«Sopratutto all'inizio, in pochi si aspettavano da me qualcosa di più di due begli occhi azzurri»: l'intervista a Giulio Berruti inizia nel più strano dei modi possibili, ossia da quelle verità scomode che nessun interprete vorrebbe mai ammettere. Invece, tra una pausa e l'altra delle prove del talent Dance dance dance (in onda su Fox Life e Tv8), l'ex star di Squadra antimafia parte proprio da lì: dai pregiudizi che accompagnano, fin dal principio, la sua carriera. Ce li racconta abbarbicato sul bracciolo di un divano, con il cappuccio della felpa ben calato sulla testa, quasi a voler nascondere i penetranti occhi di ghiaccio.

Effettivamente, su internet, il suo nome fa sempre rima con le parole "sex symbol", "fidanzato", "bello": quanto le pesa essere famoso prima di tutto per la bellezza?

All'inizio vivevo questo tipo di notorietà in modo più problematico: l'avvenenza non è certo un merito o qualcosa che si può guadagnare sul campo. Si nasce così. Adesso però che ho imparato a gestire il mio mestiere, ho capito che può essere una risorsa. D'altronde sono sempre stato un sostenitore delle basse aspettative.

In che senso, scusi?

Fa molto più rumore il successo di una persona sottovalutata da tutti, che non la bravura di una persona verso la quale le aspettative sono già molto alte. Soprattutto all'inizio, le aspettative nei miei confronti sono state molto basse. Ho quindi sempre lavorato per provare a stupire, per andare oltre alla mia immagine. D'altronde ognuno comincia come può, con quello che ha: nel mio caso il fascino ma non ho mai puntato sulla mia bellezza anche perché, fin da bambino, mi sono sentito un brutto anatroccolo.

Cos'è che non le piace di sé?

Non si tratta di difetti fisici o di particolari che non amo. Semplicemente, non mi sento così bello.

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Solitamente alle donne avvenenti vengono proposti soprattutto film romantici, mentre sono snobbate per ruoli più controversi e dark. È così anche per gli uomini?

Sicuramente c'è un po' di snobismo, ma va bene: ognuno deve portare dei pesi nella vita. A me è toccato questo che, tutto sommato, non è poi così pesante (ride, ndr).

È stato il desiderio di esprimersi più profondamente a spingerla a tentare la strada dello scrittore? So che sta scrivendo un romanzo, per Mondadori.

Quando reciti, dai voce alla volontà dell'autore. Ultimamente sentivo invece il bisogno di buttare fuori dall'anima qualcosa, di dire quello che pensavo. Dato che parlare da soli è un po' da matti, ho deciso di scrivere le mie riflessioni sperando che qualcuno li leggesse. Chissà, magari da matto passerò a genio! (ride, ndr) Battuta a parte, mi piaceva l'idea di comunicare un pezzetto di quel mondo che vedo con il cuore e con la mente, raccontando uno spaccato di vita.

Qual è il tema del libro?

È un romanzo di formazione: il protagonista è Nicola, un ragazzo che decide di partire per un viaggio insieme ad altri amici. Sono consapevole che è una formula già ampiamente indagata, ma non è cosa racconti, bensì come lo racconti, a fare la differenza. La storia è di pura finzione ma ci sono alcuni elementi autobiografici: è stata un'occasione per fare un percorso a ritroso, nella mia adolescenza, e rivivere momenti che sono stati molto significativi per me. Spero che i giovani possano riconoscersi nel romanzo e trovare utili gli spunti nel libro.

Qual è il messaggio sotteso?

A un certo punto nel libro Vittorio, ossia il medico con cui si interfaccia Nicola, dice: "Vedi quella tartaruga? È lenta e sgraziata, perché il guscio la rende così, ma è anche tutto ciò che lei usa per salvarsi e che sempre le salverà la vita". Con questa storia vorrei quindi dimostrare che non bisogna rinnegare le esperienze del passato, positive o negative che siano: fanno parte di noi e sono comunque una risorsa alla quale attingere.

Cosa l'ha spinta invece a cimentarsi di nuovo con il ballo, dopo l'esperienza di Ballando con le stelle?

Sicuramente la passione per la danza ma anche il beneficio che questa apporta al mio lavoro. L'attore si esprime infatti anche con il corpo e il ballo ti rende più sciolto, più duttile e persino più musicale. C'è infatti una musicalità anche nei testi dei film e delle fiction, che va espressa. Ballare mi spinge dunque a fare un lavoro su me stesso.

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Il cast di Dance, dance dance 2

Dance, dance, dance, il libro di Mondadori… se voleva stupire il suo pubblico, c'è riuscito.

E c'è dell'altro. A febbraio, durante la Settimana della Moda, presenterò un nuovo magazine: un mensile che parla agli uomini e di cui sono il direttore creativo.

Sul versante privato, invece? Su internet si legge tutto e il contrario di tutto…

Come un attore passa dal ruolo di prostituta a quello di sacrestano, anch'io sono stato di tutto per il popolo del web: single, fidanzato, gay, marchetta…

Le è pesato il gossip sul suo orientamento sessuale?

Non voglio definirmi gay o etero: non amo le distinzioni e non divido le persone tra etero e omosessuali, al massimo posso distinguere tra uomini fedeli e uomini stronzi. Quanto a me, sono un uomo e amo le donne, ma potete definirmi come volete.

Quanto le pesa che la sua vita sentimentale sia costantemente sotto i riflettori?

Credo che la vita privata sia un valore e vada protetta: non sono tra quelli che chiamano i fotografi per farsi immortalare al ristorante con la ragazza di turno. Né potrei mai andare in un contenitore tv per spiegare le ragioni di una rottura sentimentale. Queste cose le lascio fare agli altri: io non ne sono capace. L'amore è una cosa seria: bellissima e dolorosa al tempo stesso, e non può essere raccontata attraverso la formula del gossip. In passato alcune mie ex si sono sentite persino messe da parte proprio perché non volevo raccontare di loro alla stampa: pensavano non fossi fiero del nostro rapporto. Non era così. Il punto è che, se dai valore alla vita emotiva la tieni per te.

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