L'Italia che mette in campo talento, passione, un fenomenale senso per il bello e l'ossessione per il nuovo ha già vinto le Olimpiadi 2016. Sapevate che la cerimonia di apertura nonché chiusura deu Giochi olimpici è made in Italy? L'ha preparata la Filmmaster, azienda italiana che è ormai un gigante internazionale dell'entertainment e ritira premi a man bassa, in joint venture con un'omologa brasiliana.

1. Silvia Aymonino, Filmmaster

Considerata la straripante carica dei brasiliani e il Maracanã, lo stadio dell'evento che già di suo fa spettacolo, la Filmmaster sgrana numeri impressionanti: 12.000 ballerini e performer da vestire e dirigere, 1.500 ore di prove, 3.000 chili di fuochi d'artificio. «Se nonostante tutto questo, hai tutto sotto controllo vuol dire che stai andando troppo piano», scherza Silvia Aymonino, costumista di lungo corso per il teatro, l'opera e il cinema e oggi responsabile dei costumi della cerimonia olimpica per la Filmmaster.

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Diana Bagnoli e Giulio Panella
Silvia Aymonino, responsabile dei costumi della cerimonia olimpica di Rio.

«Sono arrivata a Rio a settembre, con l'executive producer Marco Balich (che firma la cerimonia di inaugurazione e chiusura delle Olimpiadi prodotte da CC2016, ndr) e, giorno dopo giorno, ho costruito da zero l'organizzazione: all'inizio lavoravo in un villino del '900, sgarrupato e molto poetico, poi ho continuato a cambiare location via via che aumentavano le persone coinvolte e la massa dei prototipi dei costumi esplodeva, per arrivare negli enormi garage al Maracanã in cui siamo ora».

Si è mai chiesta, Silvia, perché abbiano chiamato degli italiani? «Perché siamo capaci di dare valore attraverso i dettagli e le rifiniture, e perché sappiamo essere il cardine tra situazioni perfettamente pianificate sulla carta e il possibile che può sempre accadere: nei momenti in cui un fatto imprevedibile disturba un equilibrio dato, un italiano sa prendere le decisioni giuste».

2. Annalisa Brandolini, Technogym

Lavoreranno corpo a corpo con gli atleti, invece, gli italiani della Technogym: partita trent'anni fa da un piccolo garage e scelta per la prima volta per Sydney 2000 come fornitore ufficiale delle palestre in cui gli atleti si allenano, da allora non ha mai smesso di vincere e, con Rio 2016, le Olimpiadi che si è portata a casa, cioè a Cesena, sono diventate sei.

Annalisa Brandolini stavolando a Rio insieme a 50 personal trainer del team: è la sua ottava volta in Brasile ed è emozionata all'idea di essere nuovamente travolta da «quella mescolanza di energia, gioia e dolore, natura esplosiva e caos che si respira solo lì». La aspettano le 15 palestre, attrezzate con 1.200 macchinari ultratecnologici collegabili via cloud al piano di allenamento degli atleti. «Ho già lavorato a due Olimpiadi, quando gli atleti si muovono sulle macchine compiono gesti divini nella loro precisione, e già questo è uno spettacolo pazzesco».

3. Stefania Stroppiana, Mondo

Spettacolo e record sono quel che ora si aspettano alla Mondo, l'azienda piemontese che ha posato la pista d'atletica,dopo aver montato quelle di tutte, ma proprio tutte le edizioni precedenti, sin da Montreal 1976. «Ma quest'anno l'abbiamo fatta di un blu intenso, prima volta assoluta che questo colore arriva su una pista delle Olimpiadi», svela Stefania Stroppiana, che siede nel consiglio di amministrazione e che a Londra ebbe «l'onore assoluto», ricorda, «di portare la fiaccola. Sulle nostre piste si è fatta la storia dell'atletica, con più di 250 record stabiliti», correndo, lanciando, saltando.

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Stefania Stroppiana, sulla pista di atletica di Rio.

4. Annalisa Colletto, Piscine Castiglione

Intanto è la città tutta che adesso corre per consegnare in tempo gli impianti. Un'azienda italiana che, dalle parti di Mantova, realizza piscine prefabbricate con un alto grado di innovazione è stata scelta per creare le vasche del nuoto, la pallanuoto, i tuffi, il sincronizzato. Scelta perché le sue vasche si montano in tempi da record, visto che sono costruite a moduli e che altrettanto facilmente si smontano e rimontano da un'altra parte.

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Annalisa Colletto, ingegnere chimico.

«Per la prima volta alle Olimpiadi, le finali del nuoto si terranno in una vasca d'acciaio», dice Annalisa Colletto, ingegnere chimico e dirigente della Piscine Castiglione, che in realtà è creatura di terra, visto che ha corso 21 maratone. «Credo però che la ragione vera per cui siamo stati scelti noi è che garantiamo precisione millimetrica, essenziale in uno sport dove un record del mondo può essere contestato perché la vasca è più corta di qualche millimetro».