A un passo dai 50 anni (a settembre 2017 ne ha compiuti 48) Catherine Zeta Jones appare più bella che mai. Al Mipcom di Cannes, dove è stata ospite il 17 ottobre 2017, è apparsa inguainata in un vestito blu aderente, corto, con la scollatura a barchetta e uno spacco malizioso sul fianco: un look femminile ma di carattere. Esattamente come lei. Intelligente e schietta, Zeta Jones è una di quelle (poche) icone di Hollywood che ha saputo unire famiglia e carriera, ruoli romantici e controversi, orgoglio professionale (più che legittimo) e senso dell'ironia. È stata anche la prima a sdoganare i rapporti con uomini molto più grandi quando ancora non era concesso (ok, si trattava di quel bellone di Michael Douglas ma lei continua a stare con lui anche adesso che il nostro ha oltre 70 anni...). Nel corso della sua carriera ha vinto un Oscar, per il film Chicago, ma questo non l'ha mai resa snob o, men che meno, dipendente dal lavoro: tende a fare poche produzioni, prendendosi anche un anno o due di pausa tra l'una e l'altra. Perché, come ammette la stessa Zeta Jones, lei ha "una famiglia, un marito e una meravigliosa real life". L'anno prossimo, però, l'attrice tornerà in tv, sul canale americano Lifetime, con un ruolo che farà sembrare Pablo Escobar di Narcos un dilettante: nella miniserie Cocaine Godmother, realizzata dal gruppo A+E, si cala nel ruolo (vero) di Griselda Blanco, prima donna a capo del narcotraffico colombiano.

E, così, torna in tv?

Con Cocaine Godmother si è chiuso un cerchio. Pur avendo iniziato a recitare a teatro (a soli nove anni!), per me la vera svolta è arrivata grazie alla televisione. Ricordo ancora come è andata: ero appena arrivata a Hollywood e mi avevano preso per recitare nella versione televisiva di Titanic. La sera in cui la produzione è andata in onda, Steven Spielberg era davanti alla tv: mi ha notata e mi ha chiamata per il film Zorro. Da quel momento la mia vita è cambiata, nel bene e nel male... beh, direi soprattutto in bene!

Ora si cimenta con una figura di donna molto controversa: Griselda Blanco. Cosa l'ha conquistata, di questa donna?

È un personaggio profondamente immorale, con il quale è difficile identificarsi, ma sono certa che avrà una forte presa sul pubblico. Tra l'altro adoro il suo humor nero: pensate che ha chiamato suo figlio Michael Corleone, in onore a Il Padrino! Nessuno sceneggiatore avrebbe mai osato tanto: è uno di quei casi in cui la realtà supera la finzione! Il vero talento di Blanco è stato però quello di riuscire a imporsi in un mondo, come quello del narcotraffico, dominato da soli uomini.

Per interpretare Blanco lei si è sottoposta a una vera e propria metamorfosi. Quanto le è costato?

All'inizio ero preoccupata perché Blanco ha un volto molto particolare: temevo si notassero le differenze. Ho quindi espressamente chiesto di lavorare sulla mia trasformazione fisica: ho preso peso, mi sono imbruttita. Ho lavorato anche sulle movenze: avendo io un passato da ballerina, tendo a muovermi con leggerezza e un po' impettita. Qui invece ho cercato di assumere una posa appesantita, strascicata... quasi da maschiaccio! E, devo confessare, mi è piaciuto: in parte è stato liberatorio!

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Crede che, in generale, l'ambizione sia una qualità che manca a noi donne?

In questo dovremmo imparare dagli uomini: loro non si fanno problemi a mostrare le loro ambizioni, noi invece tendiamo a minimizzare. Le nascondiamo, liquidando i nostri successi con un "Sono stata molto fortunata". Personalmente, sono e voglio essere ambiziosa: sono competitiva sul lavoro, ma anche fuori... quando gioco a golf con mio marito, per esempio, mi impegno per batterlo! Persino a mia figlia ricordo che deve essere ambiziosa.

Non vale insomma il tanto osannato "l'importante è partecipare"?

Macché. A mia figlia ripeto sempre che non deve rinunciare ai propri sogni, ma battersi per raggiungerli: abbiamo una sola vita! Se fallisce, nessun problema: basta rialzarsi e ricominciare tutto da capo, finché non si raggiunge l'obiettivo.

Oggi molte serie tv abbondano di riferimenti e provocazioni volte a contestare la politica di Donal Trump: l'ultimo esempio è stato American horror story: cult. Quanto è utile?

In realtà la politica bipartisan è sempre stata presente nei media e nella tv. Per esempio, mio marito (Michael Douglas, ndr) ha interpretato un presidente degli Stati Uniti e anche se, a telecamere spente, molti non erano d'accordo con le sue idee politiche, hanno comunque amato il suo personaggio. In generale credo che non si possa mai dare un'interpretazione univoca della realtà: per ogni ragione a favore di una scelta politica, ne esistono altrettante a sfavore. Il mondo funziona così e non cambierà mai. Per tale ragione tendo a non accettare ruoli in linea con le mie idee politiche privilegiando invece proprio quei personaggi più lontani da me: credo che esplorare ciò che è distante da noi sia molto stimolante.

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Oltre a lavorare come attrice, lei è anche un'interior designer. Come è nata questa passione?

L'architettura e il design mi affascinano fin da quando ero bambina tanto che, se non avessi fatto l'attrice, probabilmente oggi sarei una interior designer.

C'è chi teme che, di questo passo, possa abbandonare Hollywood...

I fan non devono preoccuparsi che io smetta di recitare, anzi dovrebbero essere felici che, anziché interpretare un film o una serie tv che poi si rivela orrenda, io mi dedichi a qualcosa di bello. Sono riuscita a trasformare la mia passione in un business, è vero, ma lo coltivo nei momenti in cui non sono sul set.

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