«C'è qualcosa che Matilda De Angelis non sappia fare?», si chiede, vagamente elettrizzata, la giuria internazionale incaricata di motivare l'investitura della giovane attrice bolognese come Shooting star italiana dell'edizione del Festival del cinema di Berlino che si svolge dal 15 al 25 febbraio 2018. «Attrice, cantante, musicista, Matilda ha lasciato i membri della giuria sbalorditi con la forte interpretazione di Veloce come il vento», continua solennemente il testo.
Lei, seduta davanti a me, ride e sembra una bambina mentre abbozza un maldestro: «Non me la ricordavo». Poi la sua schiettezza travolgente ha la meglio sulla modestia: «Be', sono parole che mi rendono fiera e contenta, perché è stato preso in considerazione anche il mio impegno di musicista (era la cantante del gruppo bolognese Rumba de bodas, ndr), senza contare che gli attori italiani che sono venuti prima di me (Stefano Accorsi, Alba Rohrwacher, Alessandro Borghi, ndr) hanno tutti avuto fin qui una bellissima carriera».
Che cosa vuol dire essere una Shooting star? Me lo spieghi come se fossi una zia anziana.
Significa andare a Berlino in rappresentanza del proprio Paese, come una specie di astro nascente, un'artista che si è distinta negli ultimi anni per performance o film che hanno avuto una risonanza particolare. Una giuria internazionale di direttori di casting, produttori e registi ha scelto me insieme ad altri nove attori di altri Paesi.
Chi o che cosa si sente di rappresentare su quel red carpet?
Ne stavo parlando l'altro giorno con il mio ragazzo, anche lui è un attore e ha la mia stessa età (Andrea Arcangeli, ndr): mi piace l'idea di rappresentare una nuova leva di attori under trenta, molti dei quali, e non parlo di me, hanno qualità straordinarie e l'ambizione di cimentarsi anche all'estero senza sensi di inferiorità: consideri soltanto che ai David dell'anno scorso eravamo nominate in quattro, tutte ventenni, accanto a icone del cinema italiano come Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti.
Ha appena finito di girare la terza e ultima stagione di Tutto può succedere.
Dopo essere stata sul set per cinque mesi, quasi ogni giorno, ora penso che si aprirà davvero una fase nuova della mia vita. È stata un'esperienza emozionante e istruttiva. Detta come va detta: ho imparato a fare il meglio nel minor tempo possibile. È stato importante anche emotivamente, perché ho lavorato per tre anni con mio fratello, che era pure lui nel cast. Insieme abbiamo condiviso tanto: è diventato più di un fratello, il mio migliore amico, se penso che tutto è finito mi viene da piangere. Chissà: quando avremo figli o nipoti, ci guarderemo una puntata insieme pensando a quanto eravamo giovani e carini.
Come vive questi sradicamenti da un set all'altro?
Li affronto come affronto, faccia gli scongiuri, l'idea della morte. Mia mamma mi ha sempre detto: quando succederà, voglio che tu faccia una festa, ricordando la vita meravigliosa e la fortuna che ho avuto, scaccia così la tristezza per avermi perso. È il mio atteggiamento anche nelle cose piccole: piango perché sono emozionata, iperemotiva, ma guardo avanti.
Si dice che sui set si apparti spesso, con musica e auricolari.
La musica mi aiuta a evocare i personaggi. In Veloce come il vento ascoltavo un sacco di dub e reggae: un mix potente malinconico e allo stesso tempo arrabbiato, così immaginavo il ruolo di Giulia, la pilota-bambina.
E la colonna sonora di Matilde di Youtopia?
Il film uscirà a il 25 aprile 2018: Matilde è una diciassettenne che mette all'asta la sua verginità, innamorata di un avatar dentro un videogioco. Per lei ho ascoltato i Radiohead: è provato che le loro canzoni sono le più deprimenti della storia della musica. Per Stella di Una famiglia, invece, mi ero lasciata trascinare dal rock anni 80 degli Strokes, quelle chitarrone malinconiche. Insomma, faccio tutti personaggi di una tristezza cosmica.
Poi c'è Soledad di Vita spericolata, anche lei presto al cinema.
Oh, finalmente mi cimenterò con un personaggio comico, grottesco e molto femminile: una divetta del cinema in tacco dodici e seta blu. Mi sono fatta una compilation tra le più tamarre immaginabili. Ma guardi che dentro di me queste ragazze ci sono tutte: c'è la depressona dei Radiohead, la tamarra e pure quella incazzosa degli Strokes che dà le testate contro il muro.
Ora cosa sta ascoltando?
Ho un po' di rigetto per la retorica: ascolto musica ambient, elettronica, niente testi, devo fare pulizia. Conoscendo bene l'inglese le parole mi portano via. Se Tom York canta: «I'm a creep», ecco che comincio anch'io a sentirmi una sfigata pazzesca.
Ha paura di perdere la sua spontaneità?
L'ho già persa: mi piacerebbe essere ancora la ragazza che suonava il violino a piedi scalzi con gli amici in piazza Dam ad Amsterdam, non perdere mai del tutto l'animaletto selvatico che vive dentro di me. Ma la gente non vuole vedere questo, per cui finisci col crearti una maschera. Non lo trovo così sbagliato, ma se mi riguardo le foto di quando avevo sedici, diciassette anni, penso: Dio mio, quanto mi sono imborghesita!
Va a Berlino con una responsabilità in più: rappresentare la lettera manifesto di Dissenso comune, contro le molestie sui luoghi di lavoro, di cui è firmataria insieme ad altre 123 attrici italiane.
Non so quante possibilità avrò di poterne parlare, ma mi farò volentieri ambasciatrice di questa battaglia ogni volta che capiterà. Ne vado molto orgogliosa.
Troppo poco, troppo tardi, dice chi contesta la lettera.
Che cosa significa troppo tardi? È un fenomeno vivo e radicato nella società, l'impegno deve essere continuo. Non è mai tardi per lottare contro le ingiustizie: oggi, mentre facciamo questa intervista, è la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, una delle pratiche più agghiaccianti e diffuse. Occorre allargare lo sguardo. Il fatto che sopraffazioni e molestie siano accadute a donne ricche e bianche ha fatto sì che il mondo si indignasse solo ora. Ma pensi alle migliaia di ragazze che all'altro capo del mondo vengono violentate ogni giorno mentre cercano di scappare dai Paesi in guerra. Questa battaglia non è un trend o una moda da cavalcare sui social. Meglio ora che mai. E meglio una posizione ponderata e condivisa, magari anche dai tanti uomini puliti e volenterosi che si sono finora sentiti esclusi, che mille dichiarazioni solitarie.
Matilda De Angelis sulla copertina di Gioia!
Matilda De Angelis è anche sulla copertina del n. 6 di Gioia! Il suo look: abito di lana e seta con ricamato di perline, orecchino logato, choker con stella di cristalli, collane lunghe e anello doppio con scritta J'Adior, tutto Dior; orecchini d'oro bianco con diamanti e, al collo, tennis d'oro bianco e diamanti, tutto Recarlo (Foto Andrea Gandini. Styling Camilla Rolla. Ha collaborato Veronica Campisi. Trucco Giovanni Iovine @ WM Management using Clinique. Capelli Giovanni Iovino @ MH Artist using Cotril). E il make up? Viso levigato e impeccabile con il fondotinta Beyond perfecting foundation + Concealer e il correttore Beyond perfecting super concealer camouflage + 24-hour wear. Sulle ciglia High impact lash elevating mascara nella tonalità black. Guance vivaci con il fard Cheek Pop nel tono peach pop. Tutto Clinique.