Per chi crede nei segni del destino, la sua impennata da cometa nel firmamento un po' blindato del cinema italiano, da Jeeg robot a Verdone passando per un David di Donatello (scippato a stelle della magnitudo di Valeria Golino e Juliette Binoche), era cosa già scritta, come in una favola: da piccola dalla sua finestra, anziché il cielo di Roma, Ilenia Pastorelli si perdeva a contemplare un gigantesco manifesto di Viaggi di nozze. «Doveva essere abusivo perché è rimasto lì anni, sempre più sbiadito e accartocciato, ma la faccia di Carlo Verdone continuava a fissarmi», ricorda l'attrice romana lanciata da Grande fratello 12, che ora il regista romano ha voluto accanto nel suo ultimo film Benedetta follia.

Ilenia Pastorellipinterest

Ma lei alle favole mica ci crede. «Sono sempre stata abbastanza consapevole che le principesse non se la cavino tanto meglio delle altre. Credo più a certi errori che sul momento mi sono ripromessa di non ripetere, ma che poi, visti in prospettiva, sono quelli che mi han portato fin qui».

E invece sembra più una perfezionista: Verdone dice che il primo giorno sul set già sapeva l'intero copione a memoria.

Le mie parti e le sue. Se è per questo so le battute di ogni suo film, saprei rifare persino le espressioni dei personaggi.

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Ilenia Pastorelli, 32 anni, con Carlo Verdone, 67.

Ha anche aggiunto che era perfetta così, e che è l'attrice che ha dovuto dirigere di meno su quel set.

Quel copione l'avrò letto centomila volte: sono una che si è sempre data da fare, da quando ero molto piccola, non mi ha mai spaventato il lavoro duro.

Col vantaggio che i co-sceneggiatori (gli stessi di Lo chiamavano Jeeg robot, ndr) le hanno cucito la parte addosso: niente male per un'attrice al suo secondo film.

Dovevo dimostrarmi all'altezza della situazione, ho studiato più che ho potuto, ho cercato di metterci tutta me stessa.

Chi è Luna, il suo personaggio nel film?

Una ragazza molto sveglia, che ha dovuto crescere in fretta. Un po' borderline: sempre lì in bilico tra male e bene, tra oscurità e luce. Fa la coatta, ma è solo una difesa.

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Claudio Porcarelli
Ilenia Pastorelli con Carlo Verdone in una scena di Benedetta follia, al cinema dall\'11 gennaio 2018.

Qual è stata la parte più difficile?

La mia difficoltà è sempre la stessa: quella di rappresentare la sofferenza. Piccola, come in questo caso, o grande, come in Lo chiamavano Jeeg robot. Il dolore mi mette in difficoltà.

Ha sviluppato una tecnica?

Un tempo pensavo al mutuo e ai vari problemi economici. In fondo non è tanto lontano dal metodo Stanislavskij.

E ora?

Lo stesso. Il punto è che nella vita non sono per niente una piagnona: ho imparato a darmi una serie di priorità.

Si è chiesta cosa abbia visto in lei Verdone?

Credo che abbia apprezzato la mia schiettezza.

E una straordinaria vis comica, a giudicare dai trailer.

Quella viene fuori ogni tanto. Già a scuola mi piaceva imitare i professori, ma non per far ridere. Ho questo bisogno spasmodico di sdrammatizzare, di non intristire me e gli altri.

Il confronto con Claudia Gerini è dietro l'angolo.

Per carità. I confronti mi fanno paura.

E però nella storia del cinema italiano sono poche le attrici giovani e carine che hanno saputo giocare con il registro comico.

Anche perché, diciamocelo, a volte noi donne rimaniamo imprigionate nei nostri cliché: siamo poco brave a ridere di noi stesse. E, in generale, dovremmo imparare ad amarci di più tutte quante. Perché 'sti uomini mica ci aiutano, eh!

E lei, si ama?

A tratti. Recito pure un sacco di mantra per convincermi.

Dove li ha imparati? Al Grande fratello?

Lì ci sono andata solo per mettere via un po' di soldini. Ma non avevo ambizioni artistiche, contavo di restarci solo pochi giorni.

E invece ci ha trascorso cinque mesi.

Il Grande fratello viene visto da molti con un certo snobismo, ma per chi lo vive è un'esperienza: starsene chiusi in una casa con degli sconosciuti e mille telecamere addosso, ventiquattr'ore su ventiquattro, senza cellulare o computer, ti cambia, anche in meglio: hai tanto tempo per pensare, in qualche modo inizi a fare un percorso dentro di te, almeno io l'ho fatto. Ti devi confrontarecon il modo in cui gli altri ti percepiscono, senza alibi.

Poi è arrivato Jeeg robot a salvarla, con un David di Donatello: la sua storia ci aiuta a smontare molti pregiudizi. Le pesano?

Per carattere non me ne è mai importato niente, il pregiudizio è un vizio negli occhi di chi guarda, non un problema mio.

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Con Claudio Santamaria in una scena del film Lo chiamavano Jeeg robot.

Cosa ha pensato quando le hanno messo in mano il David?

Con tutte quelle nomination importanti pensavo di partecipare solo come spettatrice. Poi mi hanno chiamato e mi sono trovata sul palcodavanti a 'sto parterre pazzesco: Sorrentino, Verdone, Binoche... Ho pensato: «Mo' che je dico a questi?». Mi è venuta fuori 'sta frase: «Saluto Bobo Vieri!».Sempre quel bisogno di spezzare la tensione. Ora dica se non è una patologia mentale.

Qual è la cosa che la rilassa di più?

Il cappuccino di soia, mi rende proprio felice: mi prendono in giro, ma io ne prendo sei, sette al giorno, non so cosa mi rievochi. E poi l'amore: la cosa più bella del mondo è fare le cose con amore. Le persone lo capiscono e quasi sempre ricambiano.