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Cosa è successo nel 2016: i 20 fatti da ricordare

Gli eventi importanti che hanno caratterizzato l'anno appena terminato: ripercorriamo insieme 12 mesi di notizie buone e cattive, riproponendovi le opinioni della redazione pubblicate su Gioia!

di Redazione
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Il 2016 si è appena concluso: che cosa ricorderemo degli ultimi 12 mesi? Ecco i 20 fatti più importanti che ci hanno scosso, emozionato, interessato o rattristato nel corso dell'anno appena terminato. Sono notizie buone e cattive, serie o più frivole, di cui vi riproponiamo articoli e opinioni della redazione pubblicate su Gioia!

1

10 gennaio 2016: muore David Bowie

<p>Bowie l'artista, Bowie la star, Bowie l'icona che cambia stile e personalità, dall'alieno colorato al maudit in pelle sotto il muro di Berlino, dalla femme fatale dai capelli vaporosi all'impeccabile Duca Bianco. Per non parlare dei sodalizi artistici, da Andy Warhol a Brian Eno, da Iggy Pop a Lou Reed. Persino i suoi occhi erano irripetibili. Ci sta, sia chiaro: lui era il primo a studiare esattamente con che faccia presentarsi. Ma la sua figura è tanto prorompente che nel ricordarlo rischiamo di trascurarne la musica, la straordinaria varietà degli album (dall'essenziale <em data-redactor-tag="em" data-verified="redactor">Ziggy Stardust</em> al ritmatissimo <em data-redactor-tag="em" data-verified="redactor">Let's dance</em> all'affascinante, cupo <em data-redactor-tag="em" data-verified="redactor">Heroes</em>), e di canzoni che hanno avuto la capacità di diventare popolari senza ricorrere alle melodie più facili. Anche i suoi pezzi più famosi, come <em data-redactor-tag="em" data-verified="redactor">Space oddity, Life on Mars</em>?, <em data-redactor-tag="em" data-verified="redactor">Heroes</em>, non poggiano su strofe o ritornelli elementari. C'è rock grintoso in<em data-redactor-tag="em" data-verified="redactor"> Rebel rebel</em>, elettronica in <em data-redactor-tag="em" data-verified="redactor">Ashes to ashes</em>, disco in <em data-redactor-tag="em" data-verified="redactor">Let's dance</em>. E la sua voce è sfrontata e giovanile nei pezzi più glam, ma più elegante, alla Frank Sinatra, in canzoni più vellutate. Anche per questo motivo, sarà più facile imitare David Bowie nel suo modo di essere una star, che nel suo modo di essere – con tutta probabilità – il più grande artista che il rock'n'roll abbia mai avuto. (<strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Paolo Madeddu</strong>)</p><p>Oltre alla <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/magazine/personaggi/news/g82/david-bowie-il-ricordo-della-redazione/">scomparsa di David Bowie</a>, il 2016 è stato contrassegnato dalla <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/magazine/personaggi/g2101/personaggi-famosi-morti-2016/">morte di altri personaggi famosi</a>. </p>
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Bowie l'artista, Bowie la star, Bowie l'icona che cambia stile e personalità, dall'alieno colorato al maudit in pelle sotto il muro di Berlino, dalla femme fatale dai capelli vaporosi all'impeccabile Duca Bianco. Per non parlare dei sodalizi artistici, da Andy Warhol a Brian Eno, da Iggy Pop a Lou Reed. Persino i suoi occhi erano irripetibili. Ci sta, sia chiaro: lui era il primo a studiare esattamente con che faccia presentarsi. Ma la sua figura è tanto prorompente che nel ricordarlo rischiamo di trascurarne la musica, la straordinaria varietà degli album (dall'essenziale Ziggy Stardust al ritmatissimo Let's dance all'affascinante, cupo Heroes), e di canzoni che hanno avuto la capacità di diventare popolari senza ricorrere alle melodie più facili. Anche i suoi pezzi più famosi, come Space oddity, Life on Mars?, Heroes, non poggiano su strofe o ritornelli elementari. C'è rock grintoso in Rebel rebel, elettronica in Ashes to ashes, disco in Let's dance. E la sua voce è sfrontata e giovanile nei pezzi più glam, ma più elegante, alla Frank Sinatra, in canzoni più vellutate. Anche per questo motivo, sarà più facile imitare David Bowie nel suo modo di essere una star, che nel suo modo di essere – con tutta probabilità – il più grande artista che il rock'n'roll abbia mai avuto. (Paolo Madeddu)

Oltre alla scomparsa di David Bowie, il 2016 è stato contrassegnato dalla morte di altri personaggi famosi.

2

21 gennaio: naufragio di migranti

<p>L'ennesima tragedia avvenuta nel Mar Egeo. Sono centinaia <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/magazine/firme/a793/migranti-accoglienza-storia-favour/">i bambini che perdono la vita nei naufragi</a>. Ma ancora di più muoiono per il freddo, la fame, gli stenti. E nessuno ne parla. <span class="redactor-invisible-space" data-redactor-class="redactor-invisible-space" data-redactor-tag="span" data-verified="redactor"></span></p>
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L'ennesima tragedia avvenuta nel Mar Egeo. Sono centinaia i bambini che perdono la vita nei naufragi. Ma ancora di più muoiono per il freddo, la fame, gli stenti. E nessuno ne parla.

