Può essere che 15 anni di vita al nord ti lavino via l'accento; ma il legame con la tua terra, quello no. Cresciuta "tra aranceti e limoni e l'odore del vento", Levante è talmente connessa alle sue origini da tatuarsele addosso (l'elefante di Catania, sul braccio sinistro). Misteriosa ancora per poco – passeggiare per Milano senza che qualcuno le chieda un selfie è ormai un'impresa – Claudia Lagona, questo il suo vero nome, a 30 anni è tornata "felicemente single" dopo un matrimonio con Bob Cornelius Rifo (il musicista mascherato dei The Bloody Beetroots) che comunque, «come tutte le cose che mi contraddistinguono, era stato una scelta d'amore». Cantautrice con lunga e verace gavetta alle spalle, finalmente esplosa nel 2013 con Manuale distruzione ("autofinanziato: 2.500 euro guadagnati facendo caffè al bar"), assurta all'olimpo delle grandi star grazie all'ultimo album Nel caos di stanze stupefacenti, oggi sotto i riflettori perché nuova giudice dell'undicesima edizione di X Factor (in onda su Sky Uno Hd ogni giovedì alle 21.15): "Per essere scelta ho dovuto fare anch'io un provino. All'inizio il programma mi sembrava macchinoso, poi mi sono emozionata. Sono molto empatica, mi faccio risucchiare".

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Marcello Junior Dino
Levante indossa in questa foto un abito di denim, Versus Versace.

Aveva detto: i talent mai.

Poi me l'hanno proposto, ci ho pensato e in una rara notte insonne mi son detta: «Se non lo fai te ne penti». È un modo per dare alle storie che racconto più possibilità di arrivare a tutti.

Non sembra un giudice severo.

Sono molto affettuosa e coccolona, mi piace il contatto.

Degli altri che pensa?

Che san giocare a poker meglio di me. Poi… Fedez è risoluto nel giudizio, Mara Maionchi la signora di fiuto che non le manda a dire; all'inizio mette soggezione. Manuel, l'intransigente dal cuore puro.

E di se stessa?

Mi è piaciuto riguardarmi in tv, mi sono riconosciuta. Mi lascio investire da quel che succede. Quando porti te stessa, sul serio intendo, puoi non piacere, ma non puoi sbagliare.

Vien fuori che anche lei, nel 2010, doveva gareggiare.

L'agente mi iscrisse ai provini, non mi presentai. Non amo competere, non in quel modo. Mi sono fatta strada piano, con un sacco di fatica, sbucciandomi le ginocchia. Ho dovuto cantare Vita di merda perché la gente si accorgesse di me.

Il termine "icona di stile" mi imbarazza un po', ma quando ai concerti vedo ragazze conciate come me sono contenta

Era il 2014, ai tempi del tormentone Alfonso. Ne è passata di acqua sotto i ponti: oggi è una rockstar e un'icona di stile.

Se mi chiama così mi imbarazzo. Però quando in transenna, ai concerti, vedo ragazze conciate come me sono contenta. Porto in giro la mia testimonianza estetica, lo chignon, l'aria gipsy.

Talento naturale, il suo?

Sono cresciuta in mezzo a stoffe e tessuti, mia madre non era sarta ma per noi cuciva sempre. Penso che è vero, non si giudica dall'aspetto: ma l'abito lancia un messaggio.

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Marcello Junior Dino
Con abito di tulle e stivali, Fendi.

La moda è arte?

Sì e tutto ha un significato, prenda la minigonna: da un lato mi libero dal maschilismo, dall'altro gioco con la seduzione.

Vanitosa?

Ammetto che già da piccola adoravo guardarmi allo specchio, mia madre era disperata! E poi continuavo a pettinarmi i capelli, avrei potuto andare avanti per ore.

La musica invece come è entrata nella sua vita?

