Dopo i recenti cambi di cast e gli abbandoni clamorosi (vedi alla voce Arizona Robbins e April Kepner, interpretate dalle attrici Jessica Capshaw e Sarah Drew) Grey's Anatomy, il medical drama creato da Shinda Rhimes che ci strazia il cuore e ci fa consumare chili e chili di fazzoletti da più di una decina d'anni, non se la sta passando bene. A complicare le cose c'è una recentissima ricerca pubblicata sulla rivista Trauma Surgery & Acute Care Open.

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Lo studio, realizzato dai ricercatori del St. Joseph's Hospital & Medical Center di Phoenix, ha messo a confronto 290 pazienti del Seattle Grace Hospital, apparsi in 269 episodi di Grey's Anatomy (ovvero le prime 12 stagioni, dal 2005 al 2016) con 4812 pazienti reali, presenti nella banca dati nazionale Usa Trauma 2012.

È stato scoperto che il tasso di mortalità è stato 3 volte più alto (22%) in Grey's Anatomy che nella vita reale (7%) e anche per il resto la serie non è assolutamente realistica: ad esempio la maggior parte dei pazienti della serie, ben il 71%, è passata direttamente dal pronto soccorso alla sala operatoria. Nella realtà questo non accade: solo il 25% dei veri pazienti infatti è stato subito trasferito dal pronto soccorso e operato.

Stesso discorso per i feriti gravi, che guariscono in tempi velocissimi: in Grey's Anatomy la metà dei pazienti ha trascorso una meno di una settimana in ospedale, mentre nella realtà è successo solo al 20%. Senza contare l'abbondanza diagnosi sempre azzeccate al primo colpo malattie rare incluse (vero Dr. House?), lesioni bizzarre, operazioni al limite delle possibilità umane e la frequenza inverosimile di disastri di massa.

È più che comprensibile, spiegano i ricercatori, che nel corso delle puntate si verifichino forzature per adattare la realtà di un ospedale al format tenendo anche presente la necessità di creare suspance. Ma c'è un risvolto inaspettato: la percezione della realtà potrebbe uscirne distorta, con inevitabili ripercussioni sulle aspettative dei pazienti (veri).

Insomma, Grey's Anatomy potrebbe creare nei telespettatori false speranze che, scontrandosi con la vita vera, potrebbero essere deluse e questo, in un'epoca in cui la soddisfazione del paziente è una componente importante per le decisioni in materia sanitaria, almeno per quanto riguarda gli States, potrebbe essere un problema. Molto, molto reale.