3

1° febbraio: Oms proclama l'emergenza mondiale per Zika

<p>Sono l'America latina e le Isole del Pacifico le zone più colpite dal <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/benessere/salute/news/a459/virus-zika-contagio-brasile-olimpiadi-2016/">virus Zika, che si è dimostrato pericoloso per le donne incinte</a>, causando gravi malformazioni nei nascituri. Il<strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor"> virus</strong>, scoperto in Uganda negli anni 40 e originariamente trasmesso dalle zanzare, passa ora anche da uomo a uomo, attraverso il sangue e i rapporti sessuali.<span data-redactor-tag="span" data-verified="redactor"></span></p>
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Sono l'America latina e le Isole del Pacifico le zone più colpite dal virus Zika, che si è dimostrato pericoloso per le donne incinte, causando gravi malformazioni nei nascituri. Il virus, scoperto in Uganda negli anni 40 e originariamente trasmesso dalle zanzare, passa ora anche da uomo a uomo, attraverso il sangue e i rapporti sessuali.

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3 febbraio: ritrovamento del corpo di Giulio Regeni

<p>Per reclamare con forza la verità&nbsp;sulla morte, insopportabile, del nostro&nbsp;Giulio Regeni, è necessario tener presente che una parte di verità già la conosciamo,&nbsp;pure se abbiamo fin qui scelto di non vederla.&nbsp;Dal luglio del 2013 il generale Abd&nbsp;al-Fattah al-Sisi, nostro prezioso alleato&nbsp;nella guerra contro il terrorismo, è alla&nbsp;guida di un regime illiberale e repressivo,&nbsp;instauratosi con un colpo di Stato militare&nbsp;che per prima cosa ha abolito la Costituzione.&nbsp;Da mesi Amnesty international,&nbsp;Human rights watch e le altre associazioni&nbsp;che si occupano di diritti umani gridano&nbsp;al vento quel che accade nel Paese amico:&nbsp;arresti indiscriminati, torture, esecuzioni&nbsp;extragiudiziarie, abolizione&nbsp;delle libertà d'espressione e di critica. E sì,&nbsp;pure molte persone che spariscono: 163&nbsp;solo tra aprile e giugno 2015, qualche decina&nbsp;lo scorso 25 gennaio 2016, quinto anniversario&nbsp;della rivoluzione, il giorno in cui si&nbsp;perdono le tracce di Giulio. A subire la&nbsp;repressione violenta e la sospensione dei&nbsp;diritti personali non sono solo islamisti e&nbsp;presunti terroristi, ma attivisti laici, sindacalisti,&nbsp;giornalisti, vignettisti, blogger,&nbsp;e in generale chiunque continui a pensare&nbsp;che l'obiettivo della rivoluzione fosse l'avvio paziente di un processo democratico,&nbsp;non certo l'imposizione dell'ennesimo&nbsp;utile dittatore. Tra questi, moltissimi&nbsp;sono giovani: «eroi» cinque anni fa, ora&nbsp;«generazione carcere».&nbsp;Cos'è successo a<strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor"> Giulio Regeni</strong>? È doveroso&nbsp;continuare a chiederlo, ma bisogna&nbsp;sapere che questa domanda se ne porta&nbsp;dietro, inscindibile, una seconda: che cosa&nbsp;è successo a tutti gli altri, a ciascuno di&nbsp;quegli altri di cui si sono perse le tracce?&nbsp;Perché le mezze domande ricevono, di&nbsp;solito, mezze risposte, e va a finire che di&nbsp;quelle ci si deve accontentare. (<strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Stefania Miretti</strong>)</p>
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Per reclamare con forza la verità sulla morte, insopportabile, del nostro Giulio Regeni, è necessario tener presente che una parte di verità già la conosciamo, pure se abbiamo fin qui scelto di non vederla. Dal luglio del 2013 il generale Abd al-Fattah al-Sisi, nostro prezioso alleato nella guerra contro il terrorismo, è alla guida di un regime illiberale e repressivo, instauratosi con un colpo di Stato militare che per prima cosa ha abolito la Costituzione. Da mesi Amnesty international, Human rights watch e le altre associazioni che si occupano di diritti umani gridano al vento quel che accade nel Paese amico: arresti indiscriminati, torture, esecuzioni extragiudiziarie, abolizione delle libertà d'espressione e di critica. E sì, pure molte persone che spariscono: 163 solo tra aprile e giugno 2015, qualche decina lo scorso 25 gennaio 2016, quinto anniversario della rivoluzione, il giorno in cui si perdono le tracce di Giulio. A subire la repressione violenta e la sospensione dei diritti personali non sono solo islamisti e presunti terroristi, ma attivisti laici, sindacalisti, giornalisti, vignettisti, blogger, e in generale chiunque continui a pensare che l'obiettivo della rivoluzione fosse l'avvio paziente di un processo democratico, non certo l'imposizione dell'ennesimo utile dittatore. Tra questi, moltissimi sono giovani: «eroi» cinque anni fa, ora «generazione carcere». Cos'è successo a Giulio Regeni? È doveroso continuare a chiederlo, ma bisogna sapere che questa domanda se ne porta dietro, inscindibile, una seconda: che cosa è successo a tutti gli altri, a ciascuno di quegli altri di cui si sono perse le tracce? Perché le mezze domande ricevono, di solito, mezze risposte, e va a finire che di quelle ci si deve accontentare. (Stefania Miretti)

