Conosco Anna Dello Russo dalla fine degli anni Ottanta, quando abbiamo condiviso per qualche mese una scrivania in una piccola stanza di una grande redazione. Mi colpì subito la sua passione per la moda. Una cosa fisica. «Io gli abiti ho bisogno di toccarli», mi diceva sempre, «solo così posso capirli». Io che di vestiti mi limitavo a scrivere senza particolari rapporti fisici se non qualche timida carezza a un cappotto o un abito da sera su un manichino, trovavo questo suo rapporto viscerale un tantino esagerato ma molto speciale.

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Anna Dello Russo è fashion director di Vogue Giappone ed è stata una delle prime blogger superstar: su Instagram ha un milione e mezzo di follower.

Qualche anno dopo la intervistai per Elle, credo per prima: parlava della moda e la indossava in un modo così sorprendente, spiritoso, intelligente che ne venne fuori uno dei miei pezzi migliori. E sono davvero orgogliosa che l'abbia inserito nel suo AdR Book: Beyond Fashion (edito da Phaidon è in vendita dal 23 febbraio fino alla fine d'aprile 2018 in esclusiva su Net-A-Porter, da maggio si troverà nelle librerie).

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La cover del libro di Anna Dello Russo AdR Book: Beyond Fashion.

Più che un libro è una scatola delle sorprese. La apri e Anna è lì con te. Ci sono pagine pop up illustrate e lei nelle figurine come i calciatori, i suoi servizi migliori e le pagine del diario privato, i look per strada, la casa, lei come manga o bambolina...

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First copy of #adrbook Beyond Fashion edited by @phaidonsnaps cover by @luigiandiango 🎥🎬❣️ artdirection by #Luca stoppini💻 ❣️Photo editor #sabinopantone 🙏❤️❤️❤️illustration by @lula_herself 📸📷 pics by @morellibrothers 🤸‍♂️🤸‍♀️💞interview by @marchettisimone and @cesarecunacciaofficial ❤️❤️❤️☎️ available from 24February exclusively on @netaporter 📲📚🙏❤️❤️❤️Un post condiviso da Anna Dello Russo (@anna_dello_russo) in data: Feb 12, 2018 at 11:47 PST

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Durante la presentazione di questa magic box il 24 febbraio 2018 c'è anche il lancio della nuova edizione del video musicale Fashion Shower, Welcome to my Closet (madrina La Pina, di Radio DeeJay) e, eventi imperdibili, l'asta organizzata da Christie's (30 look completi) e la vendita di circa 150 outfit su Net-A-Porter per un totale di più di 300 pezzi usciti dal guardaroba personale di Anna Dello Russo (il ricavato della vendita di abiti sul sito andrà alla British Fashion Council Education Foundation: borse di studio per giovani), una capsule collection firmata Swarovski (grande sponsor di tutte queste iniziative). I prezzi, garantisce lei, sono assolutamente popolari, anche 50 euro. «Voglio vederli addosso alle ragazzine», mi ha raccontato quando sono stata a casa sua per vedere con i miei occhi il mitico "repulisti".

Urge una descrizione: la casa di Anna Dello Russo, che mi accoglie in pantapigiama scozzese, maglioncino di cashmere e ciabatte Adidas con calzini,è ovviamente piena di roba. Gli armadi sono ovunque (ce n'è uno anche sul terrazzo, lì ci stanno tute e scarpe per lo sport). Nel casino, l'ordine è perfetto, con divisione per argomenti: le giacche militari tutte assieme, come gli abiti da sera, le felpe, le camicie, i cappelli da capitano piuttosto che quelli da cow boy. E il bilocale confinante è un appartamento solo per i vestiti.

Non sembra che tu abbia eliminato molto.

Guarda dentro gli armadi, ora c'è un sacco di spazio vuoto che si sta già riempiendo di cose nuove. Prima aprivi le ante e la roba esplodeva fuori.

Spiegami come funziona la gestione del tuo guardaroba.

Quello che vedi qui è una parte: ho due case a Bari, dove tengo il resto.

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Anna Dello Russo fotografata a Parigi durante una fashion week.

Una curiosità: ti compri tutto?

Quasi tutto, perché mi piace possedere. Ma molti vestiti sono imprestati. Ora sto aspettando che mi arrivino gli outfit studiati per le prossime fashion week. Ho tutto nella mia testa, mi preparo per mesi. Durante gli shooting fotografo tutto quello che mi piace così mi faccio un'idea di quello che vorrò mettermi e poi scelgo questo, questo, questo, questo...

E tu presti mai i tuoi vestiti?

Scherzi? Non hanno mai voluto vedere altre che me. Me li hanno chiesti per film o come esempi per quando faccio le consulenze ma non sono mai usciti dal mio guardaroba se non su di me. Sono la mia vita.

Ma come hai fatto a scegliere gli abiti da "eliminare"?

