno travolti: prima la convocazione per le qualificazioni, poi gli europei, i mondiali, la medaglia d'oro. Come fai a fare tutto? «A fatica: mi addormento dove posso», dice Marina mentre ride. (Continua a leggere la storia di Marina).