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20 febbraio: Gianfranco Rosi vince l'Orso d'oro

<p>Ricevuto l'Orso d'oro al&nbsp;Festival di Berlino per&nbsp;<em data-redactor-tag="em" data-verified="redactor">Fuocoammare</em>, <strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Gianfranco&nbsp;</strong><strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Rosi</strong> racconta a <em data-redactor-tag="em" data-verified="redactor">Gioia!</em> il suo&nbsp;impegno per realizzare il&nbsp;docufilm sull'immigrazione&nbsp;clandestina: «Un anno a&nbsp;Lampedusa, nel centro di&nbsp;accoglienza, a bordo di una nave&nbsp;della Marina italiana, tra la gente&nbsp;che li accoglie da 30 anni». Gli abbiamo fatto qualche domanda.</p><p><span data-redactor-tag="span" data-verified="redactor"></span><strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Lampedusa, Lesbo: si&nbsp;</strong><strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">ragiona sull'emergenza...</strong></p><p><span data-redactor-tag="span" data-verified="redactor"></span>Sono andato a vivere sull'isola&nbsp;proprio per cogliere il reale&nbsp;andamento dei flussi migratori.&nbsp;E ho capito che la parola&nbsp;emergenza non ha senso: ogni&nbsp;giorno lì qualcosa necessita di&nbsp;una soluzione urgente.</p><p><strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Quale potrebbe essere&nbsp;questa soluzione?</strong></p><p>Il mio ruolo di regista è&nbsp;testimoniare una tragedia&nbsp;umanitaria che si svolge sotto i&nbsp;nostri occhi e di cui siamo tutti&nbsp;responsabili, come per&nbsp;l'Olocausto. Ma non posso dare&nbsp;io le risposte, a questo deve&nbsp;pensare qualcun altro.</p><p><span data-redactor-tag="span" data-verified="redactor"></span><strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Chi dovrebbe farlo&nbsp;</strong><strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">esattamente?</strong></p><p>Serve una politica europea&nbsp;sull'accoglienza coerente e&nbsp;univoca, che ponga fine a questa&nbsp;ecatombe. Finora l'Europa ha&nbsp;alzato muri, chiuso frontiere per&nbsp;paura di essere invasa dai&nbsp;migranti. Così ha incentivato il&nbsp;traffico di vite umane che non&nbsp;sono solo numeri, ma occhi,&nbsp;volti, persone. (<strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Paola Casella</strong>)</p>
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Ricevuto l'Orso d'oro al Festival di Berlino per Fuocoammare, Gianfranco Rosi racconta a Gioia! il suo impegno per realizzare il docufilm sull'immigrazione clandestina: «Un anno a Lampedusa, nel centro di accoglienza, a bordo di una nave della Marina italiana, tra la gente che li accoglie da 30 anni». Gli abbiamo fatto qualche domanda.

Lampedusa, Lesbo: si ragiona sull'emergenza...

Sono andato a vivere sull'isola proprio per cogliere il reale andamento dei flussi migratori. E ho capito che la parola emergenza non ha senso: ogni giorno lì qualcosa necessita di una soluzione urgente.

Quale potrebbe essere questa soluzione?

Il mio ruolo di regista è testimoniare una tragedia umanitaria che si svolge sotto i nostri occhi e di cui siamo tutti responsabili, come per l'Olocausto. Ma non posso dare io le risposte, a questo deve pensare qualcun altro.

Chi dovrebbe farlo esattamente?

Serve una politica europea sull'accoglienza coerente e univoca, che ponga fine a questa ecatombe. Finora l'Europa ha alzato muri, chiuso frontiere per paura di essere invasa dai migranti. Così ha incentivato il traffico di vite umane che non sono solo numeri, ma occhi, volti, persone. (Paola Casella)

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28 febbraio: Leonardo DiCaprio conquista l'Oscar

<p>Dopo 5 nomination a vuoto, l'atteso Oscar per DiCaprio. Gli ci sono voluti 22 anni, <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/magazine/news/a182/leonardo-dicaprio-dopo-l-oscar-progetti/">pasti a base di bisonte in </a><em data-redactor-tag="em" data-verified="redactor"><a href="http://www.elle.com/it/magazine/news/a182/leonardo-dicaprio-dopo-l-oscar-progetti/">Revenant</a></em> e un'amica come <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/spettacolo/film/news/a524/kate-winslet-intervista-the-dressmaker/">Kate (Winslet)</a>.<span data-redactor-tag="span" data-verified="redactor"></span></p>
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Dopo 5 nomination a vuoto, l'atteso Oscar per DiCaprio. Gli ci sono voluti 22 anni, pasti a base di bisonte in Revenant e un'amica come Kate (Winslet).