Ci ho messo un anno per fare l'editing. Ho affittato un enorme magazzino e ho portato lì tutto: sarebbe stato impossibile costruire i look completi: una scarpa era qui, un cappello da un'altra parte... Non puoi capire la roba che usciva da tutte le parti, non riuscivamo ad azzerare niente. A un certo punto ho detto a quelli che mi stavano aiutando, venite con le valigie e i camion e portatevi via quello che volete.

E alla fine ce l'hai fatta?

Dopo aver regalato, fatto donazioni, smistato, ho fatto una serie di appuntamenti per trovare le persone giuste per il progetto che avevo in mente. Alla fine ho scelto Christie's per la parte più istituzionale: all'asta ci sono pezzi più filologici anni Ottanta e Novanta. Sono tutti stupiti perché sono molto minimal rispetto alla mia immagine. Ma sono veri, autentici. Io allora ero così, rigorosissima. A Net-A-Porter, invece, ho dato i pezzi più flashy, degli anni Duemila, più adatti alle ragazze. Appartengono al momento in cui ho dato fiato alle trombe!

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Anna Dello Russo resta la regina incontrastata dello street style internazionale.

Chissà che fatica!

Un lavoro micidiale. Ho dovuto ribaltare casa per trovare tutto e fare un lavoro storiografico serio. Di qui sono passati trent'anni di storia della moda e del costume. Per fortuna io mi ricordo tutto: qui manca questo, lì quello, ma vai a ritrovare il body di Armani dell'81. Magari è finito nel cassetto della lingerie. È stato come fare il restauro della Cappella Sistina.

Non ti è dispiaciuto?

No, è stato liberatorio. La quantità era diventata spropositata, avevo bisogno di alleggerirmi. La molla è stata l'arrivo di Angelo, il mio fidanzato. Mi ha chiesto: dove metto i miei vestiti? E io: non c'è posto. E lì ho capito che dovevo fare qualcosa. E poi io odio il vintage e incominciava a esserci aria di vintage nei miei armadi. I vestiti sono anime vive, devono camminare addosso alle persone, se stanno lì si cadaverizzano.

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Prima d'ora avevi mai pensato di fare una grande vendita?

Mai, i figli non si vendono. Questa volta è diverso, va tutto in beneficenza. Ho dovuto cedere perché io, che mi considero una collezionista, mi rendo conto che nell'accumulare c' è qualcosa che non va. Quando non hai più la forza di cercare nel mucchio è arrivato il momento di dare, prima che qualcun altro butti via al posto tuo. È una staffetta: vorrei passare tutto alle giovani e avere più tempo per guardarmi intorno. Per fare questo ho sacrificato molto della mia vita. Lo rifarei.

Stiamo parlando di anni e anni: quando è iniziato tutto?

Nel 1988 arrivo a Milano da Bari con le mie collane d'ambra e coralli. Qui era solo nero e minimal e mi sono adeguata. Ho buttato una pietra sopra il mio pacchianume meridionale. Io sono una fashion victim e allora il diktat, perché quello era, non una tendenza, diceva cappotto nero di Yohji... Dovevo farmi accettare.

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E la svolta?

Dopo dieci anni nel tunnel nero (Suzy Menkes diceva che alle sfilate sembrava di essere a un funerale) ho visto uno spiraglio quando è iniziato il web. Ho pensato: qui cambia tutto. Con questo nuovo canale puoi dire cose diverse. E, dopo la serietà, potevo divertirmi. Ho incominciato a mettere i vestiti che avrei sempre voluto indossare.

E ora che succede?

Penso di avere fatto il giro completo, e di avere detto tutto. Il mio messaggio di leggerezza è passato, ma dietro c'è tanta disciplina, amore, devozione. Quando vedo certo pressapochismo di oggi esco pazza. Io ce l'ho messa tutta, ora sono stanca, non posso più sapere ogni cosa come prima. Potevo farti la mappa delle città del mondo e dirti dove trovare il migliore tex, o il manga, o il latex... Sono una secchiona. Per fortuna la moda mi mette ancora ko, è un vulcano creativo che mi sbalordisce. Ma io sto cambiando: metto lo stesso vestito anche due volte, cosa che non facevo mai prima. Ora guardo le ragazze, belle, vestite benissimo, veloci, potresti scriverci un libro di tendenze ogni giorno, e mi dico: è tutto da rifare, è il loro momento.

La capsule collection di Anna Dello Russo per Swarovski

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La tiara qui sopra fa parte della capsule Atelier Swarovsky by Anna Dello Russo progettata insieme a Nadja Swarovski (è nell'executive board dell'azienda di famiglia). Anna: «Per me Swarovski è glamour, sogno, magia. Di Nadja mi piace la sua capacità di combinare etica e estetica». Nadja: «Anna è una forza ispiratrice travolgente». Entrambe sono fan delle nuove generazioni. Per questo tutti i proventi dell'asta di Christie's andranno alla Swarovski Foundation Scholarship Program a sostegno dei futuri talenti che lavoreranno nella moda.