Mio padre suonava l'organo e con mia madre, in salotto, cantava a squarciagola Barry White. Amavo stare tra loro, nel centro dell'affetto. Purtroppo mio padre è morto quando avevo nove anni e mamma è rimasta vedova a 38, dopo 20 di matrimonio. È stata una botta terribile, ho capito che le persone possono andare via senza preavviso.

Il che spiega, in parte, l'ordito drammatico dei suoi brani?

Sì, da sempre scrivo canzoni intrise di dolore. Per me senza dolore non può esserci arte. Se ripenso a quando ho scritto certi vecchi pezzi come La scatola blu, rivedo quella ragazza chiusa in una stanza con la sua chitarra e ogni volta piango. Ma sono grata alla mia fragilità: mi tiene anche con i piedi per terra.

Non ha avuto un'infanzia facile.

Sono una persona normale, amo le passeggiate, il gelato, il divano, la coperta. Ma qualcosa mi è rimasto addosso: se la sera mi portano fuori voglio sempre sapere quando torniamo.

Che tipo era, invece, la Levante teenager?

Sono cresciuta preoccupata per mia madre, la vedevo fragile anche se oggi capisco che è stata tostissima. Quindi niente adolescenza ribelle, al massimo un piercing...

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Marcello Junior Dino
Canotta Intimissimi, pants Calvin Klein Jeans Established, cappello Borsalino by Nick Fouquet, bracciale Luna di S\'Agapo.

Da sempre fa molti live. Com'è stare sul palco?

A lungo ho cantato davanti a dieci persone in un club, mi creda, è più faticoso che davanti a mille. Oggi a volte invidio chi non deve salirci. A tratti non so nascondere l'ansia che mi prende alle caviglie... ecco perché prima di ogni concerto mi fisso i piedi. Allo stesso tempo sul palco mi sento protetta.

Domanda secca: cosa conta di più nella sua vita, oggi?

La musica. È il mio luogo felice, come quando da piccola mi creavo un piccolo nido sotto al tavolo in cucina, con una seggiolina. O andavo a sedermi sul balcone, sotto un ombrellino.

E l'amore, invece?

Non ho idealizzato l'amore ma quella cosa del matrimonio bello forse sì. Però non ce l'ho con gli uomini, ne ho incontrati di splendidi, anche cercando il padre che non ho avuto.

E quando canta Pezzo di me con chi ce l'ha?

A parte il gioco di parole, con nessuno in particolare! Semmai sono io che accuso me stessa. Un po' come in Sei il male di me, dove canto «C'ero io tra le tue lacrime».

Nel nuovo singolo, Gesù Cristo sono io, però...

Uso passi biblici per parlare di una donna che subisce violenze: «Tutte le volte che mi hai messo in croce, tutte le volte che sei la regina e sulla testa solo tante spine». I femminicidi mi sconvolgono. E spesso noi donne siamo complici di certi codici, ci vergogniamo di essere vittime, di rivendicare un diritto.

Lei sembra una che non si vergogna, per fortuna.

Vivo da 15 anni a Torino ma in questo sono una siciliana vulcanica. Avverto a tratti il bisogno di placarmi; alla fine però il fuoco mi ha fatto fare cose bellissime.

C'è l'idea di un figlio tra le cose bellissime del futuro?

Un giorno, magari. Non troppo tardi. Mia mamma ne ha fatti quattro cominciando che era ragazzina, e sempre chiamando in causa l'amore.

Qual è il suo vero grande sogno, adesso?

Poter vivere d'arte finché campo.

La sua paura?

Tornare nel posto da cui arrivo, dietro il bancone di un bar. Anche se ero bravissima a fare i cappuccini.

Non succederà.

Sono ottimista e non mi pongo limiti. Una cosa l'ho imparata: se credi che qualcosa possa succedere, poi succede davvero.

Il senso della vita secondo Levante.

È quel che canto senza strumenti, a cappella, alla fine di ogni concerto e che ho tatuato su un polso: abbi cura di te.

(Nella foto d'apertura Levante indossa una camicia di denim scuro con tasche applicate e pants straight-leg, Calvin Klein Jeans Established; styling Camilla Rolla)