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7

1° aprile: Hedi Slimane lascia Saint Laurent

<p>Dopo l'addio di Massimilano Giornetti a Ferragamo, di Ennio (e Carlo) Capasa a Costume National, di Stefano Pilati a Zegna, di Raf Simons a Dior, di Alber Elbaz a Lanvin, tocca ora a <strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Hedi Slimane</strong>. Che <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/moda/news/a364/saint-laurent-hedi-slimane-lascia/">lascia Saint Laurent dopo quattro anni</a><a href="http://www.elle.com/it/moda/news/a364/saint-laurent-hedi-slimane-lascia/"> </a>di più che onorato servizio e, soprattutto, dopo aver riaggiornato i parametri planetari di eleganza come solo certi grandi maestri prima di lui. Riassumendo, ma inevitabilmente semplificando le infinite sfaccettature del suo stile, possiamo dire che il rock sia stato il filo conduttore delle otto collezioni disegnate dal 2012 a oggi per la Maison parigina. Dal grunge degli esordi al punk, dal metal alle sonorità anni '60, Hedi il grande ha costruito, abito dopo abito, la colonna sonora dell'eleganza più ardita e contemporanea che la mente di uno stilista potesse concepire negli ultimi anni. Gli assolo più eclatanti proprio in questi giorni: dalle statuarie immagini di Cara Delevingne nella campagna La Collection de Paris, appena scattate dallo stesso Slimane, a quelle di Jane Birkin nella Music Project campaign, dedicata alle muse femminili del rock che hanno ispirato le sue collezioni. (<strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Federica Fiori</strong>)</p>
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Dopo l'addio di Massimilano Giornetti a Ferragamo, di Ennio (e Carlo) Capasa a Costume National, di Stefano Pilati a Zegna, di Raf Simons a Dior, di Alber Elbaz a Lanvin, tocca ora a Hedi Slimane. Che lascia Saint Laurent dopo quattro anni di più che onorato servizio e, soprattutto, dopo aver riaggiornato i parametri planetari di eleganza come solo certi grandi maestri prima di lui. Riassumendo, ma inevitabilmente semplificando le infinite sfaccettature del suo stile, possiamo dire che il rock sia stato il filo conduttore delle otto collezioni disegnate dal 2012 a oggi per la Maison parigina. Dal grunge degli esordi al punk, dal metal alle sonorità anni '60, Hedi il grande ha costruito, abito dopo abito, la colonna sonora dell'eleganza più ardita e contemporanea che la mente di uno stilista potesse concepire negli ultimi anni. Gli assolo più eclatanti proprio in questi giorni: dalle statuarie immagini di Cara Delevingne nella campagna La Collection de Paris, appena scattate dallo stesso Slimane, a quelle di Jane Birkin nella Music Project campaign, dedicata alle muse femminili del rock che hanno ispirato le sue collezioni. (Federica Fiori)

8

21 aprile: la regina Elisabetta compie 90 anni

<p>Il 21 aprile Elisabetta II compie 90 anni. È sul trono da 64 e <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/idee/trend/news/g416/regina-elisabetta-90-anni-foto-look-icona-di-stile/">indossa gli stessi colori di quando ne aveva tre</a>. Ha plasmato il regno con il rigore di un direttore marketing e il senso per la scena di una rockstar. E, grazie alla capacità di diventare un brand, è riuscita a rendersi non replicabile. Infatti, dopo di lei regneranno solo maschi.</p>
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Il 21 aprile Elisabetta II compie 90 anni. È sul trono da 64 e indossa gli stessi colori di quando ne aveva tre. Ha plasmato il regno con il rigore di un direttore marketing e il senso per la scena di una rockstar. E, grazie alla capacità di diventare un brand, è riuscita a rendersi non replicabile. Infatti, dopo di lei regneranno solo maschi.

9

3 maggio: sfilata di Chanel a Cuba

<p>La brasiliana Gisele Bündchen è stata una delle modelle scelte da <strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Karl </strong><strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Lagerfeld</strong> per la <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/moda/abbigliamento/news/g597/chanel-cuba-sfilata-cruise-2017/">prima sfilata Chanel a L'Avana</a>. Lo stilista ha presentato la collezione Cruise lungo il Paseo del Prado a 700 invitati. Tra baschi alla Che Guevara e T-shirt con la scritta Viva Coco libre, Karl Lagerfeld ha portato Chanel a Cuba in una sfilata memorabile, tra le vie fascinose di L'Avana vecchia. Il disgelo non è solo McDonald's e Coca-Cola...</p>
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La brasiliana Gisele Bündchen è stata una delle modelle scelte da Karl Lagerfeld per la prima sfilata Chanel a L'Avana. Lo stilista ha presentato la collezione Cruise lungo il Paseo del Prado a 700 invitati. Tra baschi alla Che Guevara e T-shirt con la scritta Viva Coco libre, Karl Lagerfeld ha portato Chanel a Cuba in una sfilata memorabile, tra le vie fascinose di L'Avana vecchia. Il disgelo non è solo McDonald's e Coca-Cola...

