Ministro della Salute dal 2013, Beatrice Lorenzin sognava di fare l'antropologa. L'esponente ora più famosa del Nuovo centro destra con Angelino Alfano, in qualche modo c'è riuscita. Occuparsi di salute pubblica e fare scelte dirimenti per promuovere la salute delle donne e la medicina di genere è una delle sue battaglie. «Perché se è vero che viviamo più a lungo degli uomini, è altrettanto vero che spesso abbiamo un maggior numero di anni di vita in cattiva salute. Promuovere l'approccio di genere è dunque importante per garantire equità e appropriatezza della cura a tutte le donne». Lorenzin, madre di due gemelli di appena un anno, vive ogni giorno sulla sua pelle la complicata quadratura tra lavoro e famiglia. Eppure, seppur a suo agio nel ritmo forsennato della politica, ha un sogno: «Portare i miei bambini a vivere in un luogo tranquillo. Le nostre vite ci passano davanti e non riusciamo più ad afferrarle: questo non è sano». E se lo dice lei possiamo crederci.

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Nel nostro sondaggio sull'ambizione, le donne accettano la scelta di non diventare madri per essere più libere, ma non apprezzano chi sacrifica i figli in nome della carriera.

Le donne non devono rinunciare né alla maternità né alle proprie ambizioni. Viviamo ancora un profondo tabù sul potere, letto come "maschio", sporco, brutto e cattivo, mentre la donna è angelica, portatrice di grazia e non può rinunciare alla sua natura materna. Il potere invece è neutro. Le donne sono materne e accoglienti anche senza figli, così come le madri possono gestire il potere con maggiore sensibilità.

Ancora oggi però non è facile: e non basta un bonus da 80 euro per fermare la denatalità

La maternità, in un Paese senza figli come il nostro, deve essere considerata un prestigio sociale. Il Bonus, nato  come supporto alla natalità, deve aumentare. La politica e il governo devono garantire pari opportunità nell'accesso al lavoro, la valutazione del merito e servizi sociali adeguati, a partire dagli asili, in aiuto alle famiglie. In Italia le donne non lavorano e non fanno figli: aiutarle a realizzare se stesse, aumenta la natalità.

Nel nostro sondaggio, tra le qualità desiderate le italiane hanno messo l'autostima.

Non mi sorprende, la partita per le donne è la fiducia in se stesse, la capacità di riconoscere le proprie leadership, sapere fare squadra con le altre. Servono anche nuove regole. Per questo sono stata tra le promotrici della legge sulla doppia preferenza nelle elezioni amministrative: le donne dovevano entrare con libertà nello spazio pubblico e non accedere solo per cooptazione. Questo è un cambio di marcia e di educazione rispetto al passato.

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Le lettrici di Gioia! sono pronte: non hanno paura delle donne ambiziose, la vittoria di una è considerata un vantaggio anche per le altre.

Bello! Donne contro le donne è un altro stereotipo da scardinare. Se c'è un fondo di verità è dovuto al fatto che non siamo state abituate a vedere una di noi che vince "in squadra", a vedere percorsi in cui le donne si affermano con le altre e non contro. Vero però che le donne devono imparare a costruire le alleanze, parlare di potere, confrontarsi. Centinaia di club elitari nei secoli lo hanno insegnato ai maschi, alle ragazze più o meno giovani manca una gestione e una pratica di potere: però bisogna darsi da fare, è tempo di agire.

Lei come sta agendo?

Per esempio ho rivoluzionato il Consiglio superiore di Sanità: metà uomini e donne, con il presidente donna, ed è la prima volta in assoluto che ciò accade. Oltre il 50 per cento dei presidenti delle singole sezioni sono donne. Non l'ho fatto per rivendicazione, ma per senso di responsabilità, volevo i migliori talenti nel Consiglio, ma arrivavano solo candidature maschili. Mi sono chiesta: possibile non ci siano scienziate donne? E allora sono andata a cercarle e le ho nominate.

Più ambizione per tutte.

Decisamente. Senza non scoprivamo la penicillina e portavamo ancora il bustino, l'ambizione è la linfa del nostro tempo. La linea di partenza deve essere uguale per tutti, ma chi vale di più deve essere premiato, il livellamento soffoca il talento, una società senza riconoscimento del merito si chiude in se stessa.

Come vuole essere ricordata?

Come il ministro che ha messo in cantiere le riforme che nei prossimi dieci anni terranno insieme il sistema sanitario.

Niente male come ambizione. Cosa direbbe oggi a sua figlia se fosse adolescente? 

Le direi di rispettare se stessa e di volersi bene.