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10

11 maggio: legge sulle unioni civili

<p>Festa a Roma dopo il sì dell'11 maggio al provvedimento sulle<strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor"> unioni </strong><strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">civili</strong>. Anche l'Italia, come gli altri Paesi dell'Europa centro-occidentale, ora ha una legge che regola le unioni tra coppie etero e omosessuali.  Con l'approvazione della legge Cirinnà, i rapporti di coppia in Italia vengono regolamentati in tre modi diversi:</p><p>1. Il matrimonio resta com'era: riservato alle coppie eterosessuali, con obbligo di fedeltà tra i coniugi, tutela questi ultimi e i loro figli su ogni materia (ereditaria, patrimoniale, di assistenza reciproca).</p><p>2. Le unioni civili <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/idee/trend/consigli/a2160/idee-gay-wedding-fiera-unioni-civili/">riguardano le coppie gay</a> e prevedono tutte le tutele del matrimonio (ma non l'obbligo di fedeltà) per i partner. Per ora non considerano la presenza di figli, nei confronti dei quali non vengono definiti diritti e doveri.</p><p>3. La convivenza: identico regime per coppie etero e omosessuali, che vedono riconosciuti i reciproci diritti/doveri di assistenza ma, se vogliono regolamentare le questioni patrimoniali, devono stipulare un accordo a parte davanti a un notaio.</p>
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Festa a Roma dopo il sì dell'11 maggio al provvedimento sulle unioni civili. Anche l'Italia, come gli altri Paesi dell'Europa centro-occidentale, ora ha una legge che regola le unioni tra coppie etero e omosessuali. Con l'approvazione della legge Cirinnà, i rapporti di coppia in Italia vengono regolamentati in tre modi diversi:

1. Il matrimonio resta com'era: riservato alle coppie eterosessuali, con obbligo di fedeltà tra i coniugi, tutela questi ultimi e i loro figli su ogni materia (ereditaria, patrimoniale, di assistenza reciproca).

2. Le unioni civili riguardano le coppie gay e prevedono tutte le tutele del matrimonio (ma non l'obbligo di fedeltà) per i partner. Per ora non considerano la presenza di figli, nei confronti dei quali non vengono definiti diritti e doveri.

3. La convivenza: identico regime per coppie etero e omosessuali, che vedono riconosciuti i reciproci diritti/doveri di assistenza ma, se vogliono regolamentare le questioni patrimoniali, devono stipulare un accordo a parte davanti a un notaio.

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23 giugno 2016: referendum sulla Brexit

<p>Il Regno Unito decide di uscire dall'Unione europea con <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/idee/trend/news/a1022/brexit-opinioni-vip-inglesi-instagram/">voto favorevole del 51,9%</a><span class="redactor-invisible-space" data-redactor-class="redactor-invisible-space" data-redactor-tag="span" data-verified="redactor">.</span></p>
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Il Regno Unito decide di uscire dall'Unione europea con voto favorevole del 51,9%.

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7 luglio: sfilata di Fendi a Roma

<p>Per festeggiare i 90 anni Fendi <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/moda/abbigliamento/a1114/fendi-anniversario-90-anni-sfilata-haute-fourrure-roma/">ha sfilato con la collezione Haute Fourrure dentro la Fontana di Trevi</a> con le modelle che camminano sull'acqua. Chanel ha ricostruito l'atelier haute couture di rue Cambon: in passerella con Karl Lagerfeld anche le première. Tutti pazzi per la moda, pardon, per l'alta moda. Ormai non c'è più limite ai lussi e alle follie. E se di una tendenza vogliamo parlare, più che dei vestiti bisogna ragionare di massimi sistemi. Se pensiamo a tutto quello che stiamo vedendo, viene da dire che dopo la libertà si è fatto un passo in avanti: c'è il desiderio di entrare nelle cose, per capirle vivendole sempre più da vicino. Se dovessimo trovare una parola che sintetizzi il momento, è INSIDE. Ascoltate la moda, che arriva sempre prima di tutti. Se Fendi ha fatto camminare le modelle nella Fontana di Trevi, davvero dentro, con una passerella di cristallo sull'acqua... Se Chanel ha sfilato nel facsimile XL del suo atelier... Se Dolce&amp;Gabbana hanno fatto un bagno di folla nei vicoli napoletani... insomma se chi si occupa del lusso che più lusso non c'è ha deciso di accorciare le distanze, vuol dire che il desiderio di rendere partecipi tutti del proprio lavoro e della fortuna di fare un bel lavoro è la chiave di lettura del futuro. Perché ormai è chiaro che chi compra un paio di scarpe o un vestito speciale acquista anche un po' del cuore di chi li fa. Diventa, insomma, un membro della grande fashion family. Ed è giusto che sia invitato a entrare. (<strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Michela Gattermayer</strong>)<span data-redactor-tag="span" data-verified="redactor"></span></p>
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Per festeggiare i 90 anni Fendi ha sfilato con la collezione Haute Fourrure dentro la Fontana di Trevi con le modelle che camminano sull'acqua. Chanel ha ricostruito l'atelier haute couture di rue Cambon: in passerella con Karl Lagerfeld anche le première. Tutti pazzi per la moda, pardon, per l'alta moda. Ormai non c'è più limite ai lussi e alle follie. E se di una tendenza vogliamo parlare, più che dei vestiti bisogna ragionare di massimi sistemi. Se pensiamo a tutto quello che stiamo vedendo, viene da dire che dopo la libertà si è fatto un passo in avanti: c'è il desiderio di entrare nelle cose, per capirle vivendole sempre più da vicino. Se dovessimo trovare una parola che sintetizzi il momento, è INSIDE. Ascoltate la moda, che arriva sempre prima di tutti. Se Fendi ha fatto camminare le modelle nella Fontana di Trevi, davvero dentro, con una passerella di cristallo sull'acqua... Se Chanel ha sfilato nel facsimile XL del suo atelier... Se Dolce&Gabbana; hanno fatto un bagno di folla nei vicoli napoletani... insomma se chi si occupa del lusso che più lusso non c'è ha deciso di accorciare le distanze, vuol dire che il desiderio di rendere partecipi tutti del proprio lavoro e della fortuna di fare un bel lavoro è la chiave di lettura del futuro. Perché ormai è chiaro che chi compra un paio di scarpe o un vestito speciale acquista anche un po' del cuore di chi li fa. Diventa, insomma, un membro della grande fashion family. Ed è giusto che sia invitato a entrare. (Michela Gattermayer)

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14 luglio: attentato a Nizza

<p>La sera del 14 luglio ero nella mia casa di Nizza, insieme ad altre due famiglie di italiani. Non ci siamo fidati a festeggiare sulla Promenade des Anglais dopo gli eventi di Parigi. Troppa polizia in giro. Abitiamo proprio dietro l'hotel Negresco, epicentro della strage. Dopo le 22.30 <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/magazine/firme/a1260/strage-nizza-fine-dell-innocenza/">le notizie del massacro</a> si rincorrevano confuse. Eravamo sfuggiti per caso alla mattanza e non sapevamo cosa fare. Cercavamo in qualche modo di preservare i bambini dalle immagini della televisione. Ma era impossibile. I parenti telefonavano ancor più terrorizzati di noi. Intorno alle tre di notte le autorità hanno detto che si poteva uscire. Ho accompagnato un'anziana signora e i suoi nipotini a casa. La Promenade des Anglais era presidiata dall'esercito e dalla polizia. C'era gente che piangeva, gente furiosa, gruppi di sciacalli che si aggiravano lungo le transenne presidiate da agenti in assetto di guerra. E poi c'erano i morti per terra. Un clochard in carrozzella singhiozzava. Mi è rimasto impresso. Lui era sempre lì a chiedere l'elemosina. Aveva visto quel camion, aveva visto ogni cosa. Il giorno dopo c'era un sole bellissimo, ma era come se fosse ancora notte buia. Nizza è una città rumorosa, eppure c'era silenzio. I corpi martoriati sono stati rimossi. Al loro posto sono comparsi mucchietti di fori e candele accese. Il terzo giorno hanno riaperto le spiagge. Ma il silenzio rimane. Oggi (18 luglio) c'è stata una manifestazione per le vittime. Ancora silenzio. (<strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Marco Pellegrini</strong>)</p><p>Nel 2016 ci sono stati molti altri <strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">attentati terroristici</strong>, fra gli ultimi quello al <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/benessere/emozioni/a2789/attentato-berlino-cordoglio-social/">mercatino di Natale di Berlino del 19 dicembre</a> e quello della notte di Capodanno a Istanbul.</p>
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La sera del 14 luglio ero nella mia casa di Nizza, insieme ad altre due famiglie di italiani. Non ci siamo fidati a festeggiare sulla Promenade des Anglais dopo gli eventi di Parigi. Troppa polizia in giro. Abitiamo proprio dietro l'hotel Negresco, epicentro della strage. Dopo le 22.30 le notizie del massacro si rincorrevano confuse. Eravamo sfuggiti per caso alla mattanza e non sapevamo cosa fare. Cercavamo in qualche modo di preservare i bambini dalle immagini della televisione. Ma era impossibile. I parenti telefonavano ancor più terrorizzati di noi. Intorno alle tre di notte le autorità hanno detto che si poteva uscire. Ho accompagnato un'anziana signora e i suoi nipotini a casa. La Promenade des Anglais era presidiata dall'esercito e dalla polizia. C'era gente che piangeva, gente furiosa, gruppi di sciacalli che si aggiravano lungo le transenne presidiate da agenti in assetto di guerra. E poi c'erano i morti per terra. Un clochard in carrozzella singhiozzava. Mi è rimasto impresso. Lui era sempre lì a chiedere l'elemosina. Aveva visto quel camion, aveva visto ogni cosa. Il giorno dopo c'era un sole bellissimo, ma era come se fosse ancora notte buia. Nizza è una città rumorosa, eppure c'era silenzio. I corpi martoriati sono stati rimossi. Al loro posto sono comparsi mucchietti di fori e candele accese. Il terzo giorno hanno riaperto le spiagge. Ma il silenzio rimane. Oggi (18 luglio) c'è stata una manifestazione per le vittime. Ancora silenzio. (Marco Pellegrini)

Nel 2016 ci sono stati molti altri attentati terroristici, fra gli ultimi quello al mercatino di Natale di Berlino del 19 dicembre e quello della notte di Capodanno a Istanbul.

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5-21 agosto: Olimpiadi di Rio e 7-18 settembre: Paralimpiadi

<p>Dopo le <strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Olimpiadi</strong>, terminate con <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/magazine/personaggi/news/g1198/olimpiadi-2016-medaglie-italia/">un medagliere di tutto rispetto</a>, ci sono state anche la Paralimpiadi. Trentanove medaglie, dieci d'oro, 14 d'argento e 15 di bronzo per 101 atleti iscritti ( 41 donne e 60 uomini) in 14 discipline. Uguale, Italia nelle prime dieci (nona) alle <strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Paralimpiadi </strong><strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">di Rio 2016</strong>. Non succedeva dal 1972, Giochi di Monaco. Parte del leone, nuoto e ciclismo. Sempre più disabili raggiungono le vette dell'agonismo: da Roma '60, quando parteciparono 400 atleti di 23 Paesi in 8 discipline, si è passati a 4.300 sportivi di 176 nazioni per 23 specialità a Rio. Ma quanti disabili fanno sport tutti i giorni in Italia? I tesserati per le federazioni sono oltre 12.500 (9.500 con handicap intellettivi, 3.000 fisici), ma sono soprattutto i non tesserati a dover superare i problemi maggiori per praticare un'attività: economici in particolare (l'attrezzatura è molto costosa). Chi non ha uno sponsor spesso deve ricorrere all'aiuto di volontari e benefattori. Alla recente, quinta Conferenza nazionale sulle politiche per la disabilità di Firenze il governo ha espresso la volontà di aumentare le risorse al fondo per la non autosuffcienza, che dovrebbe aiutare anche chi fa sport. Ma per parlare di pari opportunità in questo campo, la strada è ancora lunga... (<strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Stefano Rejec</strong>)<span data-redactor-tag="span" data-verified="redactor"></span></p>
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Dopo le Olimpiadi, terminate con un medagliere di tutto rispetto, ci sono state anche la Paralimpiadi. Trentanove medaglie, dieci d'oro, 14 d'argento e 15 di bronzo per 101 atleti iscritti ( 41 donne e 60 uomini) in 14 discipline. Uguale, Italia nelle prime dieci (nona) alle Paralimpiadi di Rio 2016. Non succedeva dal 1972, Giochi di Monaco. Parte del leone, nuoto e ciclismo. Sempre più disabili raggiungono le vette dell'agonismo: da Roma '60, quando parteciparono 400 atleti di 23 Paesi in 8 discipline, si è passati a 4.300 sportivi di 176 nazioni per 23 specialità a Rio. Ma quanti disabili fanno sport tutti i giorni in Italia? I tesserati per le federazioni sono oltre 12.500 (9.500 con handicap intellettivi, 3.000 fisici), ma sono soprattutto i non tesserati a dover superare i problemi maggiori per praticare un'attività: economici in particolare (l'attrezzatura è molto costosa). Chi non ha uno sponsor spesso deve ricorrere all'aiuto di volontari e benefattori. Alla recente, quinta Conferenza nazionale sulle politiche per la disabilità di Firenze il governo ha espresso la volontà di aumentare le risorse al fondo per la non autosuffcienza, che dovrebbe aiutare anche chi fa sport. Ma per parlare di pari opportunità in questo campo, la strada è ancora lunga... (Stefano Rejec)

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24 agosto: terremoto in Centro Italia

<p>299 morti e 26.000 persone che hanno perso la casa a causa del <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/magazine/firme/a1656/terremoto-anche-le-parole-servono-editoriale/">terremoto che ha colpito il Centro Italia</a>. Il 26 ottobre e il 30 ottobre ci sono state altre fortissime scosse e lo sciame sismico non si arresta.</p>
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299 morti e 26.000 persone che hanno perso la casa a causa del terremoto che ha colpito il Centro Italia. Il 26 ottobre e il 30 ottobre ci sono state altre fortissime scosse e lo sciame sismico non si arresta.

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12 settembre: tregua in Siria

Il ministro degli Esteri di Stati Uniti e Russia hanno annunciato  l'accordo per una settimana di cessate il fuoco in Siria, al fine di coordinare gli attacchi contro lo Stato Islamico (e prestare soccorso alle popolazioni allo stremo). L'inizio della tregua era fissato per lunedì scorso, così domenica se n'è approfittato per bombardare, senza coordinamento e alla «come viene viene». Almeno un centinaio (stime Bbc e Al Jazeera) sono le persone rimaste uccise durante i raid aerei. Una sessantina (e tra queste parecchi bambini) erano in un mercato di Idlib. In cinque anni di guerra in Siria sono morte mezzo milione di persone. La crisi umanitaria è tra le più drammatiche di sempre. (Stefania Miretti)
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Il ministro degli Esteri di Stati Uniti e Russia hanno annunciato l'accordo per una settimana di cessate il fuoco in Siria, al fine di coordinare gli attacchi contro lo Stato Islamico (e prestare soccorso alle popolazioni allo stremo). L'inizio della tregua era fissato per lunedì scorso, così domenica se n'è approfittato per bombardare, senza coordinamento e alla «come viene viene». Almeno un centinaio (stime Bbc e Al Jazeera) sono le persone rimaste uccise durante i raid aerei. Una sessantina (e tra queste parecchi bambini) erano in un mercato di Idlib. In cinque anni di guerra in Siria sono morte mezzo milione di persone. La crisi umanitaria è tra le più drammatiche di sempre. (Stefania Miretti)

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15 settembre: Angelina Jolie e Brad Pitt si separano

<p>Potevamo capirlo anche prima: lei a salvare il mondo, lui a fare il provolone sul red carpet. Ora si chiamano divergenze insormontabili. Ma erano i <strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Brangelina</strong>, divi patroni dell'amore universale. Come è stato possibile? <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/magazine/personaggi/a1832/angelina-jolie-brad-pitt-divorzio/">Analisi di uno scandalo non annunciato.</a><span data-redactor-tag="span" data-verified="redactor"></span></p>
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Potevamo capirlo anche prima: lei a salvare il mondo, lui a fare il provolone sul red carpet. Ora si chiamano divergenze insormontabili. Ma erano i Brangelina, divi patroni dell'amore universale. Come è stato possibile? Analisi di uno scandalo non annunciato.

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13 ottobre: Nobel per la letteratura a Bob Dylan

<p>La telenovela <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/magazine/personaggi/a2687/bob-dylan-patti-smith-nobel/">Bob Dylan-premio Nobel</a> aggiornata prevede che il cantautore ritirerà il riconoscimento il prossimo anno, quando «passerà» da Stoccolma per un concerto. E in quell'occasione terrà anche la lectio magistralis, come prevede il regolamento se si vuole entrare in possesso del denaro. Evidentemente l'assegno di 8 milioni di corone (poco meno di 900.000 euro) fa gola anche a una rockstar. Potrà spenderlo come preferisce: non ci sono vincoli a riguardo. La noncuranza con cui la star ha accettato il titolo non sarà piaciuta a chi l'ha premiato, ma una volta che si è espressa, la Fondazione non può ricredersi, salvo decesso dell'interessato. Di certo non gliene daranno un altro: del resto, l'unica a vincerne due, in due diversi ambiti (chimica e fisica), è stata Marie Curie. (<strong data-redactor-tag="strong" data-verified="redactor">Stefano Rejec</strong>)<span data-redactor-tag="span" data-verified="redactor"></span></p>
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La telenovela Bob Dylan-premio Nobel aggiornata prevede che il cantautore ritirerà il riconoscimento il prossimo anno, quando «passerà» da Stoccolma per un concerto. E in quell'occasione terrà anche la lectio magistralis, come prevede il regolamento se si vuole entrare in possesso del denaro. Evidentemente l'assegno di 8 milioni di corone (poco meno di 900.000 euro) fa gola anche a una rockstar. Potrà spenderlo come preferisce: non ci sono vincoli a riguardo. La noncuranza con cui la star ha accettato il titolo non sarà piaciuta a chi l'ha premiato, ma una volta che si è espressa, la Fondazione non può ricredersi, salvo decesso dell'interessato. Di certo non gliene daranno un altro: del resto, l'unica a vincerne due, in due diversi ambiti (chimica e fisica), è stata Marie Curie. (Stefano Rejec)

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8 novembre: Donald Trump eletto presidente degli Usa

<p>E così ha vinto lui: The Donald. Non «malgrado» le <a data-tracking-id="recirc-text-link" href="http://www.elle.com/it/magazine/personaggi/a2291/donald-trump-frasi-piu-scandalose/">dichiarazioni imbarazzanti su donne, minoranze, dazi e muri</a><a href="http://www.elle.com/it/magazine/personaggi/a2291/donald-trump-frasi-piu-scandalose/">su donne, minoranze, dazi </a><a href="http://www.elle.com/it/magazine/personaggi/a2291/donald-trump-frasi-piu-scandalose/">e muri</a>, ma proprio «per» quelle. Dando voce alla classe media che sconta più di tutti l'iniquità del sistema americano e i forgotten men delle periferie industriali e rurali. Di pura razza bianca.</p>
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E così ha vinto lui: The Donald. Non «malgrado» le dichiarazioni imbarazzanti su donne, minoranze, dazi e murisu donne, minoranze, dazi e muri, ma proprio «per» quelle. Dando voce alla classe media che sconta più di tutti l'iniquità del sistema americano e i forgotten men delle periferie industriali e rurali. Di pura razza bianca.

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5 dicembre: dimissioni di Matteo Renzi

Matteo Renzi dimissioni
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Matteo Renzi lascia la poltrona di premier dopo la sconfitta al referendum costituzionale e passa il testimone a Paolo Gentiloni.

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